Frammenti Di Cuore. Alyssa Rabil
su di te. Pensavo fosse una stronzata ma poi mi ha mandato… ha mandato… chiamami, okay?”
Aaron deglutì a fatica e scorse i messaggi scritti. Li lesse in fretta, come se prestare solo la metà dell'attenzione necessaria potesse rendere la situazione meno grave. Ascoltò anche l'ultimo audio di Daniel, confermando i propri sospetti.
Farley aveva provato a chiamare Aaron, che però stava dormendo e quindi non aveva potuto cogliere l'unica occasione di sistemare le cose. Daniel aveva quindi chiamato Farley che, alla fine, gli aveva inviato il video.
Nei messaggi Daniel non fu in grado di spiegargli bene cosa aveva visto. Continuava a chiamarlo 'il video'. Dopo aver tentato e non essere riuscito a contattare Aaron, Daniel lo aveva detto a Robert. Robert gli aveva consigliato di aspettare, sperando probabilmente che Aaron tornasse a casa. Nel frattempo Daniel aveva cercato di contattare in qualche modo Aaron.
Il telefono gli vibrò in mano e lui sobbalzò. Era Daniel. Aaron gettò il telefono sul sedile del passeggero e riportò la macchina sulla carreggiata. Doveva prima tornare a casa, poi avrebbe accettato le conseguenze delle proprie azioni, infine avrebbe cercato di capire come rimediare a quel disastro.
Capitolo Otto
Ritorno a Casa
Quando Aaron entrò nel vialetto di casa, la porta principale della piccola villetta familiare bianca si spalancò. Un adolescente allampanato con i capelli biondi e arruffati si precipitò verso la macchina. Aaron ebbe a malapena il tempo di chiudere la portiera prima che Daniel gli arrivasse di fronte, guardandolo come se si trovasse davanti un fantasma.
“Stavo letteralmente per chiamare il 911,” sbottò Daniel. Alzò il telefono. “Che diavolo è successo? Dove sei stato? Volevo venire a cercarti ma papà non mi ha permesso di prendere la Jeep.”
“Scusa,” disse Aaron. “Sono rimasto fuori fino a tardi, ho bevuto troppo. Mi sono fermato a casa di un amico.”
Daniel scosse la testa. “Ma quel tizio strano… Hai ricevuto i miei messaggi? Questo tipo mi ha scritto in privato dicendomi che aveva delle informazioni su di te, poi un'ora dopo mi ha mandato questa… questa… una cosa, e ho pensato… non lo so. Pensavo fossi stato rapito. Sei stato rapito?”
“No,” rispose Aaron. “Posso controllare il tuo telefono?”
Daniel alzò un sopracciglio.
“Voglio vedere il video che quel tizio ti ha inviato,” disse Aaron. “Puoi descrivermelo tu stesso oppure darmi il telefono e farmi guardare.”
Daniel gli consegnò il cellulare senza protestare.
Aaron scorse la chat fino a trovare il file inviato da Farley. Abbassò il volume dell'audio prima di avviare la riproduzione. Sei secondi. E basta. Sei secondi in cui succhiava il cazzo di Silas. Era una ripresa troppo vicina e a fuoco per dire che non si trattava della sua bocca intenta a leccare quell'uccello. Non mostrava nient'altro. Non mostrava Aaron che si dibatteva o urlava. Non mostrava Aaron che ripeteva più volte la parola 'no' singhiozzando. Erano solo sei secondi di Aaron bendato che, all'apparenza, succhiava ben volentieri un cazzo.
Aaron cancellò il file, poi riconsegnò il cellulare a Daniel.
“Pensavo,” iniziò Daniel, con la voce leggermente incrinata. “Pensavo che fosse il video di un ricatto… o qualcosa del genere.” Si morse il labbro. “Lo è? Sei stato ricatt…”
“No,” sbottò Aaron.
“Stai bene?”
“Sì, Danny, certo che sto bene.” Incrociò le braccia sul petto per nasconderne il tremito. Non riusciva a smettere di tremare, cazzo. Il suo stomaco si rivoltò.
“Allora non capisco,” mormorò Daniel.
“Qualcuno si è solo comportato come una testa di cazzo,” disse Aaron.
“Hai detto di aver bevuto troppo. Ricordi cosa è successo la scorsa notte?”
Aaron si passò una mano sul viso. “Non è successo niente. Questo,” indicò il telefono, “non ha niente a che vedere con la scorsa notte.”
Che le Olimpiadi della Menzogna abbiano inizio.
“Non so che cosa sia,” continuò Aaron. “Ma non si tratta di me e non devi preoccuparti.”
Daniel guardò il telefono. “L'hai cancellato,” disse. “Aaron, quella era una prova.”
“Papà l'ha visto?”
Daniel alzò gli occhi al cielo. “Sì, ma non è stato affatto d'aiuto. Era sfinito la notte scorsa ed era ancora stanco morto quando si è alzato. Diavolo, probabilmente è già di nuovo ubriaco.”
“Dov'è?”
“Dentro,” rispose Daniel. “È andato al lavoro, ma lo Zio Jack l'ha rimandato a casa.”
Jack Miller era il loro zio non ufficiale, e anche l'unico motivo per cui Aaron e Robert avevano un lavoro. Jack possedeva un'officina in città. Aaron era un meccanico a tempo pieno e Robert lavorava part-time. Jack mandava regolarmente a casa Robert.
Se Robert quel giorno fosse stato sobrio, sarebbe stato al lavoro. Se fosse stato al lavoro, non avrebbe visto il video. Poi pensò che, se Robert fosse stato al lavoro, Daniel sarebbe stato da solo e avrebbe chiamato la polizia, e Robert lo avrebbe comunque scoperto.
“Non è arrabbiato,” lo tranquillizzò Daniel. “Non è stato semplicemente di alcun aiuto.” Scosse la testa e i capelli gli caddero sulla fronte, così li spostò. “Dio, sono felice che tu stia bene.”
“Credo sia il caso di dire a papà che sono tornato,” sospirò Aaron.
“Vengo con te.”
Non serviva a niente. Con Daniel a casa, sveglio e preoccupato, Robert non avrebbe detto niente. Aaron era qualcosa da eliminare ma Robert avrebbe aspettato che Daniel fosse da un'altra parte. La loro madre era morta in un incidente d'auto quando Daniel era ancora piccolo ma il ragazzo aveva ancora gli incubi. Dopo la morte di June, Robert aveva dedicato la propria vita a mantenere il mondo intorno a Daniel puro, pulito e sicuro. Daniel aveva odiato quella premura e un giorno aveva confidato ad Aaron che il motivo per cui voleva trasferirsi in un college così lontano, era principalmente per allontanarsi da Robert.
Aaron pensò all'incidente. All'epoca, Aaron era già sporco. Quando andava ancora al liceo, infatti, Robert lo aveva beccato a pomiciare con un ragazzo, e quello aveva compromesso per sempre le cose. Era stato il suo primo e ultimo appuntamento. Era stata anche la prima volta che Robert lo aveva colpito. Aveva detto ad Aaron che non sarebbe mai diventato un vero uomo. Aveva fatto credere ad Aaron di essere troppo sporco per stare vicino a Daniel: se voleva continuare a far parte della sua vita, da quel momento avrebbe dovuto comportarsi bene.
Daniel, ovviamente, non sapeva niente di tutto quello.
Robert gli aveva giurato che, il giorno in cui avesse deviato di nuovo dalla retta via, sarebbe stato anche l'ultimo un cui avrebbe visto Daniel. Non aveva spiegato bene il significato della parola 'deviare', ma Aaron aveva sempre avuto troppa paura per chiedere chiarimenti. Ma non aveva bisogno di spiegazioni per capire che quello che era successo il giorno precedente rientrava tra le 'deviazioni'.
Seguì Daniel in casa. Robert era seduto sul divano e stava guardando la televisione. Fece un cenno con la testa in direzione di Aaron quando i due ragazzi entrarono.
“Te lo avevo detto,” disse Robert a Daniel. “Ti sei preoccupato per niente. Aaron, sono felice che tu sia tornato.”
“Grazie,” rispose Aaron. “Mi dispiace avervi fatto preoccupare.”
“Non ero preoccupato,” disse Robert.
Daniel alzò gli occhi al cielo. “Dovreste essere entrambi preoccupati. Quello che è successo è stato strano.”
Aaron finse di sbadigliare. “Vi dispiace