Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi. Felice Cavallotti

Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi - Felice Cavallotti


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       Felice Cavallotti

      Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066068622

       LEA

       PROLOGO

       LEA

       ATTO PRIMO

       ATTO SECONDO

       ATTO TERZO

       Indice

      GALLERIA TEATRALE

      TEATRO

      DI

      Felice Cavallotti

      VOL. IX.

      LEA.

      LEA

      DRAMMA

       IN TRE ATTI IN PROSA

      CON UN PROLOGO IN VERSI

      DI

      Felice Cavallotti

      MILANO

       Presso CARLO BARBINI Editore

       Via Chiaravalle Num. 9 1890.

      È assolutamente proibito a qualsiasi Compagnia di rappresentare questo dramma, senza il consenso per iscritto dell'autore.

      Tutti i diritti riservati.

       Legge 25 giugno 1865, N. 2337 e 18 agosto 1865, N. 2652; decreto 10 agosto 1875, N. 2680.

      Questa produzione, per quanto riguarda la stampa, è posta sotto la salvaguardia del testo unico della legge 6 ottobre 1882 N. 1012, sui diritti d'autore, qual proprietà dell'Editore

      Carlo Barbini.

      Milano, 1890 — Tip. Wilmant di G. Bonelli e C.

      PERSONAGGI DEL PROLOGO

       FULVIO, poeta di libretti e sciarade.

       BARDI, attor comico.

       1.º AUTORE.

       2.º »

       AUTORE della Lea.

       AVVENTORE.

       CAMERIERE.

       PADRONE.

       

       (Avventori che non parlano).

      La scena si suppone nel Caffè del Teatro Manzoni in Milano.

       Indice

      All'alzar della tela entra FULVIO. L'attor comico BARDI è già seduto per far colazione ed ha in mano un giornale. Un terzo avventore è immerso nella lettura di giornali e si alza ogni tanto a razzolare tutti i fogli che trova sui tavoli.

      BARDI.

       (a Fulvio che entra)

      Ciao Fulvio...

      FULVIO.

       (va alla casella delle lettere, non trovando nulla, ne chiede al Cameriere)

      Per me lettere?

      CAMERIERE.

      Nessuna.

      FULVIO.

       (al Cameriere che lo interroga tacitamente sull'ordinazione)

       Il Trovatore.

      CAMERIERE.

      E... d'altro?

      FULVIO.

      Un bicchier d'acqua.

       (va a sedersi, legge, cava delle carte e scrive)

      CAMERIERE.

      (Che perla d'avventore!)

      BARDI.

       (dal suo tavolino, al Cameriere)

      Neh! questa carne è legno. Qui ci si rompe il dente.

      CAMERIERE.

      O se il signor Lombardi[1] l'ha trovata eccellente!

      BARDI.

      Vuol dir che il sor Lombardi avrà i denti migliori

      Dei miei. Già, dover sempre trattar con certi autori...

      Neh, Fulvio, senti un po' se questa è carne...

      FULVIO.

       (si leva dal suo posto, va da Bardi, e prende sul suo piatto per assaggio un boccone grosso)

      Oh Dio!

       (mangiando a bocca piena)

      Ma questa è pietra calcare!

      BARDI.

      N'è ver? lo credo anch'io...

      FULVIO.

       (al Cameriere)

      Cameriere, non vedi?

       (prende sul piatto di Bardi e assaggia un altro boccone grosso)

      Fa sangue!

      CAMERIERE.

      Vedo, vedo!

      Che lei è un sanguinario!...

      FULVIO.

      E poi... aspetta...

       (taglia un altro boccone e lo mangia)

      ... io credo

      Che sia roba d'ier l'altro...

       (assaggia un quarto boccone)

      Sicuro! è lo stufato

      D'ier l'altro!...

       (a Bardi)

      Non mangiarlo.

       (Fulvio non ha lasciato quasi più nulla sul piatto. Bardi lo guarda un po' sconcertato. Fulvio se ne va, per tornare al suo posto, poi torna indietro e si versa da bere, nel bicchiere di Bardi, dalla bottiglia di lui)

      Scusami, m'hai guastato

      La bocca.

       (beve e se ne va ripetendogli)

      Non mangiarlo.

       (torna al suo posto forbendosi la bocca)

      BARDI.

       (con rassegnazione


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