Il Parlamento Nazionale Napoletano per gli anni 1820 e 1821: memorie e documenti. Autori vari

Il Parlamento Nazionale Napoletano per gli anni 1820 e 1821: memorie e documenti - Autori vari


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il Re! Viva la Costituzione[5].

      Però i torbidi ricominciarono piú furiosi nella stessa giornata per la lettera scritta dal Re al figliuolo, duca di Calabria, colla quale deponeva nelle sue mani l'autorità regia, dichiarandosi infermo, e per l'editto al popolo in cui s'annunziava la medesima cosa[6].

      Col cadere del giorno le grida aumentarono sí che nella reggia ne furono spaventati, ed il duca, vicario generale, invitò (l'invito diceva: comunque vestiti, tanta era la paura) pochi fidi generali ed alcuni antichi consiglieri, e disse loro di tentare di porre argine in un modo qualsiasi al movimento. Dopo molto discutere prò e contro si venne a conchiudere nel decreto che riporto integralmente:

      

      La Costituzione del regno delle Due Sicilie sarà la stessa adottata per il regno della Spagna nel 1812 e sanzionata da S. M. Cattolica nel marzo di quest'anno corrente, salvo le modificazioni che la rappresentanza nazionale, costituzionalmente convocata, crederà di proporci per adattarla alle circostanze particolari dei reali dominii.

      Francesco, Vicario

      Questo però non bastò, perché il popolo diceva che il decreto doveva essere firmato dal Re; e di qui nuovi tumulti sino a che lo stesso decreto ricomparve firmato da Ferdinando di Borbone.

      Le cose allora cambiarono d'aspetto: tornò la calma e l'allegrezza; la sera tutti gli edifizi di Toledo furono illuminati. Piú ricca d'ogni altra riuscí l'illuminazione nel palazzo del Nunzio Apostolico al largo della Carità.

      Il giorno 9 l'esercito costituzionale comandato dal tenente generale Guglielmo Pepe[7] fece il suo solenne ingresso nella capitale e la sera nel reale teatro San Carlo si rappresentò Solimano secondo e Gli amanti alla presenza del Vicario generale, della principessa e del principe di Salerno. Erano presenti allo spettacolo anche il principe di Danimarca ed il principe di Benthneim. Quel giorno fu vista la nuova bandiera tricolore: rosso, nero ed azzurro[8].

      I nuovi ministri furono: il conte Zurlo, il conte Ricciardi, il duca di Campochiaro, il generale Carascosa, il cav. Macedonio e Ruggero Settimo, parte designati dal Re, in parte imposti dal campo di Monteforte.

      Con decreto del giorno nove fu creata una giunta provvisoria di quindici persone che dovevano essere consultati dal Vicario e dal governo fino all'installazione del Parlamento, e l'incarico di formare detta giunta fu dato al tenente generale Giuseppe Parisi, al cavaliere Melchiorre Delfico, al tenente generale Florestano Pepe, al barone Davide Whinspeare ed al cavaliere Giacinto Martucci.

      La lista fu presentata e sulle venti persone proposte il Vicario scelse le seguenti: monsignor Cardosa vescovo di Cassano, il duca di Gallo, il procuratore generale della Suprema corte di giustizia Troysi, l'avvocato generale della stessa Felice Parrilli, il giudice della Gran corte civile di Napoli Angelo Abbatemarco, il colonnello Ferdinando Visconti, il colonnello di cavalleria Giovanni Russo[9], tutti Napoletani; il tenente generale Fardella, il principe di Camporeale ed il capitano di vascello Staiti, di Sicilia.

      Fu fissato il giorno tredici[10] di luglio per la cerimonia del giuramento che ebbe luogo nella cappella privata di Palazzo Reale alle undici di mattina.

      Il re aveva alla dritta[11] il duca di Calabria principe ereditario ed a sinistra il principe don Leopoldo di Salerno. Dietro si collocarono i ministri, il generale in capo dell'armata costituzionale Guglielmo Pepe ed i capi di Corte. Il cappellano maggiore, don Gabriele Maria Gravina arcivescovo di Melitene, era vicino all'altare. Il re, dopo di aver ricevuto dal presidente e da tutti i membri della giunta gli omaggi secondo l'etichetta di Corte, dichiarò che intendeva mandare ad effetto la sua ferma risoluzione di giurare l'osservanza della Costituzione; quindi avverti la giunta di avvicinarsi all'altare, disse al cappellano maggiore di presentargli i libri santi e pronunziò il seguente giuramento:

      Io, Ferdinando di Borbone per la grazia di Dio e per la costituzione della Monarchia Napoletana, re, col nome di Ferdinando I, del regno delle due Sicilie, giuro in nome di Dio e sopra i Santi Evangeli che difenderò e conserverò....... (seguivano le basi ordinarie della costituzione). Se operassi contra il mio giuramento e centro qualunque articolo di esso non dovrò essere ubbidito, ed ogni operazione con cui vi contravvenissi sarà nulla e di nessun valore. Cosí facendo, Iddio mi aiuti e mi protegga; altrimenti me ne domandi conto.

      Il giuramento profferito era scritto; finito di leggerlo il re alzò gli occhi al cielo, li fissò alla croce e spontaneamente aggiunse:

      Onnipotente Iddio che collo sguardo infinito leggi nell'anima e nell'avvenire, se io mentisco o se dovrò mancare al giuramento, tu in questo istante dirigi sopra il mio capo i fulmini delle tue vendette.

      Giurarono i figliuoli, dopo, ed immediatamente tutti gli altri; e il Pepe racconta:

      

      Si avvicinò a me, che per debita modestia tenevami lungi fra gli ultimi, e mi disse col volto bagnato di lagrime: «Credimi, generale, questa volta ho giurato dal fondo del cuore»[12].

      La sera vi fu spettacolo e grande illuminazione. A San Carlo fu rappresentato Khoa-Kang, la donna del lago; al Teatro Nuovo: La giardiniera abruzzese; al San Carlino: Le cantanti ed alla Fenice L'impostore[13].

      Data la Costituzione, giuratala cosí solennemente, bisognava dar principio alle nuove riforme ed ai novelli ordinamenti, e cosí infatti si fece, col decretare le elezioni dei deputati al Parlamento Nazionale[14].

       * * *

      Ecco il decreto col quale si davano le norme per le elezioni:

      Ferdinando I.

      Per la grazia di Dio e per la costituzione della Monarchia Re del regno delle due Sicilie, re di Gerusalemme, ecc.: Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza, Castro, ecc.: Gran principe ereditario di Toscana, ecc. ecc.

      

       Noi, Francesco duca di Calabria principe ereditario e vicario generale.

      Intesa la Giunta provvisoria consultiva di governo abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue:

      Art. 1. Il Parlamento nazionale per gli anni 1820 e 1821 si convoca secondo il prescritto degli articoli 104 e 108 al Capitolo VI Titolo III della Costituzione Spagnuola, adottata per lo regno delle due Sicilie.

      Sarà convocato in Napoli.

      Art. 2. A tale effetto si procederà alle elezioni conformemente a quanto ordina la Costituzione nei Capitoli I-V del Titolo III e secondo la forma che qui si prescrive.

      Art. 3. Per questa prima volta l'apertura delle sessioni del Parlamento avrà luogo nel dí primo d'ottobre del corrente anno.

      Art. 4. Attesa l'urgenza delle convocazioni del Parlamento non saranno per questa volta osservati gli intervalli stabiliti dalla Costituzione tra le Giunte parrocchiali, distrettuali e provinciali. Le parrocchiali si uniranno nella domenica 20 d'agosto, le distrettuali nella domenica 27 del suddetto mese d'agosto, e le provinciali nella domenica 3 di settembre; procedendosi in tutte conformemente alle istruzioni che accompagnano il seguente decreto.

      Art. 5. Verificate le elezioni dei deputati, dovranno questi trovarsi nella città di Napoli dieci giorni innanzi l'apertura del Parlamento.

      Art. 6. I deputati, nell'arrivare, assisteranno il Segretario di Stato ministro degli affari interni, onde far registrare i loro nomi e quello della provincia che gli ha eletti, come dovrebbesi praticare, se esistesse la deputazione permanente del Parlamento, in virtú dell'articolo III della Costituzione. Il Segretario di Stato farà comunicazione di tutto alla Giunta provvisoria consultiva di governo.

      

      Art. 7. I deputati dovranno portare le ampie facoltà degli elettori, secondo la formola inserita nelle istruzioni che accompagnano il presente decreto.

      Art. 8. Non esistendo la deputazione permanente che deve presiedere le Giunte preparatorie del Parlamento, e raccorre i nomi dei deputati, i deputati per supplire a tale mancanza si uniranno il dí 22 settembre


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