Orlando Furioso. Lodovico Ariosto
come umano e pien di cortesia,
dove il vecchio il menò, prese la via.
21
Fu ne la terra il paladin condutto
dentro un palazzo, ove al salir le scale,
una donna trovò piena di lutto,
per quanto il viso ne facea segnale,
e i negri panni che coprian per tutto
e le logge e le camere e le sale;
la qual, dopo accoglienza grata e onesta
fattol seder, gli disse in voce mesta:
22
— Io voglio che sappiate che figliuola
fui del conte d'Olanda, a lui sì grata
(quantunque prole io non gli fossi sola,
ch'era da dui fratelli accompagnata),
ch'a quanto io gli chiedea, da lui parola
contraria non mi fu mai replicata.
Standomi lieta in questo stato, avenne
che ne la nostra terra un duca venne.
23
Duca era di Selandia, e se ne giva
verso Biscaglia a guerreggiar coi Mori.
La bellezza e l'età ch'in lui fioriva,
e li non più da me sentiti amori
con poca guerra me gli fer captiva;
tanto più che, per quel ch'apparea fuori,
io credea e credo, e creder credo il vero,
ch'amasse ed ami me con cor sincero.
24
Quei giorni che con noi contrario vento,
contrario agli altri, a me propizio, il tenne
(ch'agli altri fur quaranta, a me un momento;
così al fuggire ebbon veloci penne),
fummo più volte insieme a parlamento,
dove, che 'l matrimonio con solenne
rito al ritorno suo saria tra nui
mi promise egli, ed io 'l promisi a lui.
25
Bireno a pena era da noi partito
(che così ha nome il mio fedele amante),
che 'l re di Frisa (la qual, quanto il lito
del mar divide il fiume, è a noi distante),
disegnando il figliuol farmi marito,
ch'unico al mondo avea, nomato Arbante,
per li più degni del suo stato manda
a domandarmi al mio padre in Olanda.
26
Io ch'all'amante mio di quella fede
mancar non posso, che gli aveva data,
e anco ch'io possa, Amor non mi conciede
che poter voglia, e ch'io sia tanto ingrata;
per ruinar la pratica ch'in piede
era gagliarda, e presso al fin guidata,
dico a mio padre, che prima ch'in Frisa
mi dia marito, io voglio essere uccisa.
27
Il mio buon padre, al qual sol piacea quanto
a me piacea, né mai turbar mi volse,
per consolarmi e far cessare il pianto
ch'io ne facea, la pratica disciolse:
di che il superbo re di Frisa tanto
isdegno prese e a tanto odio si volse,
ch'entrò in Olanda, e cominciò la guerra
che tutto il sangue mio cacciò sotterra.
28
Oltre che sia robusto, e sì possente,
che pochi pari a nostra età ritruova,
e sì astuto in mal far, ch'altrui niente
la possanza, l'ardir, l'ingegno giova;
porta alcun'arme che l'antica gente
non vide mai, né fuor ch'a lui, la nuova:
un ferro bugio, lungo da dua braccia,
dentro a cui polve ed una palla caccia.
29
Col fuoco dietro ove la canna è chiusa,
tocca un spiraglio che si vede a pena;
a guisa che toccare il medico usa
dove è bisogno d'allacciar la vena:
onde vien con tal suon la palla esclusa,
che si può dir che tuona e che balena;
né men che soglia il fulmine ove passa,
ciò che tocca, arde, abatte, apre e fracassa.
30
Pose due volte il nostro campo in rotta
con questo inganno, e i miei fratelli uccise:
nel primo assalto il primo; che la botta,
rotto l'usbergo, in mezzo il cor gli mise;
ne l'altra zuffa a l'altro, il quale in frotta
fuggìa, dal corpo l'anima divise;
e lo ferì lontan dietro la spalla,
e fuor del petto uscir fece la palla.
31
Difendendosi poi mio padre un giorno
dentro un castel che sol gli era rimaso,
che tutto il resto avea perduto intorno,
lo fe' con simil colpo ire all'occaso;
che mentre andava e che facea ritorno,
provedendo or a questo or a quel caso,
dal traditor fu in mezzo gli occhi colto,
che l'avea di lontan di mira tolto.
32
Morto i fratelli e il padre, e rimasa io
de l'isola d'Olanda unica erede,
il re di Frisa, perché avea disio
di ben fermare in quello stato il piede,
mi fa sapere, e così al popul mio,
che pace e che riposo mi conciede,
quando io vogli or, quel che non volsi inante,
tor per marito il suo figliuolo Arbante.
33
Io per l'odio non sì, che grave porto
a lui e a tutta la sua iniqua schiatta,
il qual m'ha dui fratelli e 'l padre morto,
saccheggiata la patria, arsa e disfatta;
come perché a colui non vo' far torto,
a cui già la promessa aveva fatta,
ch'altr'uomo non saria che mi sposasse,
fin che di Spagna a me non ritornasse:
34
— Per un mal ch'io patisco, ne vo' cento
patir