La donna fiorentina del buon tempo antico. Isidoro Del Lungo
pag. 176.
4. La donna; Milano, Agnelli, 1868; a pag. 41.
5. Lettere di una Gentildonna fiorentina del secolo XV ai figliuoli esuli pubblicate da Cesare Guasti; Firenze, Sansoni, 1877; a pag. XLIV: «Che le lettere familiari sono la prima fonte storica, è cosa nota; ma che nelle lettere delle donne sia riposta la storia più intima di un popolo, vorrei averlo mostrato io con questo volume». Lo stesso Guasti altrove (Opere; Prato, Succ. Vestri; I, 596) osserva che «gli storici fiorentini non sono molto larghi nel darci tipi di donna; ma quelle che ci mettono dinanzi agli occhi, son proprio degnissime di poema non che di storia.»
6. Giosuè Carducci, Alla regina d'Italia, XX novembre MDCCCLXXVIII. A pag. 858-860 delle Poesie, Bologna, Zanichelli, 1902. E in Confessioni e Battaglie, vol. IV delle Opere (Bologna, Zanichelli, 1890), a pag. 333-357, eterno Femminino regale. — Su l'uso e l'abuso, e la interpretazione critica, della frase goethiana «das Ewigweibliche» è da vedersi un bellissimo saggio di Michele Kerbaker, L'eterno Femminino e l'epilogo celeste nel Fausto di W. Goethe; Napoli, Pierro, 1903. «Per l'eterno Femminino, cioè l'eterna femminilità, nel senso più ovvio, chi non abbia riguardo al passo del Fausto, potrebbe intendersi la potente ed arcana attrattiva che la donna esercita sui sentimenti dell'uomo, mediante le speciali prerogative congenite alla sua complessione fisica e morale.» Ma dall'esame critico dell'epilogo celeste nel Fausto il Kerbaker conchiude, che quella «femminilità eterna» è «l'essenza stessa dell'indole femminile riguardata come una legge costante e provvidenziale della natura, in contrapposizione alla Mascolinità, e di cui la Beata Vergine, Madre di Dio e Regina dei cieli, è un simbolo». In quanto però la frase si presti, come s'è anche troppo compiacentemente prestata, a interpretazione astrattamente umana, non credo aver da pentirmi di quella che, in relazione col mio tema, a me venne fatto di darle: «idealità della donna, immanente nella storia».
7. Il canto XV, primo della trilogia fiorentina che il poeta svolge intorno alla figura luminosa del suo trisavolo Cacciaguida degli Elisei.
8.
Io mi volsi a Beatrice; e quella udio
pria ch'io parlassi, ed arrisemi un cenno
che fece crescer l'ali al voler mio.
Poi cominciai così....
XV, 70-73
Vincendo me col lume d'un sorriso
ella mi disse: Volgiti ed ascolta,
non pur ne' miei occhi è paradiso.
XVIII, 19-21
9. XV, 97-99 e segg.
10. Al geniale argomento appartengono: La donna genovese del secolo XV, di Carlo Braggio; Genova, dal Giornale ligustico, an. XII, 1885: — La donna nel Medio Evo a Venezia, di B. Cecchetti, Venezia, dall'Archivio veneto, an. XVI, 1886; e La storia di Venezia nella vita privata, di P. G. Molmenti, Torino, Roux, 1885: — gli studî di Lodovico Frati su La vita privata di Bologna dal secolo XIII al XVII; Bologna, Zanichelli, MDCCCC (dello stesso autore, anche La donna italiana secondo i più recenti studi; Torino, Bocca, 1899): — una Conferenza di Guido Biagi, La vita privata dei Fiorentini, fra quelle su La vita italiana nel Rinascimento; Milano, Treves, 1893 — una di Lodovico Zdekauer, La vita privata dei Senesi nel Dugento, e una di Eugenio Casanova, La donna senese del Quattrocento nella vita privata, fra quelle tenute dalla Commissione senese di Storia patria; Siena, Lazzeri, 1895-98; — La storia di Pescia nella vita privata, di Carlo Stiavelli; Firenze, Lumachi, 1903 — e nel libro La donna italiana descritta da scrittrici italiane in una serie di Conferenze tenute all'Esposizione Beatrice in Firenze (Firenze, Civelli, 1890), quelle specialmente di Maria Savi Lopez, La donna italiana nel Trecento; di Filippina Rossi Gasti, Le donne nella Divina Commedia; di Alinda Bonacci Brunamonti, Beatrice Portinari e l'idealità della donna nei canti d'amore in Italia.
11. Parad. XV, 130-135; XVI, 34-39.
12. G. Villani, IV, X,
13. G. Villani, IV, IX.
14. G. Villani, V, XXXVII. «Ma se nel 1209 accadde la venuta di Ottone in Firenze, il racconto è favola; chè.... diciannove anni avanti, Gualdrada e Guido eran congiunti, e fin dal 1196 avevano figliolanza»: nota il Guasti, Opere, I, 71. Ciò nonostante, il valor morale della gentile tradizione rimane intatto.
15. Parad. XXXI, 38-39.
16. Parad. XVI, 145-147.
17. Parad. XVI, 25.
18. Parad. XV, 97-99.
19. Dino Compagni, I, II.
20. Inf. XIII, 143-145.
21. «Allora lo romore fue grande; e fue messo in una bara, e la moglie istava nella bara, e tenea il capo in grembo fortemente piangendo; e per tutta Firenze in questo modo il portarono». Cronica fiorentina compilata nel secolo XIII; a pag. 234 del vol. II, P. Villari, I primi due secoli della storia di Firenze; Firenze, Sansoni, 1894.
22. Manzoni, Adelchi, IV, I.
23. G. Villani, VI, LXIX; Cronica malispiniana, CLXIV.
24. Dino Compagni, II, XXIX.
25. G. Villani, l. c.
26. Una di quelle «doti isfolgorate» di lire dugento, sappiamo oggi essere stata la dote che la Gemma di messer Manetto Donati portò a Dante Alighieri. L'illustratore di questo Nuovo Documento concernente Gemma Donati (U. Dorini, nel Bullettino della Società Dantesca italiana, N. S., IX (1902), fasc. 7-8, pag. 181-184) ha potuto sopra altri documenti fiorentini consimili rilevare che fra il 1276 e il 1316, sopra sessantasei doti, dieci vanno dalle 50 alle 200 lire o poco più, quattordici dalle 250 alle 500, quindici dalle 500 alle 700, tredici dalle 700 alle 1218, sei da fiorini 100 a 300, otto da fiorini 300 a 560. E si seguitò per questa via. Guido Biagi ha pubblicato (per nozze Corazzini-Brenzini; Firenze, 1899) Due corredi nuziali fiorentini (1320-1493), da un libro di Ricordanze dei Minerbetti, istituendo confronti su «ciò che fosse la vita fiorentina e nei primi del Trecento, quando non era ancor fatta la roba, e sul declinare di quel secolo decimoquinto, in cui la squisitezza del gusto raffinava e ammolliva il costume». Nel matrimonio del 1320 la dote è di 325 fiorini d'oro, e 35 fiorini d'oro le «dónora» ossia il corredo. Nel 1493, fiorini 800 la dote, fiorini