Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi. Felice Cavallotti

Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi - Felice Cavallotti


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taglierei di pianta la scena del duello.

      AUTORE.

      (Eccomi orizzontato!) Grazie!...

       (cambiando discorso)

      Ed a che ne siamo

      Della commedia vostra?

      1.º AUTORE.

      Merlini ed io ci stiamo

      Dividendo il lavoro. Andiam nelle idee d'arte

      Tanto d'accordo...

      AUTORE.

      Vedo!

      1.º AUTORE.

      Che ognun fa la sua parte

      Quasi senza bisogno dell'altro. Scusa sai...

       (lo lascia per volgersi al suo compagno)

      Finiam la divisione...

      AUTORE.

      Oh fa pure! fai! fai!

      Ohe, là, Bardi! E la prova?

      BARDI.

      Manca men di mezz'ora.

      AUTORE.

      Bravo, per quei due tagli, possiam combinar ora.

       (L'autore va a sedersi al tavolino di Bardi, estrae il copione e tra di loro due vi riscontrano e segnano a matita i tagli)

      1.º AUTORE.

       (nel lato opposto della scena seguendo a confabular col suo compagno, sulle mosse entrambi per andarsene)

      Sicchè dunque io m'incarico... dei caratteri...

      2.º AUTORE.

      Bene!

      1.º AUTORE.

      Dell'intreccio?...

      2.º AUTORE.

      Benissimo...

      1.º AUTORE.

      Del taglio delle scene?...

      2.º AUTORE.

      Perfettamente...

      1.º AUTORE.

       (un po' sorpreso guardandolo)

      E... d'altro?

      2.º AUTORE.

      ... Del dialogo se vuoi...

      È un lavor materiale per me seccante...

      1.º AUTORE.

      E poi?

      2.º AUTORE.

      Quanto ai finali d'atto, sai che ho fiducia in te...

      1.º AUTORE.

       (sconcertato)

      O allora?

      2.º AUTORE.

      ... Tutto il resto lo lasci fare a me.

       (esce precedendo il compagno)

      1.º AUTORE.

      Ma come?...

       (va dietro al compagno)

      FULVIO.

       (fermandolo)

      Ma è giustissimo! mi pare un patto onesto.

      Tu intreccio, scene, dialoghi, finali — e lui fa il

      resto.

      1.º AUTORE.

      Ma io...

      FULVIO.

      Ma tu stai zitto. E prima che tu vada,

      Se prometti esser savio ti conto una sciarada.

      1.º AUTORE.

      Ah! ah! le tue sciarade...

      FULVIO.

      Stai zitto. Ce ne' ho qui

      Una che non la sciogli nemmanco in cento dì.

      Io Sulamita, dei canti sposa,

      Vo' dei capelli primi orgogliosa:

      Io son la fine: la fine è il nulla:

      Io sono il tutto sin da la culla.

      Chi la indovina è bravo!...

      1.º AUTORE.

      E s'io te la indovino?

      FULVIO.

      Scommettiamo.

      1.º AUTORE.

      Eh?

      FULVIO.

      Da bere — giusto ho sete.

      1.º AUTORE.

      Adagino.

      La Sulamita biondi capei dovrebbe avere

      ... Il primo è biondi.

      FULVIO.

       (trionfante)

      Bestia! hai perso.

       (al Cameriere)

      Ehi là! da bere.

      1.º AUTORE.

       (si batte la fronte correggendosi)

      — Ah! il primo è fulvi... e il nulla..., la fine, è un o che è zero...

      Io il tutto — tu sei Fulvio... eh già: Fulvio è l'intero.

      Ah, ah!

       (tutti canzonan Fulvio)

      Ci siam?

      FULVIO.

       (sospirando)

      Da bere.

       (al Cameriere)

      Chartreuse di quella verde...

      1.º AUTORE.

      Che tu...

      FULVIO.

       (terminandogli rapidamente la frase)

      Che tu mi paghi... Scusa, chi vince perde.

      Grazie! alla tua salute.

       (beve)

      Come presto l'hai sciolta!

       (assaporando la Chartreuse)

      Se vuoi scioglierne un'altra...

      1.º AUTORE.

       (vivissimo)

      No, grazie, un'altra volta.

      (scappa via)

       (Tra il dialogo dei due autori, e il successivo fra Bardi e l'autor della Lea, intercede qui una piccola scena muta. Una figurina elegante di donna, apparentemente una qualche attrice, guarda dietro i vetri della porta d'ingresso; il Cameriere corre a lei, parla seco, rientra sorridendo con malizia e va a riporre nel casellario vicino al banco una lettera consegnatagli; l'altro avventore ch'era in bottega si alza, s'accosta al Cameriere e con gesti gli domanda chi è quell'attrice; saputolo, le corre dietro. Il padrone del caffè, stando al suo banco, vede che l'avventore è corso via senza pagare, ne fa cenno al Cameriere che corre al vassojo dell'avventore, verifica infatti che non c'è il danaro e corre all'avventore dietro. Ritorna di lì a un momento mortificato, con gesto espressivo accennando al padrone che non lo ha potuto raggiungere e soggiunge)

      CAMERIERE.

       (al padrone)


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