Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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la stagion che la frondosa vesta

      vede levarsi e discoprir le membre

      trepida pianta, fin che nuda resta,

      e van gli augelli a strette schiere insembre,

      Orlando entrò ne l'amorosa inchiesta;

      né tutto il verno appresso lasciò quella,

      né la lasciò ne la stagion novella.

      8

      Passando un giorno, come avea costume,

      d'un paese in un altro, arrivò dove

      parte i Normandi dai Bretoni un fiume,

      e verso il vicin mar cheto si muove;

      ch'allora gonfio e bianco già di spume

      per nieve sciolta e per montane piove:

      e l'impeto de l'acqua avea disciolto

      e tratto seco il ponte, e il passo tolto.

      9

      Con gli occhi cerca or questo lato or quello,

      lungo le ripe il paladin, se vede

      (quando né pesce egli non è, né augello)

      come abbia a por ne l'altra ripa il piede:

      ed ecco a sé venir vede un battello,

      ne la cui poppa una donzella siede,

      che di volere a lui venir fa segno;

      né lascia poi ch'arrivi in terra il legno.

      10

      Prora in terra non pon; ché d'esser carca

      contra sua volontà forse sospetta.

      Orlando priega lei che ne la barca

      seco lo tolga, ed oltre il fiume il metta.

      Ed ella lui: — Qui cavallier non varca,

      il qual su la sua fé non mi prometta

      di fare una battaglia a mia richiesta,

      la più giusta del mondo e la più onesta.

      11

      Sì che s'avete, cavallier, desire

      di por per me ne l'altra ripa i passi,

      promettetemi, prima che finire

      quest'altro mese prossimo si lassi,

      ch'al re d'Ibernia v'anderete a unire,

      appresso al qual la bella armata fassi

      per distrugger quell'isola d'Ebuda,

      che, di quante il mar cinge, è la più cruda.

      12

      Voi dovete saper ch'oltre l'Irlanda,

      fra molte che vi son, l'isola giace

      nomata Ebuda, che per legge manda

      rubando intorno il suo popul rapace;

      e quante donne può pigliar, vivanda

      tutte destina a un animal vorace,

      che viene ogni dì al lito, e sempre nuova

      donna o donzella, onde si pasca, truova;

      13

      che mercanti e corsar che vanno attorno,

      ve ne fan copia, e più de le più belle.

      Ben potete contare, una per giorno,

      quante morte vi sian donne e donzelle.

      Ma se pietade in voi truova soggiorno,

      se non sete d'Amor tutto ribelle,

      siate contento esser tra questi eletto,

      che van per far sì fruttuoso effetto. —

      14

      Orlando volse a pena udire il tutto,

      che giurò d'esser primo a quella impresa,

      come quel ch'alcun atto iniquo e brutto

      non può sentire, e d'ascoltar gli pesa:

      e fu a pensare, indi a temere indutto,

      che quella gente Angelica abbia presa;

      poi che cercata l'ha per tanta via,

      né potutone ancor ritrovar spia.

      15

      Questa imaginazion sì gli confuse

      e sì gli tolse ogni primier disegno,

      che, quanto in fretta più potea, conchiuse

      di navigare a quello iniquo regno.

      Né prima l'altro sol nel mar si chiuse,

      che presso a San Malò ritrovò un legno,

      nel qual si pose; e fatto alzar le vele,

      passò la notte il monte San Michele.

      16

      Breaco e Landriglier lascia a man manca,

      e va radendo il gran lito britone;

      e poi si drizza invêr l'arena bianca,

      onde Ingleterra si nomò Albione;

      ma il vento, ch'era da meriggie, manca,

      e soffia tra il ponente e l'aquilone

      con tanta forza, che fa al basso porre

      tutte le vele, e sé per poppa torre.

      17

      Quanto il navilio inanzi era venuto

      in quattro giorni, in un ritornò indietro,

      ne l'alto mar dal buon nochier tenuto,

      che non dia in terra e sembri un fragil vetro.

      Il vento, poi che furioso suto

      fu quattro giorni, il quinto cangiò metro:

      lasciò senza contrasto il legno entrare

      dove il fiume d'Anversa ha foce in mare.

      18

      Tosto che ne la foce entrò lo stanco

      nochier col legno afflitto, e il lito prese,

      fuor d'una terra che sul destro fianco

      di quel fiume sedeva, un vecchio scese,

      di molta età, per quanto il crine bianco

      ne dava indicio; il qual tutto cortese,

      dopo i saluti, al conte rivoltosse,

      che capo giudicò che di lor fosse.

      19

      E da parte il pregò d'una donzella,

      ch'a lei venir non gli paresse grave,

      la qual ritroverebbe, oltre che bella,

      più ch'altra al mondo affabile e soave;

      over fosse contento aspettar ch'ella

      verrebbe a trovar lui fin alla nave:

      né più restio volesse esser di quanti

      quivi eran giunti cavallieri erranti;

      20

      che nessun altro cavallier, ch'arriva

      o per terra o per mare a questa foce,

      di ragionar con la donzella schiva,

      per consigliarla in un suo caso atroce.

      Udito questo, Orlando in su la riva

      senza punto indugiarsi


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