La donna fiorentina del buon tempo antico. Isidoro Del Lungo

La donna fiorentina del buon tempo antico - Isidoro Del Lungo


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per fiorini 340 di «cose consegnate e date» agli sposi dai genitori dello sposo. Un altro matrimonio, d'una Valori a uno Strozzi nel 1485, porta (Scritta di parentado ec. pubblicata da G. O. Corazzini per nozze Ciampolini-Magagnini; Firenze, 1894) fiorini duemila di suggello fra dote e dónora, delle quali segue la lista. Vorrei poter riferire quelle liste, preziosa testimonianza anche alla storia del costume. Consimili documenti di tempi ulteriori ha pubblicato Carlo Carnesecchi nel suo opuscolo Donne e lusso a Firenze nel secolo XVI. Cosimo I e la sua legge suntuaria del 1562; Firenze, Pellas, 1902.

      27. Parad. XV, 112-120.

      28. Vedi appresso, nel mio Studio su Beatrice.

      29. Ottimo, III, 355 (Parad. XV, 103-105).

      30. Vedi il mio libro Dino Compagni e la sua Cronica; Firenze, Succ. Le Monnier, 1880-87; I, 1113.

      31. Vedi il citato mio studio su Beatrice; ed ivi anche ciò che concerne il matrimonio stesso dell'Alighieri con la Donati.

      32. Le antiche rime volgari secondo la lezione del codice vaticano 3793, pubblicate per cura di A. D'Ancona e D. Comparetti; Bologna, 1875-1888; n.i DX, DXI, CMX. L'autenticità e realtà della «compiuta donzella di Firenze», che io, fin da quando (1887) scrivevo queste pagine, propendevo a sostenere contro gli assalti della critica dubitatrice, mi paiono ora validamente confermate nel bello Studio di Liborio Azzolina, La Compiuta Donzella di Firenze; Palermo, 1902; dove e quelle e altre (d'argomento amoroso) rime del Codice Vaticano ad essa comecchessia attinenti, sono esaminate con finezza di osservazione critica e con appropriata dottrina di storia e d'arte.

      33. Cronica fiorentina cit. in nota 21 a pag. 235-236.

      34. Parad. III, 108.

      35. Commento alla D. C. d'Anonimo fiorentino III, 51.

      36. Dino Compagni, III, X.

      37. Parad. XVI, 112-114.

      38. Pro coena maledictarum dominarum de Tosingis, riferisce il canonico P. N. Cianfogni (Memorie istoriche della basilica di S. Lorenzo; Firenze, 1804) essere intitolata, nel libro di Entrata e Uscita del Capitolo di San Lorenzo, sotto l'1 Maggio 1306, la spesa di quella imbandigione, «consistente in due capretti, due ventri di vitella, cinque paia di pollastri e altrettante di piccioni, un ventre di castrato, tre caci, otto dozzine e mezzo di pani, vino, frutte, pomaranci, treggea, spezie e lardo, colla spesa, in tutto, di otto lire, quattro soldi e sei danari» (vedi, qui subito appresso, il conteggio, di poco superiore, del Borghini). E poi lo stesso canonico Cianfogni soggiunge: «Chi fossero queste donne maledette, le quali dalla quantità delle vivande si vede che erano di un numero non indifferente, io non ho potuto rinvenirlo; siccome neppure si sa se questo fosse un obbligo del Capitolo, perocchè non vi sono libri anteriori, e dal 1307 fino al 1343 mancano tutti; e in quelli che seguono, di questa cena non se ne vede più fatta menzione». Io non sarei d'avviso che la cena fosse imbandita a donne, cioè non crederei che le «maledette» fossero le commensali e consumatrici: parecchia gente, osserva pure il Cianfogni, se si guarda la lista delle pietanze. Direi piuttosto che le «maledette» dessero, come di certo l'occasione e l'origine, così anche il nome alla cena; ma che questa poi fosse ammannita a tutt'altre persone che donne e Tosinghi, ma o a poveri o a religiosi, o altro che di simile: e ciò per un lascito nel cui titolo le «maledette donne dei Tosinghi» rimangono per noi un mistero. Mi capacita poco, che una casa come i Tosinghi, così fiera e burbanzosa e potente, volesse mandar le sue donne a quella periodica impinzatura di calendimaggio, accompagnata poi da quella amorevole denominazione. Peccato non usino più i romanzi storici, per ricamarvi un po' sopra! Il gran maestro di antichità fiorentine, Vincenzio Borghini (Autografi magliabechiani, X, 98, c. 57), pare vegga nella denominazione di «maledette» non altro che una imprecazione de' canonici all'indirizzo delle Tosinghe, seccati di dover tutti gli anni per cagion d'esse metter mano alla borsa e registrar quella spesa; imprecazione raccolta dal camarlingo, e sopravvissutaci in cotesta come motteggevole intestatura della partita: «Pro coena maledictarum dominarum de Tosinghis. Erano parenti del Vescovo, e dovevano farsi fare questa cena per piacevolezza: ma questi buon preti non ci avevano pazienza, chè spesono in tutto lire 8. 9. 10, che erano più di 3 lire delle nostre». Ma questa volta io non consentirei al maestro. In quel «maledette» della cena laurenziana commemorativa, mi par di sentire alcun che di consono al grido misterioso che aleggia fra gli alberi del sesto girone del Purgatorio dantesco: «Ricòrdivi, dicea, de' maledetti....»

      È stato popolare in Firenze, fino ai dì nostri il «lunedì dell'unte», cioè delle tessitore, che era il penultimo, o l'antepenultimo, lunedì del carnevale, giorno di scialo per coteste donne dei nostri camaldoli, con tavole apparecchiate anche su la strada: e doveva essere antichissimo, quanto forse la cena (tutt'altra cosa) delle «maledette».

      39. Parad. XV, 127-129.

      40. Protocollo di ser Uguccione di messer Ranieri Bondoni, B. 2126 dell'Archivio antecosimiano dei Contratti, nell'Archivio fiorentino di Stato. A c. 130 t., 11 aprile 1304.

      41. G. M. Brocchi, Le vite de' Santi e Beati fiorentini; Firenze, 1742-61; II, 339 seg. Vedi anche L. Santoni, Diario sacro ecc. con l'Elenco di tutti i Santi, Beati e Venerabili che sono nati domiciliati e morti in Toscana; Firenze, 1853; pag. 105. Piccarda, o col suo nome francescano suor Costanza, Donati è sotto il 17 ottobre. (La data de' «17 ottobre, a pag. 105» dell'Elenco di L. Santoni, è erronea. La vera è «17 dicembre, a pag. 128» del medesimo Elenco; dove anche altre cose, oltre quel doppione, sarebbero da raddirizzare.)

      42. Questo concetto fermai in una iscrizione pel Centenario di Santa Margherita da Cortona (1897), che qui ripubblico siccome non aliena dal carattere del presente mio libro:

      Coronazione di virtù miti in secolo feroce fu l'aureola della santità sulla fronte della donna medievale. Ma di eroica redenzione dalle abiezioni del peccato voluta e combattuta e vinta, ma di rivendicazione dello spirito immortale alla sua libertà, è confortevole simbolo anche nei mutati tempi la santità tua, o Margherita, o bella penitente, o consigliatrice di pace ai potenti del mondo, o iniziatrice di carità dagli abbienti ai poveretti; Maddalena dell'età fosca e luminosa, a cui Francesco ebbe nelle stigmate dell'amore universale rinnovato il dolce crocifisso Gesù.

      43. Leggenda della beata Umiliana de' Cerchi; Firenze 1827; a pag. 23, 34, 94, 50.

      44. N. Tommaseo, Lo spirito, il cuore, la parola di Caterina da Siena; premesso alle Lettere di lei (Firenze, Barbèra, 1860), a pag. CLXXXVI.

      45. G. Villani, VI, XXXIII: Gino Capponi, Storia della Repubblica di Firenze; Firenze, Barbèra, 1875; I, 29-30.

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