Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia. Carlo Bianco

Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia - Carlo Bianco


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la santità del motivo rendere di niun valore qualunque considerazione di onore, d'umanità e di religione che ad un fine così sublime, così sacrosanto si opponga.

      Nessun Italiano certamente non havvi, che di sufficiente raziocinio e di un cuore sensibile dotato, non s'irriti.....: non frema..... non s'adizzi, ogniqualvolta si faccia ad attentamente considerare la triste, vergognosa e ributtante situazione politica e civile, a che trovasi la sua patria ridotta! di quel paese, che al dir di Giovanni Muller, nella sua storia universale, sembra dalla natura destinato ad esser la sedia dell'impero del mondo; il quale, per mezzo delle sue spiaggie, così soggiunge, che comode communicazioni con tutte le parti della terra facilitavangli, poteva senza difficoltà la sua preponderanza mantenere; mentrechè il mare e le Alpi servivangli di baluardo; i porti d'Ostia, di Ravenna e di Misène tutte le sue imprese politiche e commerciali agevolavangli, era la varietà del terreno all'agricoltura ed all'educazione degl'armenti vantaggiosissima; la lunga catena degl'Appennini, dava a ciascuna provincia i vantaggi delle montagne ad un tempo, e delle pianure, e numerosi fiumi l'esportazione di tutte le produzioni del paese favorivano. Situata l'Italia quasi in mezzo al mondo civilizzato poteva facilmente tutti i popoli invigilare, e la sua posizione la metteva in caso di poter le provincie lontane dal centro dell'impero prontamente soccorrere; ma che! avremo noi d'uopo di riandare quanto viene da stranieri scritto rispetto al nostro paese? Non è a noi tutti per avventura ben noto che sopra un suolo dalla natura prediletto viviamo? E che tutte le fraudi, tristizie, e trappolerie dello straniero, e dei tiranni nostrali non pervennero, come ne tengono in cuore il pravo progetto, per anco ad inaridire? In poche parti della terra esiste un clima più temperato, più dolce, e nessun altro in Europa viene da' fisiologi più atto, più favorevole allo sviluppo delle fisiche e morali facoltà dell'uomo per esperienza stimato; oppure, sopra una montuosa superficie di nove mila leghe quadrate, nati sotto l'influenza di quel beato clima, giacciono inerti, e pazienti sotto la verga che li flagella, venti millioni d'uomini, in una perfetta nullità politica all'estero, e ributtante oppressione interna? Null'altro all'Italia manca se non la sua unione in un corpo solo di nazione, indipendenza, e libertà; all'eccezione di quelle tre necessità essenzialissime la mancanza delle quali, quanto d'altro si possede rende di niun valore, ella in se contiene tutte le delizie nel paradiso terrestre figurate, in nessuna parte d'Europa la terra è meglio, che in quella coltivata, nè sono le scienze, e le belle arti così estese, e ad un più alto grado di perfezione portate; è la sua spiaggia di bellissimi, capaci e sicurissimi porti di mare abbondevole, incontransi ad ogni passo città magnifiche, campagne deliziose, paesi abbondanti e piacevoli; quantità di maestosi fiumi, e canali navigabili, molte non meno spaziose che comodissime strade cose tutte al ben essere ed alla miglioranza generale del viver civile utilissime; ubertosa terra di prospere granaglie, di delicatissimi erbaggi, e squisitissimi frutti produttrice, di gagliardi e saporitissimi vini, di finissim'oglio il migliore d'Europa, di cocciniglia, zuccaro e tabacco (se un buon governo volesse curare la sua coltivazione) germinatrice feconda; in modo pure, le patate, lino, canape, seta soprabbondano da poterne ancora molti altri stati a dovizia provvedere; boschi e foreste che il miglior legno di costruzione per edifizi e bastimenti forniscono; possede cavalli svelti, sani, e robusti, e dopo quelli di Spagna, e d'Inghilterra in bellezza, e forza i primi preziosissimi e rari metalli di moltissime diverse specie, fra le quali oro ed argento, trovansi nel seno delle nostre montagne contenuti; il sal minerale, il sal marino, le curiosissime e doviziosissime zolfatare, potrebbero un estesissimo commercio agevolmente civire, e chi mai da quanto veniam di esporre crederebbe che i posseditori di tanti beni sù cui natura di spargere a mani piene i suoi doni senza intermissione compiacesi, farne un buon uso non sappiano; e quella felicità cui dalla stessa sono destinati, si lascino dagli aggiramenti ed incannate di una mano di rustici ribaldi ladroni, sugl'istessi occhi loro sfacciatamente involare? Eppure così è, percorrasi da una parte all'altra l'Italia, volgasi l'occhio alle principali sue isole, lo stato in generale degli abitanti attentamente s'indaghi, e ben tosto la maggior parte di quelli oppressa dalla miseria scorgerassi, e l'intero numero degl'Italiani vedrassi per le sostenute sciagure avvilito, per mal costume anneghittito, e reso dai perfidi governi, a rea ignoranza, a detestabili vizj ed all'immoralità propenso; divisa la penisola in dieci piccole parti, chiamate stati, una peggio dell'altra dal potere assoluto di un papa, due re, duchi, e principi etc. governate, che in fatti altro se non umilissimi, e paurosissimi, prefetti del sospettoso, e rapace imperatore d'Austria non sono, le cui crudelissime ingiunzioni a puntino e senza replica obbediscono, ed alla lercia pungentissima sferza tedesca per la loro eccessiva codardìa, stanno rispettosamente sottomessi, ma siccome vogliono poi quei tirannelli la regia loro autorità, al solo potere circonscritta di far sfortuna ai loro popoli, in qualche modo esercitare, piombano con malignità e continua rabbia sopra i poveri disgraziati, che il cattivo destino fece nascere loro sudditi, e per la loro insaziabile ingordigia satollare, ad arbitrio di prepotenza bistrattano; le loro ricchezze con tanti sudori e veglie ammassate rapiscono, e di quelle onde con i corpi gli animi loro ammollire astutamente si servono; laonde a corrompere, e viziare l'onestà e buoni costumi tengono la mira, coll'intenzione di snervare in quel modo il loro coraggio; una volta giunti a tale, i vizj diventano bisogni od almeno lo pajono, e quelli a qualunque costo svegliano e fomentano l'idea del loro soddisfacimento; ed ecco dal governo l'ismodato amor di se stesso in ogni cuore per quanto gli fia possibile creato, e vezzeggiato, in modo che trovasi ciascuno allettato a vivere per se non meno che a ricavare il particolar suo utile in danno della massa dei cittadini, quindi l'uomo assueffatto a non curarsi del discapito che può agli altri concittadini ridondarne, in opposizione alle massime dei governi liberi, dove ognuno di contribuire per sua parte al ben pubblico reputasi a gloria, dimentico del suo dovere ad altro non pensa che a servirsi degli altri onde a man salva i creduti bisogni profusamente soddisfare. Il lusso, come il più sicuro, ed il più aggradevole mezzo per tenere i sudditi nella servitù è portato dagl'italici despoti in palma di mano; e col danaro dal cittadino annualmente pagato, che senza darne il menomo conto spendono e spandono, la voglia dell'oro in tutti i cuori fan nascere; imperciocchè con quello premiano le azioni che al sostegno del loro potere credono vantaggiose e fanno l'oggetto della publica considerazione tutto nel possedimento di ricchezze consistere; qualunque altro mezzo di ricompensa, perchè potrebbe col tempo idee forti e generose risvegliare che alla lunga metterebbero il trono in rischio di essere rovesciato, paventano; epperciò il perno sul quale tutta la macchina dello stato si aggira, è l'oro; ed i tiranni la migliore e maggior parte della nazione spogliano per la minore la più vile ma ligia al loro potere arricchirne; laonde con un ben stabilito giro di moneta, con le tasse e col fisco fanno sempre una più grande quantità di numerario in cassa rientrare, di quanta stata sia da loro all'immoralità per lo stipendio del vizio e l'avvilimento della virtù prodigata. Quale dunque non dovrà essere il cordoglio di quell'Italiano, che il pagamento di tante pesantissime tasse pel salario de' suoi carnefici seriamente consideri? Tutte ordinate dal solo capriccio del despota, che nè delle fondiarie, nè dalla carta bollata, nè di quelle sui mobili, sulle porte, e finestre, sul vino, sui comestibili di ogni specie etc., nè di mantenere a suo conto, il giuoco della lotteria pel quale migliaia di famiglie si rovinano ed evvi il certo guadagno pel governo, non ancora soddisfatto, vende pur anche per suo esclusivo profitto il tabacco, sale, e polvere da schioppo ne stabilisce il prezzo a sua volontà, e con gravissime pene quel cittadino che ne vendesse, o ne introducesse anche per proprio uso, punisce; senza mai dare al popolo, quello che veramente paga, il minimo ragguaglio sull'entrata, e sulle spese!.......... Massima giustissima, da chiunque un pò di senno racchiuda in capo come necessaria riconosciuta, e solo dai vili che sono dal despota corrotti, o da quei fanatici, che opinano essere un re signore della vita e delle proprietà dei sudditi, rispinta, quella, sì è, da tutti gl'Inglesi e dalla corona pur anche addottata, e bandita cioè: che spetti un diritto inalienabile a qualsivoglia suddito inglese, ossia libero uomo, o franco tenitore, come dicono essi, di non dare la sua roba, se non per proprio consenso; la camera dei comuni sola avere il diritto come rappresentante il popolo inglese, di concedere alla corona la pecunia di esso; essere le tasse liberi doni del popolo, dovere i principi usare l'autorità loro, e la pecunia del comune ad uso solo, e benefizio di questo; quanto sian le massime che dirigono i tiranni d'Italia, da quelle dell'Inghilterra differenti non v'ha certamente chi nol riconosca; e perchè mai dovranno dunque i discendenti dei Romani al godimento di quel diritto rinunziare, per compiacere i stranieri, ed una mano di rabbiosi imbecilli che si valgono dell'ignoranza del medio evo, e del barbarismo di quel tempo per fargli credere che obbedir debbono, e tacere? 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