Orlando Furioso. Lodovico Ariosto
E disse: — O generosa Bradamante,
non giunta qui senza voler divino,
di te più giorni m'ha predetto inante
il profetico spirto di Merlino,
che visitar le sue reliquie sante
dovevi per insolito camino:
e qui son stata acciò ch'io ti riveli
quel c'han di te già statuito i cieli.
10
Questa è l'antiqua e memorabil grotta
ch'edificò Merlino, il savio mago
che forse ricordare odi talotta,
dove ingannollo la Donna del Lago.
Il sepolcro è qui giù, dove corrotta
giace la carne sua; dove egli, vago
di sodisfare a lei, che glil suase,
vivo corcossi, e morto ci rimase.
11
Col corpo morto il vivo spirto alberga,
sin ch'oda il suon de l'angelica tromba
che dal ciel lo bandisca o che ve l'erga,
secondo che sarà corvo o colomba.
Vive la voce; e come chiara emerga,
udir potrai dalla marmorea tomba,
che le passate e le future cose
a chi gli domandò, sempre rispose.
12
Più giorni son ch'in questo cimiterio
venni di remotissimo paese,
perché circa il mio studio alto misterio
mi facesse Merlin meglio palese:
e perché ebbi vederti desiderio,
poi ci son stata oltre il disegno un mese;
che Merlin, che 'l ver sempre mi predisse,
termine al venir tuo questo dì fisse. —
13
Stassi d'Amon la sbigottita figlia
tacita e fissa al ragionar di questa;
ed ha sì pieno il cor di maraviglia,
che non sa s'ella dorme o s'ella è desta:
e con rimesse e vergognose ciglia
(come quella che tutta era modesta)
rispose: — Di che merito son io,
ch'antiveggian profeti il venir mio? —
14
E lieta de l'insolita avventura,
dietro alla Maga subito fu mossa,
che la condusse a quella sepoltura
che chiudea di Merlin l'anima e l'ossa.
Era quell'arca d'una pietra dura,
lucida e tersa, e come fiamma rossa;
tal ch'alla stanza, ben che di sol priva,
dava splendore il lume che n'usciva.
15
O che natura sia d'alcuni marmi
che muovin l'ombre a guisa di facelle,
o forza pur di suffumigi e carmi
e segni impressi all'osservate stelle
(come più questo verisimil parmi),
discopria lo splendor più cose belle
e di scoltura e di color, ch'intorno
il venerabil luogo aveano adorno.
16
A pena ha Bradamante da la soglia
levato il piè ne la secreta cella,
che 'l vivo spirto da la morta spoglia
con chiarissima voce le favella:
— Favorisca Fortuna ogni tua voglia,
o casta e nobilissima donzella,
del cui ventre uscirà il seme fecondo
che onorar deve Italia e tutto il mondo.
17
L'antiquo sangue che venne da Troia,
per li duo miglior rivi in te commisto,
produrrà l'ornamento, il fior, la gioia
d'ogni lignaggio ch'abbia il sol mai visto
tra l'Indo e 'l Tago e 'l Nilo e la Danoia,
tra quanto è 'n mezzo Antartico e Calisto.
Ne la progenie tua con sommi onori
saran marchesi, duci e imperatori.
18
I capitani e i cavallier robusti
quindi usciran, che col ferro e col senno
ricuperar tutti gli onor vetusti
de l'arme invitte alla sua Italia denno.
Quindi terran lo scettro i signor giusti,
che, come il savio Augusto e Numa fenno,
sotto il benigno e buon governo loro
ritorneran la prima età de l'oro.
19
Acciò dunque il voler del ciel si metta
in effetto per te, che di Ruggiero
t'ha per moglier fin da principio eletta,
segue animosamente il tuo sentiero;
che cosa non sarà che s'intrometta
da poterti turbar questo pensiero,
sì che non mandi al primo assalto in terra
quel rio ladron ch'ogni tuo ben ti serra. —
20
Tacque Merlino avendo così detto,
ed agio all'opre de la Maga diede,
ch'a Bradamante dimostrar l'aspetto
si preparava di ciascun suo erede.
Avea di spirti un gran numero eletto,
non so se da l'Inferno o da qual sede,
e tutti quelli in un luogo raccolti
sotto abiti diversi e vari volti.
21
Poi la donzella a sé richiama in chiesa,
là dove prima avea tirato un cerchio
che la potea capir tutta distesa,
ed avea un palmo ancora di superchio.
E perché da li spirti non sia offesa,
le fa d'un gran pentacolo coperchio;
e le dice che taccia e stia a mirarla:
poi scioglie il libro, e coi demoni parla.
22
Eccovi fuor de la prima spelonca,
che gente intorno al sacro cerchio ingrossa;
ma, come vuole entrar, la via l'è tronca,
come lo cinga intorno muro e fossa.
In quella stanza, ove la bella conca
in sé chiudea del gran profeta