Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi. Felice Cavallotti
dell'altro e fa
Presto, che ci ho la prova.
FULVIO.
E dunque come va
Con la Lea?
BARDI.
S'è provata fin qui tre volte appena...
Ma sabato al più tardi andrà, credo, in iscena.
FULVIO.
(al Cameriere)
Ehi, dammi un cappuccino... e il numero passato dell'Arte.
(Cameriere la cerca e la vede in mano a Bardi)
CAMERIERE.
L'è in lettura.
FULVIO.
(si alza e va da Bardi)
Scusami, hai terminato?
BARDI.
Cioè...
FULVIO.
(senza lasciarlo finire, glie la leva di mano e torna al suo posto. L'altro rimane male)
Grazie.
(sorseggiando il cappuccino)
BARDI.
(lo guarda sconcertato)
Bel tipo!
FULVIO.
Camerier!
(Cameriere accorre)
Ma qui c'è
Troppo latte. Ci aggiungi un sorso di caffè.
(Cameriere eseguisce con gesti d'impazienza)
FULVIO.
E dunque, dimmi un poco, della Lea come sei
Contento? Che pronostichi?
BARDI.
Eh, proprio non saprei...
Alla lettura, ai comici piaciuta è immensamente.
FULVIO.
(sorseggiandosi il cappuccino)
Allora è un fiasco in regola.
BARDI.
E infatti, veramente,
Critici che l'han letta dicono che in coscienza
L'è una tale scempiaggine da perder la pazienza;
E che sul palcoscenico voleranno le mele...
FULVIO.
Oh, oh! dunque è probabile che vada a gonfie vele.
(Alcune figure mute — fattorino del telegrafo — venditore ambulante di zolfanelli, di cravatte — entrano nel caffè e vanno il fattorino al banco a portar dispacci, il merciaio a offrir la roba agli avventori: il Cameriere lo manda via)
(Fulvio dal suo posto, al Cameriere)
Ehi là, lo fai apposta? Ora è tutto caffè...
Mettici un po' di latte...
(gesto d'impazienza del Cameriere)
Il Secolo?
CAMERIERE.
(impazientito)
Non c'è.
FULVIO.
(addita un terzo avventore)
Se ce l'ha quel signore!
CAMERIERE.
Vede ben ch'è impedito.
FULVIO.
(va all'avventore)
La scusi, con suo comodo, quando lei ha finito...
(l'altro sentendosi parlare interrompe la lettura, per rispondere, Fulvio ne approfitta per levargli gentilmente e prestamente il foglio di mano)
Grazie.
AVVENTORE.
(Stupefatto)
Perdoni, io stavo leggendo...
FULVIO.
(ritornando col giornale al suo posto)
Oh non fa niente.
Grazie. Leggo da me.
AVVENTORE.
Ti pigli un accidente!
(entrano dall'ingresso interno, che dà alla sala da bigliardo, due giovani autori, discorrendo e gesticolando tra di loro vivamente)
1.º AUTORE.
(con uno scartafaccio aperto in mano, mentre confabula con l'altro)
Credi quell'uomo è meglio levarcelo d'attorno.
Dammi retta, ammazziamolo.
(si volge, nel dir questa parola, al Cameriere che la crede a sè diretta)
CAMERIERE.
(spaurito)
Eh?
1.º AUTORE.
(al Cameriere)
Due cognac.
(agli altri presenti)
Buon giorno!
2.º AUTORE.
Bene, ammazzalo tu.
1.º AUTORE.
Non mi sento.
2.º AUTORE.
Perchè?
1.º AUTORE.
Quegli altri due assassinj gli hai già lasciati a me...
Se devo fare io tutto... tutto io...
FULVIO.
(interloquendo dal suo posto)
Tanto più quando
In galera ci è posto per tutti e due.
1.º AUTORE.
(non avendo ben inteso)
Che?... quando?
Cosa?
FULVIO.
Dicevo, quando accoppati se n'è
Già un paio, è più economico spedirne almeno tre.
(fa cenno al Cameriere di portare tre bicchierini invece di due)
1.º AUTORE.
La finisci?
FULVIO.
Ho finito.
1.º AUTORE.
(al Cameriere che ha portato tre bicchierini)
Perchè tre bicchierini?
FULVIO.
(alzandosi e prendendone uno)
È il mio. Grazie. Ehi bottega!
(accenna al Cameriere i due Autori)
Pagano i due assassini.
1.º AUTORE.
Cioè...
FULVIO.