Storia di un'anima. Ambrogio Bazzero

Storia di un'anima - Ambrogio Bazzero


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freddoloso e mesto. Ogni anno di questi dì faccio una ben triste resa di conti:—delusioni si aggiungono a delusioni. I volgari non si accorgono mai delle foglie che cadono, tu piangi: e la baraonda prosegue. Tu sorridi: oh veramente ci fosse Dio e vedesse e almeno lui apprezzasse questi sorrisi!

      —Qualcosa c'è che non si soggioga a cifre: qualcosa c'è che rende uggiosi i libri dei filosofi: qualcosa c'è che consola i soli, gli abbandonati, i poveri, i poeti!—Oggi bisognerebbe tutto domandare ai medici materialisti. Io domando troppo a me stesso.

       Indice

      Lunedì, 31 dicembre.

      Mancano tre ore e l'anno sarà finito. Ho qui sul tavolo tutte le mie memorie. E voglio scrivere. Scrivendo imito il carattere di Lidia, Che cosa voglio scrivere? Nulla di ordinato. Incomincio col rileggere le mie annotazioni del settembre 1876, poi voglio leggere il mio portafogli co' miei sogni di artista (1873-1874-1875): poi la mia lettera a Lidia: poi la sua a me….

      Oggi si chiude un anno, un tristissimo anno. Colle speranze, coi ricordi, colle illusioni. Ella mi appartiene quasi, fino all'ultimo minuto di questo anno; domani si apre un anno nuovo, un anno che sarà importante per lei: sento che mi sfugge sempre più, che non è…. che non sarà mai più mia!…(5) Mio Dio, rendila felice!—Io mi illudo sempre nel mio dolore: rileggo la sua lettera, ribacio il suo ritratto, sento nell'animo la sua voce, e sono superbo, contento, felice, ma sogno, sogno: la verità non è ancora entrata nel mio cuore, io non sono persuaso che non la vedrò più! che non ho più diritto a pensare a lei!… Anno tristo, la mia vita è spezzata. Io ero nato per l'amore, per la donna, per la casa, per le sere tranquille, per un bambino, per sperare, per sentire la famiglia a benedire tutte le mie febbri, le mie aspirazioni, le mie malattie: e invece? Io vedo dinnanzi a me giorni e giorni e anni e anni che passeranno, solo conforto: che passeranno…. senza più ambizione di un nome, senza desiderio di una donna, senza coscienza di un'anima, e sempre più col bisogno di una donna! Non voglio più scrivere. Nè so scrivere. Mi inginocchio e prego il suo Dio, quello che ella pregherà per me:—Dio, ho bisogno dì credere! io mi sento buono! io mi sento il cuore!

      Quando pensavo a lei, sentivo la fede e Dio! quando mi sentivo squallido e senza speranze, pensavo al suicidio, quasi come a un candido sogno! quando vedevo dei luoghi ameni: dicevo—qui non c'è lei!—quando vedevo delle fanciulle mi sentivo l'anima innondata di pace! quando vedevo dei bimbi, mi venivano le lagrime agli occhi! Mio Dio, al mio corpo nervoso, cupido, febbrile ho negato gli amplessi della femmina nuda; ho impazzito pensando alle voluttà: ho combattuto battaglie ridicole pel mondo, ma supreme e gloriose per chi vuol avere nel pensiero suo il pensiero d'una vergine; mio Dio, il suo ricordo era per me il ricordo di una tua vergine: la sua lettera l'ho letta in un santuario, guardando la bionda testina di due de' tuoi angioli! Guardami! Dimmi tu che non sono ridicolo, amando ancora! Che non lo fui amando in passato! Tu hai detto:—Siate fratelli e sorelle—e non hai detto che gli stranieri, i poveri, gli sventurati non possano fra loro essere fratelli e sorelle. Dinnanzi a mio padre, a mia madre, ai miei amici non ho saputo dire:—Ella è straniera! Ella non ha dote! Ella mangia il pane altrui!—sarebbe stato un delitto di leso decoro questo mio detto. Io fui così fiacco da non parlare, da non combattere parenti e amici e mondo: io tacqui! e sperai in te e in lei!… Mio Dio! Quanti a quest'ora si apparecchiano a godere gli ultimi momenti dell'anno! Io sono ginocchioni, io prego, io voglio pregare, io piango, io sono solo! io non so sperare, nè domandarti per me alcuna cosa per l'anno nuovo!! No, no, che importa a me di quello che mi accadrà? Ma io voglio pregare, voglio sorridere, voglio piangere per lei! Mio Dio:—rendila felice, e fa che ella si ricordi di me e che io sappia qualcosa di lei!

      Rileggo i libri delle mie Confidenze. Oh! come sono belle e tranquille! Rileggo le pagine della malattia di Lina e le invocazioni ad Ermanna! Povero mio cuore!… Mio Dio, ti supplico, rendila felice.

      Domenica, 27 gennaio.—È una giornata chiara, bella, calduccia. Tutti passeggiano. La si crede una prima festa di primavera. Io sono tanto tristo! Ho aperto le finestre: e mi vengono tutte le memorie della mia convalescenza. Poveri giorni di languide speranze! Giorni in cui mi pareva sempre di sentire l'odore di ghiaia umida misto all'odore delle violette: mi pareva di vedere uno dei viali del giardino non suo un viale che termina a un gruppo di pini dal cortice odoroso…. Oh mesti crepuscoli di Limbiate!—Io non so scrivere ordinatamente.—Ho taciuto tanto. Mi piacerebbe avere qui tante e tante memorie scritte: le rileggerei ora e le troverei belle! Come mi paiono belle queste poche! Eppure in vacanza non ho saputo scrivere: scrivendo mi pareva di rendere troppo concreto il mio dolore, di studiarlo troppo, mi sforzavo a essere indifferente. Quello che di dolorosissimo ho scritto l'ho scritto per Bianchi. Ho perdute le lagrime di quei dì. Vorrei ch'egli mi restituisse le mie lettere. Mi pento gravemente di essermi tanto confidato con lui. Mi capisce? Può capire chi non ha il mio ingegno? Chi non ebbe i miei entusiasmi? Chi non ebbe il mio cuore! Ridicolaggini! Ma io mi sentii potente ed ebbi un giorno delle audacie e una tal coscienza di me, che mi dovetti dire:—Oh sante le mie febbri che mi distinguono dalla folla intorno a me.

      In questi giorni mi tornano alla mente i miei auguri per lei. Voglio pensare alla sua felicità. Ella apparecchierà la sua veste bianca! Ella gli scriverà quei mille nonnulla così graziosi, così cari, così confidenti! L'oubli seul sépare! E il mio pensiero?

      O mio tranquillo cimitero di Limbiate, ti amo! O miei boschi! o pini!—Purchè io sia tra voi o mi imagini di essere tra voi, il mio cuore si esalta, l'anima mia diventa buona, e nelle speranze di un di e nelle delusioni d'oggi, il mio desiderio è desiderio di pace e di amore, il mio ingegno si sveglia e mi tormenta e mi fa delirare sempre inconcreto, sempre senza via, sempre senza certezza di scopo. O mio cimitero! Ti vedevo tutti i giorni quando pensavo all'amore! Ti ricordo ogni volta che qualche amico ride o qualche femmina sogghigna!—Come si amano i propri dolori!—Il cimitero vecchio non serve più per le tumulazioni: ebbene amo già il nuovo, perchè presento che vi giacerò (non oso dire voglio giacervi): vi sono passato vicino tante volte st'anno guardando ai monti di Como, a Mombello, alla Chiesa dei frati, ai monti che ho contemplato mille volte al tramonto con dolci desideri di avere una casetta là e là.—Amo le strade infangate, le foglie cadute, le campagne brumose, la mestizia della solitudine e il luogo di pace… amo la mia memoria abbandonata, solitaria: mi sento sotterra, sento l'oblio, lo sfacimento…. Ella avrà dei figli, degli amici, la vita!

      Mercoledì, 30.—Tutto è vuoto, senza scopo, senza soddisfazioni. Ieri ho visitato il cimitero degli stranieri! Come dormono bene le anime protestanti! «Thy will be done…» Come dormirei bene anch'io!

      * * *

      Tutto finì. Ecco il vuoto.

      * * *

       Est quaedam fiere voluptas!

      * * *

      Mio padre crede che questo sia il libro dei conti.

      * * *

       Nos joies ressemblent à l'arc-en-ciel, qui a l'aurore nous apparaît au couchant, et vers le soir se montre à l'orient.

      * * *

      Ogni mio filo che mi lega alla vita è nel passato: ed è solo pel passato e per lei che sento che la vita deve avere uno scopo serio. E solo per lei ho bisogno di credere a Dio, e solo per lei il suo Dio mi dà una mestissima pace e una mestissima fede, quasi una vocazione…. Solo pel passato, mantenendo una dolcissima illusione, io sorrido e studio, e prego Dio e sospiro alle fanciulle e vorrei baciare tutti i bimbi.

      Uno solo il mio pensiero—Lidia—ed uno il mio voto—Dio, rendila felice!—Essa è mia sorella. «Notre affection est pure et noble, elle n'a rien de profane, elle peut se raconter à toutes les âmes qui sont bonnes:(6)» ella mi disse, e mi accettò per fratello….

      Io solamente son felice quando guardo la sua lettera, il suo ritratto, la mia lettera, quando penso a Limbiate e al cimitero


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