La Patria lontana. Enrico Corradini

La Patria lontana - Enrico Corradini


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Non ci sarà mica bisogno d'operazione, dottore?

      — Potrebbe darsi — rispose l'interrogato. — La ferita è larga e dev'esser profonda; è fatta con un coltello da cucina.

      — Potrebbe esser leso un vaso interno importante.

      — Potrebbe.

      — In questo caso avremmo un'emorragia interna.

      — È quel che sospetto. Veda: l'abbattimento aumenta.

      — Bisognerebbe allora tagliare per rintracciare il vaso....

      — Stiamo a vedere, anche perchè ora la nave si muove troppo.

      — Potremo operare a Dakar. A che latitudine possiamo essere stamani?

      — Lo sapremo a mezzogiorno. Ieri eravamo a 23 e 15.

      — Dakar è?

      — A 14 e 45.

      — Sicchè giungeremo?

      — Nella notte.

      Il professor Axerio esaminò di nuovo la ferita, la brancicò, cercò intorno battendo con le dita se c'era un principio di versamento interno, vi spinse dentro l'indice e fece ruggire e torcersi sulla spina dorsale l'uomo che era con la faccia voltato dall'altra parte. Dopo di che se n'andò aggiungendo:

      — Se mai, m'avverte, vero, dottore? Opererei volentieri.

      Ripassando tra gli emigranti intravide il Buondelmonti in una ressa, si ricordò della discussione e per la prima volta sentì d'odiarlo; e perciò per non incrociare gli sguardi con lui alzò gli occhi verso il ponte della prima classe dove al parapetto che dominava il ponte basso degli emigranti a prua, scorse altri passeggieri che guardavano, fra i quali sua moglie e il Porrèna, perchè già il ferimento s'era risaputo da più d'uno. C'erano alcuni nella prima classe i quali sentivano o ostentavano di sentire nausea e ribrezzo per quel carnaio umano che attraversava l'oceano insieme con loro. Altri poi, la gran maggioranza che da mattina a sera si saziava di chiacchiere godendosi l'ozio della navigazione fra la sala da pranzo e il salotto per fumare, non se n'occupavano e non ne sapevano nulla. Ma altri invece sentivano compassione di quel migliaio di vite miserrime che respiravano vicino, e altri infine vi cercava il pittoresco, il non più visto, era attratto dallo stesso orrido e dallo stesso lurido; perchè nessuno aveva conosciuto in terra uno spettacolo di moltitudine come quello offerto agli occhi di chi riguardava dall'alto del ponte il rifiuto del mondo che formicolava giù a prua. C'erano sull'«Atlantide» napoletani, calabresi, siciliani, veneti, come c'erano d'altre nazioni d'Europa, d'Asia e d'Affrica, spagnuoli, tedeschi, polacchi, arabi e turchi di Siria, della Tripolitania e della Tunisia. C'erano bellissime giovanette arabe con grandi occhi neri stupefatti in una faccia di perla, e donne di Siria orribilmente tatuate dalla gola fin sopra al mento, e turche di Tunisi bestialmente accosciate a terra nell'ozio senza fine, e grassi lenoni di Lisbona che menavano a Buenos-Aires femmine di Marsiglia tutte tinte di rosso. C'era il rifiuto della feccia delle città cacciato dalla cupidigia della avventura, c'era il rifiuto della miseria delle campagne cacciato dalla fame; i rifiuti de' rifiuti del vecchio mondo navigavano verso l'ignoto del nuovo mondo. Navigavano come altri avevano navigato prima, come altri avrebbero navigato dopo, come onda segue onda incalzata dallo stesso vento; e così quelli venivano incalzati ed espulsi fuori de' loro paesi natali dalla ridondanza d'altri vivi. Venivano espulsi uomini e donne col sacco de' loro cenci, con i loro figliuoli, con i cuori carichi di superstizioni millenarie, con tutta la loro ferocissima bestialità e tutta la loro umiliata umanità. Per venti giorni mangiavano, prendevano il sole e il vento, la notte scendevano giù nelle stive e facevano tutt'un carnaio fermentante e suppurante, con la prima luce risalivano su a fermentare e a suppurare al sole e al vento guardando stupefatti la purità del cielo e del mare, con le loro pupille umane, e poi toccata la riva d'America si sarebbero dispersi, usciti dall'ignoto, un'altra volta nell'ignoto.

      — Guardi, guardi! — gridò a un tratto la signora Axerio a Filippo Porrèna.

      Proprio sotto il parapetto una donna s'avventò contro una ragazzetta e l'addentò a un braccio arrovesciandole addosso tutti i suoi capelli disfatti, e altre donne le quali sedevano intorno, glie la tirarono via a fatica di sotto ai denti e ai capelli. La signora Axerio e il Porrèna sporsero in giù gli orecchi, e allora la donna scagliandosi in su con le braccia, col collo, col busto contro di loro, gridò in siciliano:

      — È la creatura mia! È la creatura mia!

      I denti bianchi le luccicavano tra' crini neri. S'avventò di nuovo, perchè la sua creatura era cattiva, ed essa voleva mangiarla a morsi. Il demonio della rissa continuava a infuriare in basso. Altrove altre madri allattavano i loro bambini. Il Porrèna ne accennò una alla signora Axerio e rivolgendosi per ischerzo allo stesso lattante andava ripetendo:

      — Succhia, caruccio, vuota quel sacchetto di cenci, succhia tutta mammà!

      Il lattante infatti stava in braccio alla donna e pareva un morticino, perchè per l'avidità di succhiare non dava segni di vita. Ma si vedeva un po' della mammella materna fuor della veste, sopra la testa del bambino che stava attaccato al capezzolo. La madre sedeva sopra una seggetta e si teneva il figlio sulle ginocchia; aveva sulla faccia e nella persona i segni della miseria e dello sfinimento e girava di tanto in tanto gli occhi vagamente, come se si sentisse davvero vuotar dentro da tanto tempo senza requie; e il figlio succhiava sì fermo alla mammella da parer proprio che avrebbe succhiato tutta la madre.

      La signora Axerio vedendo tali cose si sentiva il cuore peso di tristezza e continuava a restare con le braccia appoggiate al parapetto e il viso chino. Finchè giù presso al boccaporto di prua gli apparve Piero Buondelmonti tra alcuni emigranti i quali seduti per terra stavano ad ascoltarlo attentamente. Altri poco discosto giocavano a carte e altri dormivano sdraiati sull'impiantito con le braccia e le gambe negli abbandoni più scomposti, e donne e uomini erano mescolati insieme e fra quella confusione di membra abbattute apparivano qua e là i resti del pasto di due ore prima, pane e legumi per terra, e apparivano da per tutto ragazzi e ragazzette più abbattuti degli adulti, attediati dalla navigazione e travagliati dal mal di mare. Già anche la memoria del ferimento pareva cancellata.

      La signora Axerio senza distogliere gli occhi dal Buondelmonti disse al Porrèna:

      — Lei, signor Porrèna, non vede la madre che allatta, ma il bambino che succhia troppo avidamente. Lei, ecco, è proprio l'opposto del signor Buondelmonti. Il signor Buondelmonti ha un gran cuore! E Lei punto. Lo guardi laggiù come parla a tutti e tutti gli parlano! Sono i suoi nuovi amici. Si fa raccontare la loro vita, i loro disegni per l'avvenire ignoto, dà loro dei consigli, vede in tutti, anche nell'ultima abiezione, una nobile forza da rialzare, da indirizzare a uno scopo. Io stessa so di loro, perchè lui me li mostra di quassù, da questo medesimo punto, tante volte, i suoi nuovi amici, mi racconta quello che essi gli hanno raccontato, me li fa amare. Guardi come accorrono a sentirlo! Parla davvero. Accorrono da tutte le parti! È una turba!

       — E non Le ho già detto — rispose il Porrèna — che il signor Buondelmonti e il professor Axerio sono due uomini di fede? Tutti e due, l'uno in un modo e l'altro in un altro, hanno una robusta fede nei destini del genere umano.

      La signora alzò gli occhi e vide che il giovane aveva la faccia tutta contenta, le due rughe gli saltavano sul naso dal piacere. Allora la signora gli disse:

      — Lei va a nozze, vero? Va a nozze quando può mettere in ridicolo qualcosa di sacro.

      E aggiunse:

      — Già per Lei non c'è nulla di sacro.

      — Infatti....

      Rispose il giovane e fece una smorfia che non esprimeva nulla.

      Dopo di che sopraggiunse il Buondelmonti e si mise a raccontare com'era avvenuto il ferimento. Uno spagnuolo aveva accusato un napoletano di averlo derubato; s'era accesa la rissa, si trovavano dinanzi alle cucine, il napoletano era balzato dentro, aveva afferrato un coltello e menato il colpo. Mentre così raccontava, Piero guardava sempre in giù fra gli emigranti, dritta la persona alta e complessa, spirando ancora la fiamma d'un fuoco interno dalla bellissima faccia tutt'ombrata da una selva di capelli castani. Ei


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