La Patria lontana. Enrico Corradini

La Patria lontana - Enrico Corradini


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La patria! Ma tutti si è patriotti! Anche i socialisti son diventati patriotti! E Lei sa che io non sono socialista!

      — So bene che Lei non è socialista.

      — Nè socialista, nè uomo del passato!

      — So bene che Lei è un modello di borghese liberale.... democratico.... radicale....

      — Sicuro! E come tale accetto tutte le supreme conquiste del secolo decimonono, non ultima il principio di nazionalità.

      Il Buondelmonti sentì mille echi di frasi ricorrenti sulla bocca comune e il sangue collerico gli prese fuoco, ma guardando la moglie del suo avversario che continuava a fissarlo sempre più intimidita sul serio, il Buondelmonti si disse dentro di sè che bisognava portare la croce di quello sciocco pedante e rispose:

      — Io Le accennavo appunto quanto di più semplice, elementare, fondamentale sta sotto il principio di nazionalità. È la stessa prima premessa dell'economia, cioè che gli uomini sono spinti dall'istinto di procurarsi il massimo di piacere col minimo di lavoro. Diciamo piacere sotto forma di possesso, sotto forma di denaro. La patria, la nazione, come la chiamo io più volentieri, perchè ha un senso più pratico, più attivo, la nazione non è se non il campo di concentramento di un certo numero di uomini i quali obbediscono a quell'istinto. La solidarietà nazionale è per lo meno una solidarietà topografica, è la solidarietà del campo di concentramento. Cioè la solidarietà del maggior benessere nel minore spazio; il che, il risparmio di spazio dico, è poi risparmio di tempo e di lavoro. Io so bene che la nazione, che la patria è anche un sentimento, cento immensi sentimenti, ma coloro che non li hanno, possono negarli! So bene che è altri cento, mille immensi fatti, e potrei citarli tutti, ma sono messi in discussione, mentre non si può discutere il fatto elementare, fondamentale, non si può discutere! E perciò dicevo che questi signori praticamente, attivamente, si son posti fuori dell'italianità: perchè non appartengono più al campo di concentramento italiano. Se mai, saranno ancora patriotti, quando si voglia dare a questa parola un senso più spiccato di sentimento, o meglio di sentimentalità; ma non saranno più nostri connazionali nel senso pratico, attivo, di questa parola. Perchè potessero restare italiani, nazionalmente parlando, bisognerebbe che la terra sulla quale lavorano e s'arricchiscono, diventasse italiana. Quando non si voglia chiudere la nazione in un cul di sacco, il solo modo di essere nazionalisti, scusino, patriotti, è di essere imperialisti.

      I commercianti toccati di nuovo sul vivo non fiatarono, pensarono, e qualcuno disse: — Parla bene —, così come avrebbe detto: — Oggi fa caldo —, per il poco conto in cui simile gente ha tutte le cose, tranne il combinare affari. Le signore le quali sedevano poco discosto, continuavano a levare di tanto in tanto gli occhi dal lavoro verso il giovane eloquente e più verso la signora Axerio la quale ispirava invidia a molte per la leggiadria della sua bellezza e della sua eleganza. Soltanto una non moveva gli occhi, ma li teneva sempre fissi e aperti dinanzi a sè, e non moveva neppure la faccia, nè lavorava, ma teneva le mani distese sulle ginocchia, perchè era cieca. Il giovane signore guardava verso l'orizzonte avendo sulla faccia, dalle belle labbra carnose alle due rughe dritte sul naso fra ciglio e ciglio, un'aria tra il canzonatorio e il compunto, d'una compunzione che era come l'ipocrisia della sua ironia. Guardava come se irridesse l'orizzonte oppure pensasse ai suoi proprii guai, mentre un vento non forte gli moveva indosso le vesti ampie e leggiere. La discussione pareva finita, ma di nuovo l'Axerio spingendo avanti la barba con cipiglio aggressivo, proruppe:

       — Lei può dire quel che vuole, ma non potrà mai negare il progresso dell'umanità.

      — Ancora l'eco! — sfuggì questa volta dalla bocca di Piero Buondelmonti.

      — L'eco?

      — D'una frase....

      — Frase? Voialtri siete fuori del tempo moderno, appartenete al passato! La patria, come la vagheggiate voialtri, vuol guerre, conquiste, ma ora non è più possibile, perchè va sempre più affermandosi la fratellanza dei popoli. Oggi la vita dell'uomo è sacra. La bella e forte gioventù, oggi, non dev'essere macellata sui campi di battaglia; è sacra al lavoro fecondo. Siete uomini del passato!

      La voce dell'Axerio fischiava, la barba gli sbatteva sul petto convulsamente ed i suoi occhi schizzavano fuoco. Di contro a lui, fronte a fronte, il Buondelmonti disse:

      — Lei non s'accorge che queste sono frasi fatte, strafatte e disfatte. L'uomo del passato è Lei.

      — Lei, Lei, Lei! Noi siamo uomini del nostro tempo e dell'avvenire! Del passato è Lei!

      — Lei, professore.

      I due avversarii, a voce bassa, senza gestire, si trattavano con le parole come con armi corte; l'un l'altro per un'opinione comune tentavano di strapparsi l'avvenire e di relegarsi tra le generazioni passate, come si sarebbero strappata la vita e si sarebbero messi sotterra per loro propria vendetta. Come se veramente la loro esistenza si estendesse per un tempo senza confine, cercavano di mutilarsi l'un l'altro, di uccidersi nel tempo, tanto l'individuo è sempre pronto a confondersi con la specie. Per fortuna sonò la campanella che chiamava a colazione, il Buondelmonti s'avviò ripetendo dentro di sè nuovi insulti che lì per lì aveva ritrovati contro l'Axerio.

      — Pedanti dell'altrui ignoranza! Fogne dell'opinione pubblica!

      La signora Axerio rivolse al Buondelmonti un'occhiata molto seria di rimprovero e si accompagnò col giovane signore il quale le disse:

      — Uomini di fede, signora mia!

      — Certo! — rispose la signora con risentimento. — Se Lei stesse un po' più in Italia, saprebbe che il signor Buondelmonti ha molto sofferto per le sue idee.

      La rissa aperta era scoppiata altrove e fra altra gente poco prima. Le persone le quali avevano discusso e le altre le quali avevano assistito alla discussione, erano appena entrate nella sala da pranzo e s'erano sedute, quando un cameriere s'accostò al medico di bordo il quale insieme col comandante della nave stava alla stessa tavola a cui stavano il giovane signore, di nome Filippo Porrèna, il Buondelmonti e gli Axerio. Il cameriere essendosi accostato al medico gli parlò piano e il comandante vedendo il medico alzarsi in fretta ed essendosi accorto che si trattava di faccende di bordo, domandò che cosa fosse; il medico gli raccontò piano che era avvenuta una rissa fra gli emigranti, e che c'era uno ferito di coltello. Il professore Axerio non osò interrogare per discrezione, ma la sua faccia mostrandosi incuriosita, il comandante non sapendo rifiutar nulla ad uomo tanto celebre, gli accennò l'accaduto. L'Axerio quando sentì parlare di feriti e di sangue, drizzò la barba, e gli brillarono gli occhi, perchè subodorò che ci potesse essere da far qualcosa per la sua scienza e la sua professione, e subito domandò al comandante se gli permetteva di andare a visitare il ferito, e il comandante gli rispose che non c'era angolo dell'«Atlantide» nel quale egli non potesse entrare liberamente come in casa sua. L'Axerio, senza toccar cibo, uscì e si diresse verso prua dove stavano gli emigranti.

      Gli emigranti tumultuavano ancora; si erano spinti da prua fin verso il mezzo della nave e rimanevano ancora fra loro gli strascichi del tumulto che s'era suscitato alla vista della rissa e del ferimento. L'Axerio attraversò una confusione di gambe, di braccia e di stracci reggendosi a stento per il rullìo della nave sull'impiantito lubrico, ed avendo domandato dove fosse il ferito, subito si levarono intorno a lui due, quattro, dieci, venti voci nelle favelle più diverse, perchè anche fra gli emigranti si era saputo chi era quel signore della prima classe il quale aveva la lunga barba nera. Due, quattro, dieci, venti tra uomini e donne gli si affollarono intorno e tutti gridavano un particolare di ciò che avevano visto o sentito raccontare. Il professor Axerio cercava di farsi largo con un gesto degnevole, tenendo la fronte bassa e la barba sul petto come a difenderla dal contatto della sozzura, ma una donna con i capelli sciolti e gli occhi fuori dell'orbita gli si parava davanti e andava avanti urlando sul tumulto, simile a chi porta una bandiera in una rivolta. Il professore potè giungere alla scala che dava giù nelle cabine dell'infermeria, scese e trovò il ferito nelle mani del medico e dell'infermiere. Gli avevano messo a nudo il tronco e voltatolo sul fianco lo andavano lavando sotto l'ascella dove c'era un largo foro che ancora versava un po' di sangue. Il sudicio inveterato aveva fatto scoria sul corpo dell'uomo, e il bianco della pelle veniva fuori a stento rigandosi subito di sangue appena


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