Si Mr. Evans. Antonina Lentini

Si Mr. Evans - Antonina Lentini


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che questa è gelosia?>> Afferma, con tono di una donna saggia che sa e comprende tutto.

      <<So solo che dopo questa sera, non ho più voglia di vederlo. Mi ha fatto soffrire abbastanza.>> Sono tremendamente amareggiata. Mi asciugo la lacrima che sta per scendere prima che Naomi se ne accorga. Non voglio che capisca che soffro per quel farabutto. <<Scusa.>>Dice con tono mortificato. Porta lo sguardo per terra.

      <<Per cosa?>>

      <<Per aver insistito nel farti uscire con lui.>> È avvilita.

      Riconosce sempre quando ha fatto qualcosa di cui si è pentita e questa è una di quelle volte.

      <<Non devi sentirti in colpa. Potevo anche non chiamarlo.>> Rispondo in tutta sincerità. Non voglio che stia male per una cosa che non ha commesso.

      <<Si ma io ho insistito.>>

      <<E io ho avuto il libero arbitrio. Quindi la colpa è mia.>> Faccio un sospiro. <<Voglio solamente andare a dormire in questo momento.>> Taglio corto.

      <<Vuoi che rimanga?>>

      <<No tranquilla, puoi andare. Sto bene.>> Le faccio un enorme sorriso per ingannare l’apparenza. <<So che quel sorriso è finto come l’esistenza di Sherlock Holmes.>>

      Gli occhi mi tradiscono in continuazione e mentire a Naomi è impossibile.

      <<Davvero, puoi andare. Sto bene.>>

      <<D’accordo. Ma se hai bisogno chiamami.>> Mi sorride ed esce dalla porta. <<Notte.>>

      <<Anche a te e grazie per essere venuta.>> Mi guarda con fare amorevole, poi gira i tacchi e va via. Quando chiudo la porta mi poggio contro e mi soffermo a pensare. Perché non può farlo? Perché preferisce un’avventura di una notte al posto di una storia seria? “Una fidanzata”.

      Decido di ricompormi e andare a dormire lasciandomi sprofondare in un lungo sonno.

      Anche stavolta sogno di essere intrappolata in un incendio, non capisco dove mi trovo. Intravedo Cade fissarmi.

      Indossa un paio di stivali in caucciù neri, un sovrapantalone tenuto da bretelle, un giaccone nero e un elmo con sopra una lampada. Sulla placca dell’elmo c’è scritto Fire Department City of Hilo e sotto Cade Evans, non indossa una maglia, quindi non posso che notare gli addominali scolpiti, scuriti dalla cenere e lucidi per il calore emanato

      dal fuoco.

      Lo chiamo ma sono priva di voce e non fa nulla per salvarmi. Mi ha lasciata tra le fiamme e dopo essere svenuta mi sveglio dall’incubo gridando il suo nome.

      Ho un respiro affannoso e sono immersa nel sudore quindi decido di fare una lunga doccia fredda visto che sono ancora le otto del mattino.

      Ãˆ lunedì e il mio turno è appena finito. Sono le nove di sera e decido di chiamare Naomi. <<Ciao, sei impegnata stasera?>>

      <<Ehi, sono con Alex ma possiamo raggiungerti, dove sei?>> Afferma.

      <<Al bar. No tranquilla, ne approfitterò per sistemare un po’ casa, è un casino.>> Cerco di coprire la mia frustrazione il più possibile. Ho bisogno di svagarmi un po’ dopo l’accaduto con Cade.

      <<Va bene tesoro, per qualunque cosa non esitare a chiamarmi.>> Ormai Naomi e Alexavier fanno coppia fissa. Sono davvero felice per loro.

      <<Tranquilla e divertiti. A presto.>> Riattacco. Beverly è a New York con il suo ormai fidanzato, Dakota, perché i genitori di lui vogliono conoscere la ragazza del loro adorato figlio. Tutte e due le mie ragazze hanno un “FIDANZATO” tranne io, unica e sola a essere sfigata con i ragazzi. Ormai sono cinque giorni che non vedo e non ho notizie di Cade. Non so niente e non voglio saperne altrettanto. Questo fine settimana ho deciso di non andare dai miei e rimanere a casa a deprimermi per un ragazzo che neanche mi desidera lontanamente. Ho detto ai miei che devo lavorare e mi hanno creduto sulla parola. Mi dispiace mentirgli, ma proprio non me la sento.

      Mentre mi dirigo verso la mia umile dimora, a metà strada decido di ritornare in spiaggia. “Al diavolo tutto” penso. Stasera mi divertirò, anche se sarò da sola.

      <<Xavier un Blue Hawaiian per favore.>> Il mio capo fa un’espressione alla “ti sei bevuta il cervello?” Onestamente da come ho ordinato sembro ubriaca ancora prima di cominciare a bere.

      <<Ne sei sicura?>>

      <<Si, sicurissima.>> Batto il cinque al marmo e sorrido.

      C’è un gran rumore, la musica è mescolata con il vocio per non dire dal frastuono delle persone che si gridano a vicenda per sentirsi.

      <<Cos’è successo?>> Chiede Xavier con tono di voce elevato.

      <<Niente, stasera ho deciso di staccare la spina e divertirmi.>>

      <<Sei in compagnia?>> Mi porge il drink.

      <<No, sono sola soletta e voglio restarci per tutta la serata.>> Entrambi parliamo ad alta voce per sentirci. Xavier è preoccupato per me. Lo vedo dall’espressione del suo viso.

      <<Ti consiglio di ritornare a casa.>> Anche lui è uno degli uomini protettivi nei miei confronti.

      <<Non ci penso proprio.>> Bevo il primo sorso. Faccio un verso di apprezzamento. Xavier è il migliore di tutta Hilo a preparare il Blue Hawaiian.

      <<Non è prudente stare da sola a quest’ora della sera.>>

      <<Perché?>> Bevo il secondo sorso.

      <<Perché sono una ragazza?>>Chiedo irritata.

      <<Mi preoccupo solamente per te. Ci saranno un sacco di ragazzi ubriachi pronti a farti del male. Non voglio che ti accada nulla del genere.>>

      <<Grazie per l’interessamento ma so badare a me

      stessa.>> Affermo.

      <<Ciao Noe, ma il tuo turno non è finito da un po’?>> Chiede Arizona, sorpresa nel vedermi.

      <<Si certo, ma stasera voglio concedermi un po’ di relax.>>

      <<Sei strana.>> Mi scruta in viso.

      <<Perché? Cosa c’è che non va?>>

      <<Sei diversa. C’è qualche problema?>> Chiede con espressione preoccupata.

      <<No, va tutto meravigliosamente bene.>> Ma

      perché stasera sono tutti preoccupati per me? Poggio il bicchiere e mi intrufolo nella folla che balla a ritmo di musica, rock, house…non capisco che

      genere sia. Mi sento stordita e le persone intorno a me girano come trottole sulla sabbia fredda della spiaggia. Comincio a muovermi imitando la ragazza che ho davanti.

      Dopo qualche minuto di ballo senza senso decido di andarmi a sedere nella battigia facendo sfiorare le dita dei piedi dall’acqua. Mi giro verso il bar e noto Xavier che mi guarda con occhi infuriati per il mio comportamento.

      Cerco di non pensarci e mi giro verso l’oceano. Guardo intensamente il mare che mi invita ad entrare, è sereno e tiepido. Per fortuna indosso il costume, è fuxia, il mio preferito, a due pezzi.

      Entro con il piede e un brivido mi percorre lungo tutto il corpo. Pian piano mi immergo fino al collo dando le spalle alla spiaggia. Sin da piccola ho sempre avuto il terrore di entrare in acqua di notte per paura che qualche pesce mi mordesse e io non posso vederlo in tempo per fuggire

      impedendo tutto ciò. Ma questa sera non ho paura di niente,

      sono


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