Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi. Augusto De Angelis

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informazioni e si fece dare il numero di miss Lolly Down. Ignorava se la americana avesse un telefono e il suo era un tentativo per guadagnar tempo. Fu con soddisfazione che sentì la signorina enunciargli il numero.

      Furono lunghi a rispondere. O dormivano o le due donne non erano ancora rientrate in casa.

      Ma la cameriera?

      Fu una voce irata che rispose. La riconobbe subito.

      — Parlo con la signora Dorotea Winckers Shanahan?

      — Chi è?

      — Polizia! Il commissario De Vincenzi.

      — Che c’è ancora? E di notte, poi!

      — È accaduto un fatto molto grave.

      — Non m’interessa nulla! Non ci può essere alcun fatto grave che mi riguardi!

      — Che riguardi lei, no! Ma ritengo che il suo interesse si risveglierà, quando le avrò detto che siamo al terzo morto!

      Seguì un silenzio. Poi la voce suonò rotta e ansiosa.

      — Come? Che cosa dice?

      — Dico che c’è un altro morto.

      — Non mi riguarda! Non può riguardarmi!… Lei continua a pensare che io…

      — Non penso nulla!… Hanno ucciso il Pastore!… Fu un grido che gli rispose.

      — Non è vero!… Perché?… Chi può averlo ucciso?…

      A bella posta, il commissario tacque per qualche istante. La vecchia, presa da un’ansia disperata, gettò dentro il microfono le sue domande incalzanti, violente, disperate.

      Poi la sentì parlare con qualcuno che si trovava presso di lei, nella stanza. «Hanno ucciso… il Pastore!…» diceva. «Ma non è vero! Non spaventarti! Non può esser vero!».

      Parlava con miss Lolly.

      — Vuol venire subito in Piazza Mentana, signora Shanahan? Credo che lei ci potrà essere di molta utilità…

      — Vengo!

      Si sentì lo scatto dell’interruttore. De Vincenzi uscì dalla cabina.

      Perché aveva mentito a quel modo? Il giuoco poteva essere molto pericoloso per lui. Ma risolutivo. Era determinato ad uscirne.

      Avrebbe osato tutto per tutto. Senza dubbio, quel che stava facendo era illegale. Ma non poteva continuare a combattere contro le ombre.

      Se la sua teoria era giusta, i fatti adesso si sarebbero dovuti svolgere come lui voleva. E tra qualche ora tutto sarebbe finito.

      E se non lo era?… Alzò le spalle. Bah! Avrebbe dato le dimissioni e se ne sarebbe andato nell’Ossola, con sua madre, la vecchia Antonietta, le galline e i porci. Una vita migliore, in fondo, che gli avrebbe permesso di leggere tutti i libri che voleva e di vivere per qualche tempo in pace. Intanto, a una simile eventualità era sempre preparato. Lui faceva il suo mestiere a quel modo e non avrebbe saputo farlo altrimenti. Finché durava!…

      Rientrò nella casa del Pastore e chiuse la porta.

      Nella sala trovò tutti coloro che vi aveva lasciati, tranne il medico, il quale certo non aveva aspettato ad andarsene.

      — Debbo pregarla di seguire il vice commissario a San Fedele, signor Pastore. Ho bisogno di metterla a confronto con varii individui che sono stati arrestati e uno dei quali può essere il suo aggressore di questa sera.

      Il Pastore si sollevò di scatto. Appoggiò i pugni alla scrivania e lo fissò con occhi fiammeggianti. Chissà che cosa avrebbe detto; ma si contenne.

      — Le sembra proprio necessario che un tale confronto avvenga subito, questa notte? Ho il dubbio fondato ch’esso risulti perfettamente inutile. Io non potrò riconoscere un uomo che ho appena scorto e che molto probabilmente era truccato…

      C’era un enorme disprezzo e molto sarcasmo sotto la freddezza glaciale delle sue parole.

      — Quasi certamente ella non lo riconoscerà; ma io non posso e non debbo rinunciare al tentativo. La prego di acconsentire. Sani, accompagnalo.

      Il Pastore girò lentamente attorno al tavolo, staccò il cappello dal muro dov’era appeso, si diresse verso la porta.

      — Andiamo.

      De Vincenzi aveva afferrato Sani per un braccio e gli parlava rapido all’orecchio.

      — Tienilo nella tua camera. Impiega tutti i mezzi perché lui si avveda il più tardi possibile che il mio è un inganno. Ad ogni modo non lo far uscire da San Fedele, anche dichiarandolo in arresto, se occorre. Assumo io la responsabilità di tutto.

      — Come vuoi.

      Il Pastore s’era voltato e li guardava.

      — Va’…

      Quando stava per uscire, il Pastore si pose il cappello in testa; ma subito se lo tolse. Sulle bende che glielo gonfiavano, quel cappello di feltro bigio era rimasto sollevato come un uccello e lui aveva dovuto sentirne il ridicolo.

      De Vincenzi li accompagnò fino alla porta e stette a guardarli scomparire per la piazza.

      Pioveva. Una pioggerellina sottile, fumosa, così densa di vapore da dar la impressione che fosse scesa la nebbia. I due divennero subito due ombre nere, appena varcato l’alone di luce del fanale.

      Purché non si fossero incontrati con Dorotea Winckers Shanahan…

      Il commissario rimase qualche minuto sulla soglia. Guardava le due ombre. Ombre erano, infatti! Una soprattutto. E lui ancora non vedeva che ombre e una fitta cortina di nebbia davanti a sé…

      Che cosa sarebbe accaduto adesso?

      R

      Il tranello

      — Voi due, ohi!

      Fu la sua voce più squillante, la più poliziesca che avesse, quella che gli uscì dall’ugola.

      La vecchia e lo gnomo, sbilenco e sciancato, col suo unico occhio e la barba fiammeggiante, si sollevarono di colpo e rimasero a guardarlo, con le mani all’aria. Erano grotteschi e comici, ma anche tragici sotto il grande Cristo appeso alla Croce, con la testa reclina e il costato sanguinante.

      Si tenevano contro la parete, proprio sotto il Redentore, davanti ai cassetti della scrivania del Pastore, che loro due avevano aperti e nei quali stavano frugando febbrilmente, quando il commissario era entrato.

      De Vincenzi avanzò rapido, girò di fianco, guardò nei cassetti.

      I due tenevano sempre le mani all’aria, forse per mostrare che non avevano preso nulla, ma più probabilmente per un’abitudine davanti alla minaccia.

      I cassetti non contenevano che carte e adesso eran tutte sossopra.

      — Che cosa cercavate? – e fissò negli occhi la donna.

      Era lei la più forte, era lei che guidava ogni azione del nano. Certo, non poteva che esser stata lei a ordinargli di frugare, di far presto, prima che il poliziotto fosse tornato. E la vecchia rispose:

      — Non so! Ma qualcosa poteva esservi. Sapevamo che lei, adesso, avrebbe cercato da per tutto.

      E lo guardava, sfidandolo.

      Almeno, questa qui non mendicava scuse.

      — Perché?

      Alzò le spalle e fece una smorfia.

      — La polizia cerca sempre dovunque… anche senza ragione…

      — Siete pratica di polizia, voi!?

      Non si curò di rispondere. L’uomo teneva sempre le mani sollevate.


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