Della scienza militare. BLANCHY
difficile dedurne il nesso che tutte le scienze hanno tra esse e quello che costituiva l'oggetto principale del nostro lavoro. Tutti questi lavori sussidiari sulle scienze morali formano trentanove discorsi, di cui quattordici sono di giá nella Miscellanea pubblicata al 1836 e preceduti da una prefazione per mostrarne il legame.
Cosí credemmo che quanto asserimmo nei nostri Discorsi veniva appoggiato dai nostri lavori sussidiari; e che se in essi si trovava che da qualunque punto si prendeva ad osservare il movimento della societá e dello scibile, questo svelava la loro unitá, ben dicevamo in conseguenza quando stabilimmo che lo stato della scienza militare presso un popolo doveva iniziare all'insieme del suo stato sociale. Il che dir voleva il chiaro signor Cousin quando nella sua lezione nona del Corso del 1828 queste eloquenti parole pronunziava: – «Datemi – egli diceva – lo stato militare di un popolo e il suo modo di far la guerra, ed io m'incarico di rintracciare tutti gli altri elementi della sua storia, poiché tutto a tutto si lega e si risolve nel pensiero come principio e nell'azione come effetto, nella metafisica e nella guerra. Perciò l'organizzazione degli eserciti, la strategia stessa importa alla storia. Voi tutti avete letto Tucidide. Vedete il modo di combattere degli ateniesi e de' lacedemoni. Atene e Sparta vi son tutte intiere».
Questo luogo riportato, che basta al nostro fine e che dá un appoggio autorevole alla nostra tesi, vien confermato da quanto un uomo illustre nella guerra, nella pace e nelle lettere diceva sullo stesso subbietto. Ecco come il generale Foy si esprime nella Guerra della penisola da esso dettata (pagina 259, libro quinto): – «Il genio della distruzione ha le sue sublimi rivelazioni, le quali risvegliano una potenza di pensiero superiore a quella che presiede alla creazione della poesia e della filosofia, e la piú alta parte dell'arte, la strategia, è filantropica nei suoi svolgimenti».
Chiara è la concordanza de' due autori i quali partendo l'uno dalla filosofia e l'altro dalla guerra, giungono ad esporre la stessa veritá, base del nostro lavoro.
Avendo cosí dimostrato il nesso della guerra con le scienze fisiche e morali, dovemmo per il metodo adottato trattare piú particolarmente le quistioni secondarie della guerra e farne apparire le relazioni ed il nesso con le principali; per cui profittammo della militare Antologia, di cui il benemerito redattore fu compiacente a permetterci d'inserire una serie d'articoli che avevano per fine di risolvere alcune quistioni della scienza che importanti ci sembrano e che sono le seguenti:
1. La guerra è una scienza?
2. Si può col solo entusiasmo popolare combattere con successo eserciti regolari?
3. Vi sono dei limiti nella scienza della guerra, nella sua applicazione, che derivano dallo spazio, dal tempo e dagli accidenti locali? questi ostacoli possono dal genio essere sormontati? i metodi possono contribuirvi? i grandi capitani fanno scuola? fino a che punto la loro azione è circoscritta? le guerre fatte ad un popolo barbaro sono sufficienti a stabilir la riputazione di un gran capitano?
4. Che azione esercita la militare amministrazione sulle operazioni belliche? il comando ed il governo di un esercito richieggono identiche o diverse qualitá? dallo stato dell'amministrazione di un esercito può dedursi lo stato di civiltá di un popolo e fino a che punto?
Gli articoli sulle Lezioni di strategia del capitano Sponsilli sí giustamente apprezzate dai conoscitori, e l'analisi del Saggio di fortificazioni del tenente colonnello Uberto, opera pregevole, ci posero al caso di determinare che la guerra era una scienza non esatta ma approssimativa, che rivestiva piú il carattere delle scienze morali che dell'esatte e naturali, perché né la geometria né le sostanze erano esseri liberi ed atti ad operare d'appresso la loro istantanea determinazione, e che facendosi la guerra con gli uomini e per gli uomini, per quanto artificialmente si circoscrivesse la volontá de' piú, questa sovente si mostrava, e sempre nell'alta gerarchia era piena ed intera, e che in conseguenza era speranza vana sottometterla alle regole delle scienze esatte; che se ciò si era potuto fare non completamente ma in un modo piú largo per la guerra d'assedio, era giusto, perché ivi gli elementi materiali accennati avevano una maggiore importanza, e se le previsioni scientifiche di quelle operazioni non si realizzavano pienamente, era sempre l'effetto della influenza delle milizie, cioè degli uomini, che impedivano l'esito calcolato; e questo esempio dimostrava l'impossibilitá di sottomettere la guerra di campagna a risultamenti esatti e preveduti, e che vera restava la massima del grandissimo in guerra, che in essa la parte morale determinava i risultamenti per tre quarte parti.
L'articolo che dettammo sulla Filosofia della guerra dello Chambray e quello sulla Biblioteca storica militare pubblicata dal Souvant e dal Leskine ci servirono a fermare lo stesso enunciato principio, cioè che stabilendo che la guerra come le scienze tutte aveva la sua parte filosofica, bisognava da un tal lato considerarla per iscovrire le sue intime relazioni con le scienze morali, e che perciò rivestiva lo stesso carattere di esse, cioè di essere per loro natura non esatte ma approssimative. E al proposito della scelta collezione storica indicata, cercammo dimostrare che la cognizione delle storie era necessaria agli uffiziali, perché in esse si osserva l'influenza della libera volontá dell'uomo sugli avvenimenti, e che quella dell'antichitá metteva in luce che nelle belliche scienze vi era una parte fissa indipendente dai tempi e dai luoghi.
Risoluta cosí la prima quistione con corrispondente sviluppo, consacrammo diversi articoli a mettere in luce la seconda.
Gli articoli sulla guerra di Spagna dal 1808 al 1814, sulle Memorie del maresciallo Saint-Cyr che trattavano delle campagne del Reno fino al trattato di Campoformio, e sulla corrispondenza del general Washington ci hanno offerti tre teatri diversi e tre guerre celebri, il cui risultamento è stato egualmente favorevole al popolo che si difendeva; perciò bisognava, per cosí dire, decomporre tutti gli elementi di difesa, calcolarne il valore, metterli in equazione con gli estranei ad essi, che erano antico retaggio o accidenti fortuiti i quali hanno facilitato il risultamento, e avendoli cosí ridotti, esaminare qual era stata la parte reale e positiva del successo, e se separato da elementi ad esso estranei e di altra natura, avrebbe l'istesso felice successo avuto la gente che si difendeva.
Per la Spagna trovammo che senza le condizioni di spazio, di suolo, degli antecedenti storici e del carattere nazionale e peculiare, l'alleanza e i soccorsi degl'inglesi, e le guerre che dal nord richiamavano tutta l'attenzione della Francia, e senza che la reazione generale della coalizione non solo di diverse nazioni, ma anche di princípi che affini non erano tra essi, avesse rovesciato l'impero, la nobile perseveranza degli spagnuoli non gli avrebbe preservati dalla sommissione che potevano senza disonore accettare dopo tanti sforzi fatti. Per la Francia mostrammo che le tradizioni militari, lo spirito bellicoso del popolo, la fortificata frontiera, la civiltá sparsa nelle classi che rendeva un uffiziale atto a rimpiazzare anche nei gradi piú elevati, la forte e solida istruzione dei corpi scientifici hanno potuto dar vita e direzione all'entusiasmo da cui le masse erano animate, le quali soccombevano e di panico terrore erano prese quando queste condizioni mancavano; e in ultimo che senza gli errori dei coalizzati politici e militari, sembrava ai piú caldi amatori della patria molto incerta anzi funesta la lotta. Per gli americani considerammo tutt'i vantaggi che ha un paese sí vasto, dove gli accidenti naturali del terreno, come fiumi e monti, sono di una dimensione superiore alle proporzioni degli stessi accidenti in Europa, ove l'esercito nemico doveva essere trasportato e alimentato per mezzo del mare; ciò che circoscrive il numero e rende incerte le operazioni che su di un elemento al calcolo ribelle debbono combinarsi senza poterlo evitare, anche aggiungendo a ciò le difficoltá locali e gli aiuti della Francia e della Spagna e il merito relativo ma incontestato del duce americano. Posti questi elementi a calcolo, ridotto al suo vero valore l'entusiasmo popolare dalla corrispondenza confidenziale ed uffiziale di Washington, dá per le sorti dell'America lo stesso risultamento che per la guerra della Spagna e della Francia, sostenuta contro eserciti potenti ed agguerriti. E non senza ragione ci siamo su questo subbietto fermati, perché abbiamo veduto lagrimevoli effetti, quando si è voluto dedurre da questi tre esempi che indipendentemente da tutti gli altri elementi o di circostanze naturali o fortuite, ogni azione solo con il popolare entusiasmo poteva bilanciare con successo eserciti numerosi, agguerriti e disciplinati; per cui credemmo dovere nei limiti de' nostri mezzi combattere un errore che se aveva fatto del male nel passato, poteva farne anche nel tempo avvenire.
Alla terza quistione ch'è piú comprensiva dedicammo l'articolo sulla Spedizione