Piccoli eroi: Libro per i ragazzi. Virginia Treves

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      Tutt'a un tratto verso l'ora del tramonto, mentre stava colla mamma ed il fratellino, che si lagnava nel suo letto, soffrendo più del solito, s'udì uno scroscio, un rombo terribile che fece tremare la casa come se crollasse.

      —Mio Dio! che cosa succede? è la fine del mondo?—disse la donna.

      —Vado a vedere,—disse Pierina.

      —Con questo tempo? aspetta almeno che sia cessato, prenderai un malanno.

      —Bisogna vedere, non sai che deve passare il treno delle cinque?

      —È il diretto, non rallenta.

      —Ma se fosse accaduta qualche disgrazia?

      —Alle due è passato il treno, e tutto era in ordine,—disse la madre.

      —Ma questo rumore? vado per stare tranquilla, non ho paura, sai, ci sono avvezza.

      Si coperse bene con un mantello impermeabile, e uscì.

      Tornò dopo cinque minuti tutta agitata, accese in fretta la lanterna rossa che attaccò ad un bastone. Prese il corno che stava quasi sempre inoperoso attaccato al muro e se lo mise a tracolla.

      —Che fai?—-le disse la madre.

      —È venuta una frana, è caduto il ponte, che orrore!

      —Che cosa intendi di fare?

      —Bisogna fermare il treno.

      —Sei pazza?

      —Lascia fare a me, non t'inquietare, vedi, preparo i segnali.

      —Se non li vedono con questo tempo, con questa nebbia?

      —Suonerò il corno.

      —Se non lo sentono?

      —Speriamo che possano vedere o sentire. Vado, mamma, è l'ora.

      Incappucciata nel suo mantello nero con un lampione rosso in una mano e la bandiera nell'altra, uscì, mentre il vento era più impetuoso che mai, e una pioggia gelata tagliava la faccia.

      Pierina non si sgomenta per il tempo, il solo pensiero che la preoccupa è che quelli del treno vedano oppure odano i segnali. Il dubbio che le fa battere il cuore, è che con quel tempo non stiano in vedetta, tanto più essendo il treno diretto che non rallenta quasi mai. Sente il fischio in distanza della vaporiera, il suo cuore batte più forte, l'idea che quel lungo treno possa sfracellarsi nel precipizio le mette i brividi, è già in vista, ed essa soffia nel corno con quanto fiato ha in corpo, comincia disperatamente ad agitare la lanterna e la bandiera, ma il treno non rallenta, Pierina grida, si smania, suona più forte, ma il rumore delle carrozze e del vento rende indistinto il suono del corno, e il vapore s'avanza, sempre imperterrito, ed è già a pochi passi dalla fanciulla.

      Essa non pensa più al proprio pericolo, s'avvicina, è quasi davanti alla macchina, sta per toccarla, soffia nel corno con tutta la forza dei suoi polmoni, non vede più nulla, le par di sentire come un gran frastuono nelle orecchie, e cade esausta per terra.

      Si trovò sollevata dalla madre, la quale non potendo resistere dall'inquietudine, era uscita quando aveva sentito avvicinarsi il treno, e vedendo il pericolo a cui s'era esposta la figlia, sfogava la sua nervosità battendola come quando era bambina.

      —Un bel spavento m'hai fatto prendere,—diceva,—non vedi che è stato

       un miracolo se non sei stata stritolata; che imprudenza!

      Pierina nel vedere il treno fermo, immobile come una gran massa

       inerte, rideva e piangeva nello stesso tempo.

      Non era dunque caduto nel precipizio! O quale miracolo! essa che avea

       creduto d'esser precipitata anche lei, era invece caduta affranta

       dalla fatica: le parea di sognare trovandosi ancora viva.

      Ma intanto, mentre i conduttori chiedevano e volevano vedere la causa di quella brusca fermata, i forestieri strepitavano e si lagnavano d'essere stati disturbati e fermati così tutt'a un tratto, là in mezzo alla strada, con quel tempo, e furibondi, aprivano gli sportelli e scendevano per saperne la ragione.

      —Eccola la ragione,—disse il macchinista, conducendo tutti quei curiosi al ponte,—possiamo ringraziare il Signore se non siamo tutti sfracellati laggiù.

      —Ma come ve ne siete accorto?

      —È stata questa bambina,—disse andando a prendere per un braccio Pierina,—e possiamo ringraziar lei prima di tutti, essa ci ha salvati,—e raccontò come proprio all'ultimo momento vedendo quell'ombra nera avvicinarsi alla macchina, e come un oggetto rosso agitarsi davanti ai suoi occhi, non avea pensato che a stringere i freni e a fermarsi; era stata una gran scossa, egli era caduto quasi giù dalla macchina, anche tutti i viaggiatori avevano dovuto rimaner tramortiti dal colpo, ma erano vivi e lo dovevano alla biondina.

      Mentre il capo conduttore dava ordini affinchè alcuni uomini andassero al villaggio a cercare mezzi di trasporto, per il trasbordo dei viaggiatori e della roba, e telegrafava alle stazioni vicine che la strada era ingombra, e che mandassero dei soccorsi, i viaggiatori curiosi vollero scendere per vedere il luogo del disastro.

      C'erano uomini e donne di tutte le età e di tutte le condizioni, alcuni ben vestiti e imbacuccati in ricche pellicce, altri con scialletti di lana avvolti intorno al capo, e ruvidi mantelli intorno alla persona.

      Molte signore al vedere quella voragine, dove avrebbero potuto esser precipitate, svenivano; altri scherzavano dicendo:—Sarebbe stato un bel salto!—ma tutti ammiravano il coraggio della fanciulla che li aveva salvati.

      La sua mamma invece continuava a sgridarla e a dirle:

      —Un filo soltanto mancava che andassi sotto alla macchina; che cosa

       avrei fatto senza di te? Perchè sei stata così imprudente?

      —Ho pensato a tutta quella gente che sarebbe morta, a tante mamme, a

       tante bambine che avrebbero pianto, a me non ho pensato,—rispose.

      Una signorina inglese era in ammirazione davanti a Pierina, e tutta

       sorpresa che sua mamma la sgridasse.

      —Come è brutale quella donna!—disse scambiando alcune parole in

       inglese colla signora che l'accompagnava, poi rivoltasi alla Pierina

       soggiunse:

      —Vuoi venire con me? sono ricca, ti terrò come una sorella, ho una

       bella casa; starai tanto bene, nessuno ti sgriderà, vuoi venire?

      Alla donna chiese:

      —Me la lasciate? vi darò in cambio dei denari.

      La donna non capiva e la guardava in faccia come trasognata; ma

       Pierina aveva capito bene, e gettando le braccia al collo della sua

       mamma, esclamò:

      —Resto colla mia mamma, nella mia casetta, sono tanto contenta!

      Un signore, ad imitazione della signorina inglese, volea fare qualche cosa per la fanciulla che li aveva salvati quasi miracolosamente, e disse:

      —Piuttosto, per mostrare la nostra gratitudine, facciamo una sottoscrizione per questa povera gente,—e incominciò a dare l'esempio levando fuori del borsellino cento lire e tutti gli altri concorsero secondo le loro forze.

      Ma Pierina non voleva accettare.

      —Non ho fatto che quello che dovevo,—disse,—siamo qui apposta per guardare la strada; ma se volete proprio esserci utili, dovete dire alla Direzione della ferrovia che abbiamo fatto il nostro dovere, che nemmeno un uomo poteva fare di più; raccomandate loro che ci lascino la nostra casa cantoniera, il nostro cantuccio dove viviamo tanto felici.

      —Lasciate fare a me,—disse


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