Alla finestra. Enrico Castelnuovo
che venga domani sulle dieci, all'ora che non c'è la zia.
— A proposito, e dov'è adesso la signora Marianna?
— Dorme col gatto in grembo.... di là in cucina.
Il giovine sorrise e poi domandò peritoso: — Vuol riprendere la sua cura?
— Sì, Maso, vorrei tentare. Mi pare impossibile ch'io non debba guarir mai.
— Ha ragione, — rispose l'altro con la baldanza della sua età. — Provi, provi, abbia pazienza a curarsi e vedrà che tornerà anche lei come le altre. Oh la Filomena ne ha fatte delle cure, più assai dei dottori con tutto il loro latino. Coraggio, Gegia, se lo ricorda di quando si correva insieme?
— Se me lo ricordo! E la nostra gita al Lido.... quell'estate?...
— Ah sicuro.... Quanti anni sono?
— L'anno prima ch'io m'infermassi.... d'estate.... Mi par ieri, c'era il babbo che aveva una giornata di libertà, c'era tuo padre buon'anima e la tua mamma, oh guarda che adesso ti do del tu come allora....
— Si figuri.... Ma è quello che deve fare....
— Purchè tu faccia lo stesso....
— Eh mi ci proverò.
— E c'era anche la Pina, — continuò la ragazza, — eravamo insomma una brigata d'otto o dieci. Ci dirigemmo a San Nicolò del Lido, tirava un venticello fresco ch'era una delizia e la barca andava su e giù, su e giù.... Mi par di vedere ancora una dozzina di barche di pescatori che, in fila, si dirigevano al porto.... Avevano il vento in poppa, le vele spiegate, certe vele a rattoppi, giallastre, rossiccie, con un emblema per ciascuna, o la Madonna, o un Santo, o un cuore, o un mostro marino.... Le ci sfilarono davanti una dopo l'altra queste barche, e noi si gridava «Buona pesca!»
— Che memoria ha! — esclamò Maso.
— Oh Maso, — replicò la Gegia, — tu hai visto tante cose nel mondo, io ne ho viste così poche.... È naturale che me ne rammenti. — Indi riprese animandosi sempre più: — A un punto il babbo perdette la pazienza e disse: Come si va adagio! E afferrò il remo d'uno dei barcaiuoli e si mise a vogar lui.... Allora sì ci parve di volare sull'acqua.... E il desinare sotto il gran platano, lo hai presente?
— Un poco....
— Soltanto il principio, siamo intesi.... Perchè ho una gran paura che noi ragazzi fossimo brilli dopo il primo bicchiere....
— Lo credo anch'io, — proruppe Maso ridendo, — perchè ho una vaga reminiscenza che quel famoso albero mi volesse cascare ogni momento sulla testa.
— Ma! Per me le son cose finite.... E intanto ti trattengo qui con queste chiacchiere, e chi sa quante belle tose ti aspettano.
— Oh mi canzoni — disse Maso. E soggiunse:
— Dunque andrò per la Filomena.
— Sì, grazie.... E scusa, sai.
Il giovine sgusciò via.
X.
Era altrettanto facile di guarire la Gegia, quanto di far passeggiare per la piazza il campanile di San Marco; nondimeno la ciarlatana si guardò bene dallo scoraggiare la inferma; la rimproverò anzi di non aver fatto nulla da un paio d'anni, ma le soggiunse che ciò non rendeva punto disperata la cosa e che perseverando nei rimedi ella avrebbe potuto ricuperar pienamente l'uso delle sue gambe. Indi le ordinò certi empiastri di sua recente invenzione, che s'erano chiariti efficaci in casi più gravi del suo. E la Gegia sperò e ubbidì ciecamente alle prescrizioni della ciarlatana, dando fondo per pagarla a poche lire ch'ella aveva risparmiate in più anni. Non toccò per altro il napoleone d'oro che le era stato regalato tanto tempo addietro dalla Lotte; questo napoleone, che le rimordeva di quando in quando la coscienza, ella aveva destinato di serbarlo ad un'opera buona, di farlo servire a vantaggio di qualchedun altro.
A Carletto la Gegia non disse nulla della cura intrapresa. Bensì a lunghi intervalli si lasciava sfuggir qualche parola che accennava all'idea della guarigione, faceva qualche progetto per quando fosse guarita.
Così pure, da pochi giorni e precisamente dacchè Carletto le aveva riferito il colloquio avuto con sua madre intorno a lei, ella aveva ripreso ne' suoi ritagli di tempo un'occupazione smessa da un pezzo: quella dei fiori di carta.
Un dì Carletto se ne accorse e le chiese: — Anche i fiori sa fare con quelle sue manine?
— Sono inezie.... Ho imparato da una signorina tedesca che abitava costì....
— Come son belli!
— Le piacciono?
— Tanto. E lavora per commissione?
— Sì — rispose la Gegia abbassando gli occhi e sorridendo.
— Lo sa, signora Gegia — disse Carletto alcuni giorni dopo — che mi son fatto fare il ritratto?
— Mi canzona? Il ritratto?
— In fotografia.... C'è un mio amico che s'è messo a fare il fotografo e ha voluto usarmi questa cortesia. Me ne diede sei copie.
— Davvero? — soggiunse la Gegia e non osava chiedergliene una. Poi, sforzandosi di parer disinvolta. — Sarà una sorpresa che vorrà fare alla sua amorosa....
— Ma se non l'ho, io, l'amorosa.
La povera Gegia non osava sperare di esser lei la preferita; pur le era un gran conforto il sentire che il cuore di Carletto fosse libero. E si fece coraggio a dire:
— Già che ne ha sei copie, potrebbe darmene una?
— Sicuro che gliela darò.
— L'ha con sè?
— No, la porterò domani.
— Si ricordi, sa — disse la Gegia a Carletto, quando questi alla solita ora si mosse per andarsene.
— Oh non dubiti.
Di lì a un'ora si bussò alla porta della Gegia.
— Chi è? — disse la ragazza.
— Sono io, sono Carletto che le porto oggi stesso il ritratto. Posso entrare?
— Vengo, vengo — disse la Gegia tutta confusa di questa visita che le metteva addosso uno strano turbamento.... Non ch'ella potesse temere della sua riputazione. Prima di tutto c'era nella camera attigua la zia Marianna: poi chi si sarebbe sognato di attribuire un intrigo galante a lei, la storpia, la paralitica? Ella pensava invece che Carletto non l'aveva vista sino allora che dalla finestra; egli poteva crederla impedita nei movimenti, non rattratta com'era.
Depose in fretta sopra il tavolino che le stava allato la ciotola di perle e gli aghi, si ravvolse le gambe in una coperta di filo, tanto per nascondere alla meglio la parte inferiore della persona; quindi tirò la funicella che girava tutto intorno alla parete e di cui uno dei capi pendeva vicino allo stipite della finestra, a portata della sua mano, l'altro era legato al saliscendi dell'uscio.
Carletto entrò.
— Perdoni la libertà, signora Gegia — egli disse — ma ho pensato che domani debbo andare al tribunale per conto dell'avvocato e trattenermivi forse tutto il giorno. Così volli anticipare e farle oggi una visitina.... Eccole il ritratto.
E le porse una fotografia molto mediocre, che per vero dire non adulava l'originale, nè faceva un grande onore all'artista.
Carletto aveva stimato opportuno di farsi ritrarre in piedi, locchè dava maggior risalto al taglio disgraziato del suo soprabito e alla cortezza fenomenale de' suoi calzoni, dono generosissimo del principale, ch'era nomo di statura al disotto della mezzana. Inoltre