Mia. Memini

Mia - Memini


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d'una devozione che armonizzava colla sua fine e provata scienza del mondo. Senza avere molto spirito, la Duchessa aveva quello della sua età; adorava suo figlio, non lo seccava mai; viveva in una stretta, ma decorosa economia. Era modesta, umile, semplice assai nei modi, di quella semplicità queta e in fondo orgogliosissima, del più delle dame piemontesi.

      Giorno e notte pensava al maggior bene di Giuliano. Aveva avuto un immenso dispiacere, ed era quello di vederlo avvinto nei lacci di quella sirena del Nord. S'era consolata un pochino, però, pensando che quella sconsigliata, priva del divino aiuto, era una Zorodoff, figlia d'un ciambellano alla Corte imperiale di Russia, e aveva sposato un barone Dornelli di S. Maurizio. Giacchè, pur troppo.... si sa.... la gioventù eh!...—qui la Duchessa metteva un gran sospiro.—Meglio così, insomma, che peggio ancora, ecco.

      E Dio l'avrebbe esaudita certamente un giorno o l'altro, facendo cessare quella triste cosa, e ispirando a Giuliano il pensiero di prender moglie. E pregava di cuore; il che non le impediva di darsi d'attorno perchè, nel caso d'un pronto esaudimento, non si sa mai, la buona volontà di Giuliano non avesse a cogliere lei sprovveduta.

      Giuliano era sopra pensiero. Le cose non andavano a modo suo, e l'intendente di casa gli aveva presentato un certo quadro, il cui ricordo non lo ricreava punto. Era stato al corso, e aveva veduta la Baronessa in un landau nuovo, stupendo, con una toilette splendida, e un mezzo sorriso amabile, che gli aveva fatto un certo effetto molto stizzoso. Egli era bensì andato a fare una lunga sosta alla portiera della contessa Zeta, ma la contessa Zeta l'aveva annoiato un pochino, e a fianco del landau della Baronessa, aveva veduto il Viscontino a cavallo.... Poi, come se non bastasse, lì nel salottino c'era un odore di baccalà, che lo irritava al sommo.

      —Che profumo!—disse languidamente a sua madre, recandosi alle nari il fazzoletto coll'orlo ricamato a colori vivaci.

      —È venerdì!—osservò umilmente la contessa.

      Il male era che la cucina in quel quartierino ristretto si trovava a due passi dalla sala. E in corte, nello scuderie vuote, profanate, la sega andava in su o in giù stridendo allegramente.

      Giuliano contemplò a lungo la pietra del suo anello, un occhio di gatto cinto da nitidissimi brillantini.

      La Duchessa pareva contare i punti del suo lavoro in lana, ma il cuore, presago, le batteva, e le sue labbra fino sussurravano qualche cosa all'indirizzo di Nossgnôr!

      Giuliano accese la sigaretta e disse placidamente:

      —Dov'è?...

      La Duchessa attonita alzò gli occhi.—Cosa?—E poi, siccome un animo l'avvertiva, soggiunse sorridendo:—Chi?

      —Chi? (che orrore di sigaretta!) Dico; questa sposina, quando capita?

      La Duchessa sentì un gran rimescolìo. Ma frenò la sua gioia. Sapeva che Giuliano non amava nè le scene, nè le spiegazioni. Con voce un po' tremante, con un pensiero d'accesa gratitudine verso Dio, rispose soltanto;

      —C'è....

      —Uhm!—borbottò Giuliano. E siccome era un magnanimo gentiluomo, chiese anzitutto:

      —Bella?

      La Duchessa ebbe un sorriso contento, e chinò il capo.

      —Ricca?

      La Duchessa alzò il capo.

      —Tre milioni—susurrò poi con dolcezza infinita, assaporando lentamente la frase.

      Giuliano guardò sua madre sul serio. L'aveva sempre stimata, ma ora una specie di languida venerazione sorgeva nel suo animo.

      —Ah! ho capito. La figlia d'un banchiere ebreo.

      Diceva così per celia, sapendo a che punto sua madre fosse inesorabile per tutto ciò che avrebbe potuto urtare le loro tradizioni, l'alterigia calma e serena che un lungo ordine di antenati aveva loro trasmessa. La Duchessa ebbe una frase laconica:

      —Corona chiusa!

      Giuliano si gingillò un poco, curiosando nella scatola da lavoro.

      —Mia cara mamma, tu possiedi dello forbici impossibili.... Quanti anni abbiamo?

      —Diciotto; ed è tuttora in convento.

      —Un'educazione da farsi, nevvero? Ingenua molto? A meno che.... qualche volta sono sveglie, sai, queste educande, sveglie davvero. Mi ricordo, anni fa, in un convento di monachine....

      —Oh! Giuliano,—interruppe la vecchia,—che discorsi! Invece di ringraziar Dio!

      —Sì.... proprio!... credi che sia un gran divertimento il prender moglie, rinunziare alla propria libertà per sposare una sciocchina qualunque, che non ha mai visto niente in vita sua e alla quale bisogna far da precettore.... mentre.... è così facile....

      —Trovar qualcuno che insegni a noi.... nevvero, Giuliano?

      La Duchessa aveva qualche volta, colla sua aria umile, di queste e simili sortite. Giudiano ebbe per un momento l'idea di montar sulle furie.... ma così, dopo desinare, non andava fatto. Sorrise soltanto, e senza guardar sua madre:

      —Già.... continuò.... quasi quasi...: è più facile e più piacevole.... Dunque?

      La Duchessa si sgomentò e bruciò le sue navi.

      —Quando la vuoi vedere?

      —Chi?

      —Lei.

      —La mia maestra?

      —Giuliano!—mormorò angosciosamente la Duchessa, colla voce piena di lagrime.

      Egli si mise a ridere.... dondolandosi sulla seggiola.... E la Duchessa cominciò a ragionare.... a pregare.... a spiegare.

      —Sarei così contenta.... chiuderei gli occhi in pace!—La povera donna era quasi eloquente. E l'odor di baccalà intanto penetrava, intollerabile, nel salotto.

      «Il primo piano per lei,» pensava pacatamente Giuliano; «la mia garçonnière, al secondo.... la mamma avrebbe per sè sola questo appartamento.»

      —Oh Giuliano—continuava la madre....—credimi, fuori dell'ordine morale non esiste vera felicità.... Ed è orfana, per cui, capisci.... il capitale subito, e una gran tenuta in Lombardia. Un carattere adorabile, ti assicuro. Ci sono anche i brillanti di casa. E pensa un poco, figlio mio, quando sarai vecchio, che consolazione aver la tua famiglia!

      —Già, un monte di biricchini che non vogliono studiare, o di ragazzacci che fanno debiti.

      Era veramente perplesso. Gli seccava di prendersi la briga di decidere.

      Abbasso in corte, la sega canzonava, col suo aspro gemito irritante. La sala diventava buia nel tramonto primaverile. La pendola suonò le otto con una voce strana uggiosa, colla voce di una pendola che non è più di moda. L'ultimo raggio del sole entrava di sbieco dalla finestra, e cadeva sul velluto scolorito, ammaccato d'una poltrona zoppa.

      Giuliano mise un sospiro lungo lungo, il sospiro d'un uomo che fa una fatica enorme.

      —Per farti piacere....—disse poi dolcemente a sua madre.—Ma sai che amo le cose spiccie.

      La Duchessa trattenne un grido di trionfo, e s'alzò.—Oh! Giuliano, Giuliano.—Non voleva piangere, ma si mise a piangere, ciò non ostante.

      Le vecchie hanno facile il pianto e la Duchessa evitava con ogni possa di tradire sè stessa in quel modo, davanti a Giuliano, che in questi casi soleva prendere con aria grave il suo cappello e si ritirava un tantino più frettolosamente del solito. Ma stavolta.... ah stavolta non seppe proprio trattenersi. Ecco, era la Madonna della Consolata, lei per l'appunto. Certo, un cuor d'oro.... lo comanderebbe subito.... a Canavero.

      Giuliano non se ne andò. Ora che aveva fatto quell'immane sforzo, era contento. Sì! era contento di fare una fine; e poi era contento anche di sè stesso per aver data quella consolazione alla sua povera mamma. Oh!


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