Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi. Augusto De Angelis

Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi - Augusto De Angelis


Скачать книгу
l’altro… l’altro uomo, che lo accompagnava, che figura aveva?».

      «Più bassa del primo… Un pastrano lungo… Un cappello floscio… Ma le ripeto, li abbiamo veduti per qualche secondo appena a una distanza di almeno cento metri…».

      «Le è sembrata una figura nota?».

      «Nota? Che cosa vuol dire, lei? No… Non mi è sembrata la figura di qualcuno che conoscessi… Ma quasi certamente l’altro non era il senatore e lei non deve dare importanza a questo particolare… Glielo abbiamo riferito, soltanto perché ce lo ha chiesto…».

      «Naturalmente…».

      Ma De Vincenzi da quel momento fu sicuro che Edoardo e Patt, all’una e mezzo circa della notte precedente, avevano veduto proprio il senatore Magni assieme al suo assassino… Quella sicurezza, però, assolutamente istintiva e per nulla giustificata, che valore, che peso poteva avere?!

      In quel momento, la porta si aprì e Sani mise dentro la testa.

      «Ti chiamano al telefono da dieci minuti, almeno…

      Una comunicazione grave… Il telefonista afferma che il tuo apparecchio non risponde…».

      «E ha ragione!» esclamò ridendo De Vincenzi e afferrò il cornetto.

      «Pronto!… Sì… Il ricevitore era staccato. L’ho staccato io, non ci badare… Parla!…».

      Poi tacque per ascoltare. Il dottore e Patt videro che si mordeva le labbra, reprimendo un’esclamazione. Era diventato livido. Stringeva il cornetto con tanta forza, che la punta delle dita gli si era fatta bianca.

      «Va bene» articolò finalmente. «Lascia un agente di guardia sul posto e fai avvertire i pompieri che domattina all’alba prosciughino la Darsena e cerchino la borsetta della ragazza… Non c’è altro da fare. Non comunicate la notizia a nessun giornale, questa notte».

      Riappese il ricevitore. Chiamò con voce metallica: «Sani!».

      Il vicecommissario accorse.

      «Telefona di nuovo a tutti i commissariati: che cerchino quel Santini… sai?…».

      «So» disse Sani. «Il fratello…».

      «Sì. Lo debbono trovare a ogni costo… Mettiti in campagna anche tu, subito. Qui resterò io».

      «Vado».

      E il vicecommissario uscì in fretta.

      De Vincenzi fissò i due giovani.

      «Hanno ripescato nella Darsena di Porta Ticinese, il corpo di Norina!».

      «Affogata!» esclamò la ragazza con orrore, mentre il dottor Verga balzava in piedi.

      «Strangolata» disse De Vincenzi lentamente.

      I due tacquero. Inconsciamente, Patt si avvicinò all’uomo e gli prese il braccio.

      «Buona notte!» articolò De Vincenzi. «Possono andare…». Essi uscirono.

      Il commissario, rimasto solo, si passò una mano sulla fronte. Quest’altro assassinio lo sconvolgeva, oltre che per la brutalità atroce con cui era stato commesso e per la giovinezza fragile della vittima, perché veniva a far cadere tutta la sua teoria, se pur di teoria si poteva parlare.

      Chi lo aveva commesso? Lo stesso uomo, che aveva ucciso con due colpi di rivoltella il professore Magni? E perché? Forse, per toglier di mezzo un testimonio pericoloso.

      Che imbecille era stato lui a non interrogare subito la cameriera! Si sarebbe preso a schiaffi! Aveva voluto darle il tempo di calmarsi, senza turbarla ancor di più con un interrogatorio e così l’aveva lasciata prima in preda al proprio terrore e poi sola e indifesa in balia dell’assassino!… E adesso ricercava il fratello!

      Trasse dal cassetto la fotografia del marinaio e la fissò lungamente. Possibile che quello fosse l’autore dei due omicidi? Un avanzo di galera, un fuori legge, un losco individuo traviato nel corpo e nell’anima!… Ma perché lo avrebbe fatto? C’era sotto, dunque, una storia infame di ricatti e di agguati? Un delitto volgare, un delitto di teppa?!

      Si alzò e cominciò a passeggiare per la stanza. Andava con rapidità febbrile. Il cervello gli bolliva.

      Vedeva il corpo nudo di quella ragazza, illividito, bruttato di melma, sul marmo dell’autopsia.

      L’avevano strangolata e poi gettata in acqua. S’era sentito il tonfo. La piazza era deserta. Il vigile di guardia al principio di corso San Gottardo s’era avvicinato allo specchio d’acqua, più per curiosità che per altro, e aveva veduto il corpo per metà soltanto sommerso, che le sottane s’erano attaccate alle punte delle paratie, sopra le griglie… Lo avevano ripescato coi raffii…

      Povera figliola!

      Era bella. Tutte donne belle attorno al cadavere di quell’uomo, che era andato a farsi ammazzare fra i libri! Poiché De Vincenzi, ormai, sapeva che il senatore era stato ucciso dentro la libreria. Proprio in quel posto dove lo avevano trovato.

      Già lo aveva supposto, quando aveva notato la stranezza di quella striscia fatta sulla polvere; ma poi, al pomeriggio ne aveva avuto la certezza, perché aveva trovato la seconda pallottola conficcata nel dorso di pergamena di un volume, su di uno scaffale della terza camera del retrobottega, proprio di fronte al cadavere…

      Ed era possibile che fosse stato quel marinaio?… Un delitto di teppa!…

      Si fermò. Scosse violentemente la testa. Non poteva essere. Non doveva essere! La chiave del negozio l’aveva la portinaia… Rivide davanti a sé l’uomo seduto al deschetto di calzolaio, stringere il trincetto lucente nella, mano…

      Lo sentiva dire con quella sua vocettina fessa, da rachitico: «All’osteria di via Cesare Battisti… ci sono i testimoni… ho l’alibi!…».

      E doveva averlo realmente l’alibi, quello lì!…

      A passi lenti, tornò al tavolo, sedette.

      Si frugò nelle tasche, ne trasse il ritaglio del giornale, col ritratto del senatore Magni. «Uno dei più chiari luminari della scienza» c’era scritto sotto. E quella povera ragazza lo aveva ritagliato e lo conservava nel cassetto della sua camera, tra le lettere dei genitori!

      Aveva cacciato di nuovo la mano nella tasca della giacca e sentì un cartoncino. Non rammentava d’averlo. A un tratto, il volto gli si illuminò. Era la scheda che gli aveva consegnata Pietrosanto. «La Zaffetta — Venetia, 1531». «No!». Quasi gridava di gioia.

      Non poteva esser stato un delitto di teppa, un delitto volgare!

      Avevano rubato un volume: una piccola opera erotica rarissima!…

      Lui non si sbagliava!

      Squillò il campanello.

      «Pronto! Sì, pronto, per Dio!…».

      «C’è il commissario di via Meda» gli disse la voce del telefonista.

      «Dammelo… Pronto!… Sì… Sono io…». «Abbiamo arrestato adesso in casa sua a Ponte Vetero il nominato Pietro Santini…». «A che ora dice d’esser rientrato a casa?».

      «Alle nove. È ammonito e doveva trovarsi a casa a quell’ora. Ma vacci a credere!».

      «Bene… Fammelo portare subito a San Fedele…».

      E riappese il ricevitore.

      Alle nove il fratello di Norina si trovava realmente a casa? Purché avesse pronto almeno un solo testimonio attendibile!

      R

      «Povera figliaccia di mamma sua!»

      Appena giù dal tassi, davanti al portone di San Fedele, il giovanotto si fece venire


Скачать книгу