Si Mr. Evans. Antonina Lentini

Si Mr. Evans - Antonina Lentini


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casa mia era la più vicina, per Naomi.>> Risponde d’un fiato.

      <<E Naomi ti ha seguito, giusto?>> La mia mente si è

      chiusa. Non riesco a pensare ma solo a fare domande. Questo ragazzo mi manda in tilt il cervello ogni qualvolta mi sfiora o mi guarda a distanza ravvicinata. <<Ieri, Naomi si è preoccupata dal tono di voce che avevi per telefono allora con Alex sono andati al bar e quando hanno visto la folla di persone si sono precipitati dov’eri e... Lascio a te l’immaginazione. Poi Alex stamane è andato a lavorare e Naomi ha preferito rimanere un altro po’. Non per controllare te, ma…>> Fa un sorriso. <<Me. Non si fida.>> Fa un’espressione dispiaciuta. <<L’hai voluto tu.>>

      Abbassa la testa, come se fosse mortificato. Forse lo è veramente ma doveva pensarci prima.

      <<Dove sono i miei vestiti?>> Guardo la camicia che indosso poi Cade. Li rivoglio. Voglio indossare i miei di vestiti.

      <<Sono ad asciugare. Ieri mentre facevi l’incosciente li hai lasciati sulla battigia e si sono bagnati.>>

      â€œGià, davvero incosciente” sussurra la mia vocina. Come dargli torto. <<Scusa se ieri mi sono comportata…in quel modo.>>

      <<È stata una delle sere più brutte della mia vita.>> Si strizza gli occhi con le dita.

      Non riuscirò mai a ringraziarlo del tutto per avermi allontanato da quell’orrendo ragazzo che voleva fare di me ciò che era sua intenzione. Non voglio pensarci. <<Per fortuna ti ho raggiunta in tempo. Non so cosa ti avrebbe fatto quel…>> Non riesce a terminare la frase. Ha un’espressione cupa. Infuriata. Torva.

      <<Ehi…>> Gli prendo il viso tra mani. Ha il fuoco negli occhi. <<Non preoccuparti.

      Sono qui adesso.>> Per fortuna dopo la mia risposta, un sorriso gli invade le labbra. Perfette più che mai.

      <<Non voglio che ti arrabbi.>>

      <<Ti sembro per caso furibondo?>>

      <<Si.>>

      <<Nessuno deve farti del male, neanche col pensiero.>> Fa un sospiro profondo.

      â€œNessuno certo!” Penso. “Nessuno tranne te”.

      <<Ti ho sentito stamattina, mentre parlavi con Naomi.>>

      <<Non volevo che andasse così.>> Sussurra, stringendosi nelle spalle.

      <<Così come?>> Porto la testa di lato.

      <<Non mi aspettavo fossi tu…>> Si passa una mano sul viso. <<Intendo dire che…Senti Noele quello che ho detto oggi a Naomi è tutto vero. Mi conosco perfettamente e non voglio più farti soffrire. Quindi…>> Fa un sospiro.

      <<Quindi cosa?>> Ho gli occhi lucidi, il cuore batte sempre più veloce, dentro il mio petto. Non voglio sentire quello che sta per dirmi.

      <<Niente Noe…Niente.>> Si alza ed esce fuori dalla stanza. Non so a fare cosa. Mr. Calore Umano si è allontanato e dei brividi mi percorrono lungo tutto il corpo. Quando i miei occhi si posano su di lui, il mio corpo prova una smania che non ha mai provato in vita sua.

      Ora che lo conosco sempre di più, Cade ha un qualcosa che non ho mai visto, provato…con altri ragazzi. Mi toglie il respiro ogni qualvolta si avvicina a me. “Forse l’accaduto di ieri è stato un bene” penso. A quest’ora non sarei sul suo letto, dentro una camicia che emana il suo profumo. È innegabile che abbia una sfaccettatura di sé che lo tormenta. Prima mi invita ad uscire, poi mi supplica di andare via e mi dice che “non può farlo” e poi ancora mi salva da un pazzo violentatore e mi porta a casa sua.

      â€œMi salva” sussurro nella mia mente e un sorriso che parte da un orecchio e termina nell’altro mi spunta e quasi mi è impossibile togliermelo. In fondo sin dal primo nostro incontro che mi salva. Forse è il destino che ci fa incontrare ogni qualvolta sono in pericolo, tranne l’unica volta che ci siamo visti per uscire. Comincio a pensare che oltre alla sua scura sfaccettatura ci sia un ragazzo dolce e premuroso nei miei confronti.

      Mi alzo ed esco dalla stanza. Sono disorientata, non so in che porta entrare o dove sia Cade. Qui regna il silenzio. Improvvisamente una scia di odore di caffè giunge alle mie narici e come un cane da tartufo la seguo fino ad arrivare difronte una porta in legno massiccio. È socchiusa, quindi la spingo con la mano ed entro.

      Cade è lì, in piedi che si diletta a preparare la colazione. Un piatto di riso, un hamburger, del pesce, del sugo e un uovo al tegamino.

      Sembra una cena, non una colazione. Non sono solita mangiare così tanto a quest’ora del mattino. <<Siediti e mangia.>> Sussurra con tono dispotico mentre guarda il piatto. <<Devi riprendere le forze perdute ieri.>> Ora ha posato gli occhi su di me.

      Arrossisco immediatamente.

      <<Non so se mangerò tutto.>> Borbotto.

      <<Devi.>> Mi ordina con tono tirannico.

      â€œPerché ci tiene così tanto che divori tutto quello che contiene quel piatto?”

      Si siede di fronte a me e controlla che mangi tutto. Nel frattempo mi fissa. Ha un braccio poggiato sul tavolo vicino al petto, l’altro sul gomito e sul palmo della mano la testa. Incrocio lo sguardo nel suo. Piega le labbra in un sorriso.

      <<Cucini davvero bene.>> Affermo dopo aver posato la forchetta sul piatto.

      <<Sono felice che ti sia piaciuto tutto.>> Sorride. Si è addolcito. Lo fisso. Mi piace quando è così.

      <<Non so come ringraziarti per quello che hai fatto ieri sera

      per me.>> Mi sento in debito. Questa è la seconda volta che mi salva la pelle e io non ho fatto niente a parte offrirgli un drink e accettare di uscire con lui.

      <<Non so come, ma ogni volta che sei in pericolo sono sempre nelle vicinanze.>>

      <<Per fortuna.>> Dopo aver parlato mi rendo conto di quello che ho appena detto.

      â€œPer fortuna?”

      Arrossisco e sfortunatamente lo nota. Si avvicina a me facendomi alzare.

      <<Perché sei diventata rossa?>> Chiede, mentre mi scruta in viso con la mano sulla mia guancia.

      Non sono in grado di rispondere. La voce se n’è andata a quel paese e il cuore mi batte all’impazzata al suo tocco.

      <<Mm, c’è solo un motivo.>> Esclama. Poggia una sua mano sul mio fondoschiena e mi avvicina a lui. Cerco di distogliere lo sguardo dal suo. Mi svincolo dalla sua presa.

      <<Devo andare al bagno.>>

      Sgrana gli occhi e mi guarda allibito.

      â€œNon te l’aspettavi che mi allontanassi eh” esclamo in mente.

      <<Ti faccio strada.>> Con la mano mi fa cenno di precederlo.

      Mi accompagna fin davanti la porta. Dopo essere entrata, la chiudo e faccio un gran sospiro. Noto la presenza di una vasca ma anche di una cabina doccia. Cosa ci farà mai con due utensili che hanno quasi lo stesso scopo? Mi dirigo verso lo specchio e ho quasi paura di guardarmi. Non so in che condizioni sono. Pian piano mi ci avvicino con gli occhi chiusi. Li apro lentamente e quando mi guardo rimango scioccata.

      Come immaginavo sono un disastro.

      Mi chiedo come Cade mi parli ancora. Ho i capelli tutti

      scompigliati e la matita sbavata. Non mi trucco mai ma ieri sera prima di uscire dal camerino del bar ho deciso di mettere un po’ di matita


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