Tempeste. Ada Negri

Tempeste - Ada Negri


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profonda caverna diventa una fornace.

      Morti e morenti ammucchiansi; si sfasciano le travi;

      Son ruggiti di belva giù in fondo ai ciechi scavi,

      Son castelli di fiamme, son rimbombi di frane,

      È l'inferno che s'apre su quelle teste umane.

      Ma soccomber non vogliono i vivi ancora!... avvinto

      È il lor corpo a la vita con delirio d'istinto.

      E corrono per gli antri, disfatti, scamiciati,

      Come dèmoni erranti per abissi infocati,

      Con le bluse a brandelli, con l'orbite schizzanti:

      S'arrampicano ai muri, convulsi, sanguinanti,

      Volendo l'aria, l'aria!... la gaiezza del sole,

      La libertà dei venti, il verde delle aiuole,

      Dei magnifici azzurri la purezza infinita,

      Tutto ciò che è respiro, che è vita, vita, vita!...

      Oh, quella vita schiava trascinata nell'ombra,

      Trascinata nei pozzi che fumo o polve ingombra,

      Quella vita inumana, senza raggio nè fiore,

      Quella vita di cieco, quella vita d'orrore,

      Essi adesso la vogliono, la vogliono!... E le mani

      S'aggrappano a le rocce con movimenti insani

      Le bocche cercan aria ed ingoiano fumo:

      La terra nera è fatta di sangue e polve un grumo:

      Tutto cade e si sfascia, tutto è morte e maceria

      Dovunque è la terribile follia de la materia:

      La fiamma scende e sale, e folleggia e gavazza,

      E sul carnaio infame divampando sghignazza.

      D'odio omicida è fatta: e stride a le ruine

      Con rabbia insazïata di vincitrice: fine.

      *

      .... Tutto passò.—Domani, a cento a cento,

      Saran portati al sole, informi e muti,

      Con tumulti d'angoscia e di spavento

      I resti dei caduti:

      Su le membra staccate e fumiganti

      Imprimeran lo stigma del dolore

      Mille bocche febbrili e singhiozzanti,

      Mille bocche d'amore.

      Poi, gettata sui carri a la rinfusa,

      Fra spiegate bandiere e veli bruni,

      La turba funeral sarà rinchiusa

      Ne le fosse comuni:

      Poi, su le fosse, calerà l'oblìo.

      Splendide rose e pallidi giacinti

      Sorgeran come al bacio d'un Iddio

      Dai corpi degli estinti;

      E steli e spiche di robuste messi

      D'umani succhi turgide e superbe;

      E nel verde dei mirti e dei cipressi,

      Ne l'umidor dell'erbe,

      Ne l'innocente palpitar dell'ale.

      Ne l'ampia folla libera e serena

      L'onda rifluirà calda e vitale

      De la gioia terrena.

      .... Ma i figliuoli dei morti, oh, triste, inane

      Gente!... cresciuti a stenti ed a squallori,

      Diventeranno per un soldo e un pane

      Anch'essi minatori.

      E ad uno ad uno scenderan nell'ombra:

      E forse un giorno, dentro i negri scavi

      Ne la caverna smisurata e ingombra.

      Al suon di colpi gravi,

      Inciamperan ne l'ossa d'un parente.

      Al subito tremor d'intima guerra

      Si curveran le fronti, e sordamente

      Cadran le picche a terra.

      .... O razza, o razza conculcata e ignava;

      Cui nulla giova l'esser bella e forte,

      Se null'altro sai far che darti schiava.

      Meglio per te la morte!...

      Viva l'incendio che bruciando annienta

      Le tue lacere vesti e la tua fame,

      Viva l'incendio che all'ignoto avventa

      Le tue viscere grame;

      Che, per un'ora almen, su te raccende

      La sterile pietà di chi non soffre,

      Che fatica e dolor, tutto ti prende,

      E pace e sonno t'offre!...

      Viva l'incendio che al felice, assiso

      Di fronte al sole, urlando va: Ti desta:

      De' tuoi sogni d'amor lascia il sorriso,

      Lascia le sale in festa:

      Scopriti il capo: al suolo, al suol reclina

      Le tremanti ginocchia e il volto smorto:

      Sul lavor, tra le fiamme e la ruina,

      Il tuo fratello è morto!...

      [pg!21]

       Indice

      Lettera bianca con suggello nero

      Venuta da lontano,

      Le cittadi attraversa e l'Oceàno.

      Fatta d'ali così, come il pensiero.

      Le bisbigliano i flutti ampii del mare

      «Forse a un amor distrutto

      È velo e tomba il tuo suggel di lutto?»

      .... Ella tace e prosegue il muto errare.

      Le ripeton le voci alte dei venti:

      «Rechi gioia o sconforto,

      Bacio di vivo o tetro odor di morto?...»

      Ella risa non ha, non ha lamenti.

      E via e via, per monte e per pianura,

      Vïaggia notte e giorno,

      Fatato augel che non avrà ritorno,

      Brano d'alma lanciato a la ventura:

      Ma niun le invola il suo mister profondo.

      Chi sa?... forse è l'orrore

      D'un addio: l'affannoso urlo d'un core,

      Il soave pallor d'un riccio biondo:

      Goccia di sangue giovane, stillato

      Da una ferita aperta:

      Pianto o preghiera d'anima diserta

      Che soffre e sconta senza aver peccato.

      .... E va, e va, e giunge.—Ne la bruma,

      Col freddo, su la sera,

      Giunge


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