Cantoni il volontario. Garibaldi Giuseppe
corsiero, il cavaliere non iscorge i tuoi fianchi insanguinati, non la bocca spumante.—Via! benchè fedele, coraggioso ed amato, egli a te non pensa.—Per la prima volta, incaricato d'importante missione, egli a te non pensa, ma compierla e sollecitamente. Soffi pure la bora e fiocchi la neve, più che dal mantello, coperto da' suoi quindici anni il cavaliere divora la via, e giunge finalmente alla porta dell'osteria delle Filigari.
«Alto!» grida una sentinella, situata alla porta, ove un fuoco continuamente ravvivato supplivagli ai panni estivi ond'era coperto.—E quella voce dall'alto pronunziata con molta energia era tutto quanto di militare poteva discernersi in quella poco militare caserma.
E veramente, chi gridava «alto!» colla stessa boria d'un veterano d'un principe, era vestito in borghese con pantaloni di tela, giacchetta di brunella ed un cappello di paglia.—Tuttociò componea l'uniforme, per fortuna però l'oste, che la facea da intendente generale, avevagli prestato una delle sue coperte, che serviva di mantello al volontario, cui toccava fare la guardia.
«Alto! Alto!» urlava quel dal cappello di paglia, vedendo come colui che giungeva poco caso facesse della sua consegna.—Gettata via la coperta, e dato di mano ad un forcone di legno che si trovava dietro la porta, lo presentò al muso del cavallo, che diede un salto indietro.
Qui successe un baccano.—Cantoni, rinvenuto dalla distrazione de' suoi pensieri, e vedendosi davanti quel coso in cappello di paglia in tale notte che facea da militare, diede in uno scoppio tale di risa da svegliare quanti si trovavano dormendo nell'osteria.
Franchi—poichè la sentinella altro non era che il nostro bresciano Martino Franchi—indispettito dalle risa del nuovo arrivato era lì lì per forarlo col suo tridente—e con quelle bagatelle di braccia il nostro eroe stava fresco.
Per fortuna, alle risa dell'uno ed al chiasso dell'altro venne fuori dall'osteria una mano di Volontari che s'interpose tra il robusto Martino ed il suo giovine competitore. Cantoni profittò della calma, saltò da cavallo, dimandò del capo, a cui vi fu condotto, e rimise nelle sue mani un piego, ch'era stato il motivo della sua notturna cavalcata.
«Bravi! esclamò il Comandante. Questi Bolognesi sono un gran valoroso popolo! E se tutte le città italiane imitassero Bologna, l'Italia sarebbe presto al suo posto tra le Nazioni, e non ludibrio d'ogni mercenario straniero.»
«E l'hai proprio veduto penzolar dal balcone quel Latour, generale del
Papa?
«Per Dio! rispose Cantoni, l'ho veduto io stesso, e con queste mani aiutato da un pugno di bravi giovinotti esso avrebbe capitombolato da un balcone del palazzo di città, in un modo da consolar l'anima del povero oppresso popolo. Ma quel brav'uomo di padre Gavazzi—sempre generoso, quanto è buon patriota—dopo d'aver suscitato il popolo con la sua fulminante eloquenza, si oppose alla realizzazione del volo che si volea far spiccare al vecchio mercenario della Negromanzia.
«Ebbe però bisogno di faticar molto ed impiegare tutta l'erculea sua forza per istrapparci la nostra preda.
Il Comandante dei Volontari osservava con compiacenza il bellissimo e robusto romagnolo mentre favellava, e sorridendo pensava:—Ecco la stoffa con cui senza dubbio, si formavano le antiche Legioni di Roma, che in tempi, ove la forza del braccio era tutto, passeggiarono sulla superficie del globo domando le più fiere nazioni!
Oh! i preti soli eran capaci di ridurre quel grandissimo popolo all'infimo della scala umana… Fortuna che alcun rampollo della stirpe antica, germoglia sempre dal seno di questa vecchia matrona, per ricordare ch'essa fu terra di Grandi!
CAPITOLO III.
L'INGRESSO.
Ainsi qua le tyran,
L'esclave est un impie, rebelle à la Divinité!
(CHENIER.)
Da quanto si disse si comprende essere stata la missione del nostro Cantoni quella di portare un dispaccio al Comandante dei Volontari, per ragguagliarlo di quant'era succeduto a Bologna e chiamarlo co' suoi militi in quella città.
E veramente il coraggioso popolo dell'8 agosto¹ sapendo trovarsi i militi di Montevideo alle Filigari, tumultuò, recossi al Palazzo di città e dopo d'aver minacciato il generale pontificio Latour di precipitarlo dal balcone, ottenne la chiamata in città dei fratelli relegati nelle nevi dell'Apennino e destituiti d'ogni più bisognevole di vitto e di vestiario.
¹ L'8 Agosto 1848 i Bolognesi cacciarono gli Austriaci da la loro città con eroismo sorprendente.
E n'era ben tempo. I pochi fondi, che individualmente possedevano i volontari, erano stati raccolti in massa, con mutuo consenso per la sussistenza comune, ed esausti.—L'imperversante stagione anticipava i rigori, e già non solo un palmo di neve inargentava le vette dei monti ma minacciava coprire la pianura. E con quella bagatella di panni da state—che per la maggior parte vestivano i volontari—v'era proprio da star freschi. Ma il SS. Padre, amorosissimo dei Cristiani, aveva ordinato che quella parte del suo gregge, non entrasse sul sacro territorio suo, e ciò dovea bastare.
Avanzo di cento pugne e penetrati della santa missione di redimere l'Italia dall'impostura e dalla tirannide, que' pochi avanzi di Luino e di Morazzone¹ erano veramente formidabili alla negromanzia.—L'Italia dal suo canto capiva sin d'allora che tra questi campioni del diritto e dell'onor italiano ed il prete, era questione di vita e di morte, e che se il disonesto deve finalmente soggiacere sotto la sferza della vera morale dei liberi, quella cloaca del Vaticano dev'essere finalmente purgata.
¹ Terre di Lombardia ove accaddero gli ultimi combattimenti di Garibaldi e de' suoi nella ritirata del 1848.
La maggior parte degli ufficiali appartenevano alla schiera dei prodi venuti da Montevideo, ove avevan lasciato bella fama di loro e fregiato il nome italiano con imperituro decoro.
Ove son essi i Settantatre Argonauti che traversaron l'Oceano per portar all'Italia non i loro tesori, ch'essi eran poveri, ma le loro destre, onorevolmente incallite nelle battaglie del Nuovo Mondo per la libertà delle Nazioni?
Ove son essi? Dimandatelo al bifolco romano quando ei rintuzza la punta del vomero nei teschi che imbiancano le zolle del suo campo, od al Ciociaro¹ quando bestemmia per gl'inciampi che il suo cavallo trova ad ogni passo sul vecchio Gianicolo! Le loro ossa?… Son seminate sulla Via Scellerata e non un sasso sorge sulla sepoltura di quei valorosi! Non un segno che mostri al passaggiero e che le distingua dall'infinita canaglia che germogliò e si spense sulla terra dei Cincinnati da circa diciotto secoli!
¹ Ciociaro—Pastore a cavallo.
Frattanto, Italia, sullo stesso sito ove giacciono calpestate ed insepolte le ossa dei tuoi prodi, il tuo vampiro, il tuo mal genio, il vituperevole prete innalza monumenti all'immorale schifoso mercenario che ti deturpa, santifica i carnefici, canta Te Deum alle sue orgie di menzogne e di sangue!
E peggio ancora! Tu, meretrice fracida di prostituzione, ogni giorno vai a inginocchiarti ai piedi d'uno di questi assassini de' tuoi figli!!!
Sì! Montaldi, Masina, Daverio, Ramorino e tanti superbi e prodissimi figli di tutte le provincie Italiane, giacciono senza sepoltura sulla terra sventurata dei portenti e delle maledizioni!
È pur bello, massime per gli amanti di spettacoli, un ingresso in città italiana fra gli applausi della moltitudine e i nembi di fiori che oscurano ed imbalsano l'atmosfera!
In Bologna però—nell'ottobre del 48,—i fiori erano scarsi, ed al diffetto supplivano le bellissime figlie di Felsina collo sventolare dei candidi fazzoletti, e coi fervidi tramandati baci con cui esse beavano gli arditi e poverissimi Volontari—gli stessi che dovevan poi veder le spalle degli Imperiali Soldati del Papa, ma finire gloriosamente sotto le mura di Roma—grazie all'indifferenza di questo nostro popolo, sin ora almeno molto esaltato a scialaquare spettacoli e dimostrazioni, ma parco e restìo nell'aiutare i