Si Mr. Evans. Antonina Lentini
Guardo la spiaggia e câè qualche persona qua e là , chi corre in riva, chi gioca con le racchette da tennisâ¦
<<Buon giorno Xavier.>>
<<Mattiniera oggi.>> à sorpreso di vedermi così presto la mattina. E ha ragione ad esserlo. Di solito sono in ritardo. Ma oggi sono in anticipo di ben unâora.
<<Nottataccia.>> Dico con gli occhiali da sole ancora poggiati sul naso.
<<Capisco.>> Di solito Xavier apre il bar alle sei del mattino. Ci sono sempre i mattinieri oppure qualche turista che arriva qui a quellâorario. Sta spolverando il banco e mentre sistema i bicchieri. Ã molto perfettino a riguardo.
<<Ti rubo un pezzetto di torta al cioccolato.>>
<<Va bene. Lo detrarrò dalla tua paga.>> Mi fa un sorriso.
<<Giusto.>> Affermo. Anche se ci lavoro non vuol dire che la posso mangiare senza pagare. Anche se per una volta potrebbe chiudere un occhio. Ma non sarebbe Xavier altrimenti.
Mangio lâultimo boccone e mi vado a cambiare. Metto la divisa da me tanto âadorataâ e raggiungo il mio capo.
<<Senti, ma non è che per caso potresti cambiare divisa?>> Gli propongo mentre guardo la mini gonna di raffia.
<<Non se ne parla proprio.>> Esclama. <<à così bella.>>
<<Si certo tu la fai facile. La tua divisa è un costume a pantaloncino fino alle ginocchia che sembri un figlio
dei fiori e una maglia senza maniche. Io devo stare al novanta percento nuda. Ã troppo striminzita.>>
<<Tesoro, questa divisa, come la chiami tu âstriminzitaâ, attira clienti.>>
<<Ma non potresti almeno allungare la gonna oppure farci indossare un pezzo di stoffa di sopra? Al posto di due noci di cocco?>> Mi guardo il seno, poi la mini gonna e infine Xavier.
Mi sta guardando e ride. So che non la cambierà mai. Quando gli piace una cosa è molto, molto difficile fargli cambiare idea.
<<Non la cambierai mai vero?>> Gli mostro il faccino triste facendo sporgere il labbro inferiore nella speranza di corromperlo.
<<Ehmâ¦>> Si porta lâindice al mento come per
pensare.
<<Non credo proprio.>> Questa è la risposta definitiva che mi porterà a indossare a vita questa divisa.
Mi rassegno al fatto e vado al banco aspettando che arrivi qualche cliente. Nel frattempo poggio i gomiti sul marmo e sui pugni il viso. Mentre guardo le persone che si sono moltiplicate sulla spiaggia, vedo un ammasso di capelli rossi, lisci, con gli occhi marroni che si dirige verso di me.
à Naomi. Indossa un tailleur a gonna nero, una camicetta bianca, le scarpe con i tacchi neri in mano e nellâaltra un bigliettino.
Arriva da me con un sorriso smagliante. <<Tieni.>> <<Cosâè?>> Poi penso ai messaggi di ieri notte. <<Non sarà micaâ¦>>
<<Si. Ã il suo numero.>>
<<Ti avevo detto che non lo volevo.>> Mi faccio infastidita. Non lo voglio per davvero quel numero. Anche se in cuor mio vorrei chiamarlo e vederlo. Provare tutte le sensazioni che sento quando mi sfiora. <<Dai Noele, finiscila di fare la bambina. Sei una persona adulta.>>
<<Appunto, è perché sono una persona adulta che non lo voglio.>>
<<Perché sei così ostinata?>> Ora il sorriso è scomparso. à seria, dispiaciuta. Perché ci tiene tanto che io esca con Cade?
Alzo gli occhi al cielo. <<E va bene lo prendo. Ma non ti garantisco niente.>>
<<Riflettici. Mi sembra un bravo ragazzo.>> Dopo avermi fatto la predica la vedo andare via.
Prendo il numero e vado nel camerino ma mi accorgo che ho dimenticato il cellulare a casa. Evidentemente è destino che non devo chiamarlo. Piego il bigliettino e lo metto nella tasca degli shorts.
Mentre servo aperitivi, succhi e torte, il mio sguardo analizza spesso i clienti sperando di vedere una testa ricoperta di capelli neri, un paio di occhi verdi che mi fissano e una bella tartaruga con contorno di âVâ che
attendono di essere accarezzate dalla mia mano.
<<Dovresti chiamarlo e in fretta.>> Una voce femminile parla da sopra il banco mentre sono abbassata per prendere un bicchiere.
Mi alzo e vedo Beverly con in testa una ghirlanda di fiori fuxia che circondano i suoi biondi capelli leggermente mossi. Oddio ma non mi danno pace! <<Ciao anche a te.>> Esclamo. <<Chi dovrei chiamare?>> Faccio la finta tonta.
<<Il bel ragazzone che ti ha chiesto un appuntamento ieri sera al Pub.>>
<<Chi Cade?>>
Mi guarda con i suoi occhi blu. <<Si, Cade. Devi chiamarlo.>>
<<Ho dimenticato il cellulare a casa.>>
<<Ti do il mio.>> Mi porge il suo telefono. <<Non ho ancora il suo numero.>> Mento spudoratamente.
<<Lo so che ce lâhai. Naomi te lâha portato stamattina.>> Certo che si dicono proprio tutto e allâistante.
<<Ce lâho nel camerino.>>
<<Vacci allora.>> Esclama. Non ha staccato lo sguardo dai miei occhi neanche per un attimo. Quasi mi mette a disagio. Sta diventando inquietante.
<<Ora non posso, sto lavorando.>> Questo è vero. Anzi verissimo. <<Ho un sacco di clienti che mi chiamano.>> Borbotto.
<<Ok ora vado ma entro stasera chiamalo.>> Mi ammonisce con il dito e va via. Fuori un'altra. Non mi daranno tregua finché non lo chiamerò. Le conosco fin troppo bene. Almeno che non venga lui qui prima di stasera.
Ma visto la penultima chiacchierata mi sa che non verrà a causa del lavoro. âLui salva le personeâ già .
<<Ciao. Mi puoi dare un succo alla pesca per favore?>> à Amber. In questo momento Arizona è libera, perché è venuta proprio da me? <<Subito.>>
<<Allora, come hai conosciuto Cade?>> Chiede in un colpo secco senza giri di parole. Sembra quasi infastidita dallâaverci visti insieme quella sera in riva.
<<Come scusa?>>
<<Si hai capito bene. Come lo conosci?>>
<<Mi ha aiutata a difendermi da un signore mentre lavoravo.>>
<<Che romantico. Ti avviso. Sta in guardia. Fa così con tutte, soprattutto quando vuole raggiungere un determinato obiettivo.>> Confessa. à abbastanza seria e non so se crederle o meno. Può essere solamente gelosa.
<<Cosa intendi dire scusa?>> Cerco chiarimenti.
<<Ti ha già chiesto di uscire una sera di questa vero?>>
<<A te cosa importa?>>Chiedo. Ora quella infastidita sono io.
<<Stammi bene a sentire, Cade non è il ragazzo che tu pensi. Non è dolce ne romantico. Cerca solamente occasioni di una notte. Non gli piacciono, o meglio, le storie a lungo termine non fanno per lui.
Certe