Frammenti Di Cuore. Alyssa Rabil

Frammenti Di Cuore - Alyssa Rabil


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Silas si contrassero in un'ombra di sorriso. “Dovresti riposare, adesso.”

      “Stai cercando di dirmi che devo smetterla di fare domande stupide?”

      “No, sto solo cercando di prendermi cura del mio paziente,” rispose Silas. Si voltò e si diresse verso la camera da letto, senza aspettare che Aaron lo seguisse.

      Aaron alzò gli occhi al cielo e gli andò dietro.

      Il suo personale medico-senza-licenza scostò le coperte, poi indicò il comodino per mostrargli dove fossero i medicinali.

      “Se non riesci a dormire, nella libreria ci sono molti libri. Quelli sullo scaffale più in alto sono i miei preferiti, quindi ti consiglio di iniziare da lì.” Sollevò una piccola scatola. “Queste sono le tue medicine. Ogni flacone è etichettato con il nome e la descrizione del farmaco che contiene.” Posò la scatola e sollevò un tubetto di crema. “Questa è una pomata per alleviare il dolore alle natiche.” Ne sollevò un altro. “Questa invece è per le ferite più interne.”

      Aaron prese la scatola con i flaconi delle pastiglie. Sicuro come l'inferno, ogni flacone aveva una sua etichetta e una descrizione dettagliata nel caso in cui Aaron si fosse confuso.

      “Se ti svegli col dolore e hai bisogno di qualsiasi cosa, vieni a svegliarmi. Anzi, grida e io arrivo subito, okay?” Indicò un foglietto sul comodino. “Questo è il mio numero di cellulare. Terrò il telefono acceso e vicino a me per tutta la notte. Puoi anche chiamarmi lì.”

      Aaron si sedette sul bordo del letto e passò una mano sulle lenzuola fresche e pulite, poi alzò lo sguardo verso il dottore.

      Silas si strofinò una mano sul collo e arrossì per la seconda volta quella notte. “Ho anche un materasso ad aria,” disse. “Non ero sicuro di come ti saresti sentito al pensiero di rimanere da solo, stanotte. Volevo darti la possibilità di… ecco… avere compagnia.”

      “È la tua stanza,” gli ricordò Aaron. “Non devi chiedere.”

      “Sì, devo farlo.” Il rossore svanì rapidamente e gli occhi di Silas si fecero più freddi. “Ti ho promesso che non ti avrei fatto del male. Ho intenzione di mantenere la parola.”

      Aaron distolse lo sguardo e lo concentrò sulla stanza. Sobbalzò improvvisamente quando vide una luce rossa che brillava in un angolo e una figura scura in piedi lì accanto. Sbatté le palpebre ed era sparita. Si voltò verso Silas, trovandolo inginocchiato ai suoi piedi.

      “Il trauma ti perseguiterà per un po',” gli spiegò. “Vorrei con tutto me stesso essere capace di portar via anche quel dolore, così come posso fare con quello fisico. Mi dispiace di non essere in grado di fare di più.”

      “Resta con me,” disse rapidamente Aaron. Pronunciò quelle parole prima ancora di pensare a quello che gli stava chiedendo.

      Silas annuì, poi si alzò.

      Aaron gli afferrò una mano. “Intendevo qui” Indicò il letto. “A meno che tu non consideri strano dormire insieme.”

      Il gelo svanì dal viso di Silas. “Per niente.” Si staccò dalla presa di Aaron e si voltò verso la libreria. Estrasse diversi volumi, li rimise a posto, alla fine tornò con un tascabile consumato.

      “Jurassic Park?” chiese Aaron.

      “È una affascinante storia di creazione,” rispose Silas.

      “Sto aggiungendo 'scienziato pazzo' alla tua lista di segreti.”

      Le labbra di Silas fremettero di nuovo. “Vado a fare una doccia. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto avere qualcosa da fare mentre sono in bagno. Di solito è il libro che uso per rilassarmi.”

      “Grazie, Silas.” Aaron si rigirò il libro tra le mani. Era stato chiaramente letto molte volte. Il dorso era piegato in più punti, segni indelebili di dove Silas lo aveva aperto ripetutamente su una parte ben precisa. Aaron decise di iniziare da lì.

      Silas andò in bagno e il rumore della doccia arrivò fino alla camera.

      Inizialmente, Aaron cercò di immergersi nella storia, ma si ritrovò ben presto a cercare le pieghe e gli orecchi in cima alle pagine, tentando di capire quali fossero le parti preferite di Silas e perché.

      Silas fece abbastanza in fretta. Aveva i capelli umidi e indossava un paio di pantaloni del pigiama e una maglietta. Sembrava esile e stanco.

      Aaron voleva abbracciarlo. Non avrebbe dovuto chiedergli di restare a dormire lì. Non avrebbe dovuto accettare l'offerta di Silas di restare a casa sua. Non avrebbe dovuto leggere le sue pagine preferite di quel libro cercando di capire qualcosa dell'uomo che ora si trovava davanti. Non avrebbe dovuto importargli di lui, non avrebbe dovuto volerlo confortare e addirittura abbracciare.

      “Ti serve qualcosa?” chiese Silas, indicando i medicinali con un cenno della testa.

      “No,” rispose Aaron. Mise da parte il libro e si sfilò il cappotto. Lo appese al bordo della testiera e strisciò sotto le coperte.

      “Luci accese o spente?” domandò Silas.

      “Spente.”

      “La lampada accanto a te funziona. Se cambi idea e preferisci la luce accesa, non mi darai fastidio.” Poi premette l'interruttore della plafoniera.

      Aaron guardò la sagoma del dottore avvicinarsi al letto. Chiuse gli occhi. Una notte. Si sarebbe concesso una notte al sicuro. Poi sarebbe andato avanti.

      Il letto si abbassò quando Silas si mosse al suo fianco. Quando Aaron tirò su le lenzuola si accorse che l'uomo era rimasto sopra le coperte, creando una sorta di barriera tra di loro.

      Aaron sussurrò: “Grazie, Silas.”

      “È il minimo che posso fare.”

      Aaron si girò nella sua direzione, aspettandosi di trovarsi davanti la sua schiena, invece Silas era rivolto verso di lui e lo guardava.

      “Buonanotte, Aaron.”

      “Notte, Silas.”

      Capitolo Sei

       Jurassic Park

       Aaron vide il ragno muoversi con la coda dell'occhio. Si voltò per schiacciarlo, ma lo mancò. Era piccolo, bianco e veloce. Doveva ucciderlo. Non riusciva a ricordare la specie, ma sapeva che era letale.

       Se lo avesse morso, sarebbe morto. Se gli avesse permesso di uscire dalla stanza senza schiacciarlo, avrebbe percorso il corridoio fino ad arrivare nella stanza di Robert, e poi in quella di Daniel. Dormivano entrambi. Non avrebbero potuto difendersi.

       Con orrore, Aaron si rese conto che la fessura sotto la porta della sua stanza stava diventando sempre più grande. Prese una coperta e cercò di tapparla. Aveva perso le tracce del ragno.

       La stanza era piena di luce. Non riusciva a trovare il maledetto interruttore per spegnerla. Qualcosa gli diceva che, se fosse stato in grado di spegnere la luce, il ragno si sarebbe illuminato e lui avrebbe potuto vederlo.

       Qualcosa gli fece il solletico sul braccio, poi saltò via. Il ragno si arrampicò sul suo ventre, poi sul petto. Non poteva schiacciarlo. Iniziò a strapparsi i vestiti mentre il ragno cercava un posto dove nascondersi. Si sarebbe annidato da qualche parte sul suo corpo e poi avrebbe attaccato Daniel appena Aaron avesse lasciato la stanza.

       Aaron si batté i pugni sul petto nel disperato tentativo di schiacciarlo. Gli facevano male le braccia. Il petto gli doleva. Tutto faceva un male atroce. Le forze gli vennero meno e si accasciò contro la porta. Il ragno salì fino al suo orecchio. Lo sentiva. Aaron non riusciva a muoversi. Il ragno stava per saltare sulla parete e uscire dalla stanza. Avrebbe ucciso Daniel.

       Il ragno scivolò lungo la sua schiena, lasciando dietro di sé una ragnatela umida e appiccicosa mentre avanzava. Aaron si rese conto di essere nudo. Non c'era


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