Della scienza militare. BLANCHY
determinarci a riunire in un volume i nove discorsi sulla scienza militare pubblicati nel Progresso, sentiamo il bisogno di esporre, com'è dovere, quali ragioni ci abbiano spinto a riprodurre sotto altra forma ciò che era di giá pubblicato.
L'indulgenza dei lettori ed il consiglio d'amici che veneriamo sott'ogni aspetto hanno vinta la nostra esitazione a produrre riuniti i mentovati discorsi. Solo nel mentre che ci veniva consigliato con ragione di dar loro una forma piú atta ad una pubblicazione compiuta e di svolgere maggiormente il nostro soggetto, noi abbiam creduto doverli riprodurre identicamente, non dissimulandoci punto che vi sieno in essi molte ripetizioni, indispensabili alle pubblicazioni che si succedono a distanza di mesi, le quali non presentano nessun vantaggio allorché si riuniscono in un corpo. Per conseguenza ci prendiamo la libertá di esporre i motivi che non ci han fatto deferire a' loro benevoli e savi consigli.
È nostro progetto, se questo imperfetto lavoro attirerá l'attenzione dei sapienti ed i giornali letterari ci onoreranno della loro critica, di rettificare e modificare le nostre idee, riducendole ad una storia delle scienze belliche considerate sotto l'aspetto stesso che abbiam preso di mira in questo lavoro preliminare. In quella potremo svolgere il soggetto e trattarlo con maggiore sviluppamento, particolarmente rispetto ad alcune sue parti; il che i limiti in cui eravamo ristretti nel suddetto giornale ci vietavano di fare. E per enumerare qualcheduna di queste parti, tratteremo la parte antica piú distesamente, analizzando le campagne dei gran capitani dell'antichitá e le opere degli scrittori militari di quel tempo; cercheremo penetrare nello spirito delle istituzioni militari dei popoli colti dell'antichitá, mettendo il tutto in confronto dello stato scientifico e sociale di quei periodi istorici; daremo maggior estensione a ciò che riguarda l'amministrazione militare in tutt'i tempi; entreremo in qualche particolare sul soldo delle truppe e sullo stato contemporaneo delle rendite pubbliche; faremo conoscere piú minutamente l'organizzazione e i metodi seguiti negli ospedali militari, importanti stabilimenti come segno di civiltá e di umanitá; i progressi della legislazione militare, la natura delle pene ed il metodo di procedura saranno egualmente trattati piú a lungo; il dritto delle genti considerato nei suoi rapporti con la guerra per la sorte de' prigionieri di guerra e del loro trattamento, i sistemi delle capitolazioni e trattati militari, della gestione e sorte dei paesi militarmente occupati, sviluppati piú estesamente; daremo novelle pruove dei rapporti dello stato della civiltá con quello della guerra. Se vita e forza avremo e se saremo incoraggiati nella nostra impresa, ce ne occuperemo caldamente, avendo di giá meglio di cinquanta memorie composte sopra oggetti che vi corrispondono, ove è deposto il frutto delle nostre letture, delle nostre osservazioni e delle interessanti conversazioni avute cogli scrittori militari piú distinti dell'epoca e con sapienti e capitani tali che se volessimo nominarli, sarebbero garentia sufficiente della nostra asserzione. Illuminati ed incoraggiati da uomini distinti e modesti, ci auguriamo di poter menare a buon fine un'impresa che ci ha occupato dall'anno 1804, epoca in cui il nostro primo informe progetto a questo riguardo fu concepito.
Tanto tempo e tanta perseveranza se non sono una guarentigia di buona riuscita, il sono almeno di buona volontá e di coscienza nel lavoro: questa convinzione ci consola e ci conforta al tempo stesso.
DISCORSO I
Idee generali intorno alla scienza militare ed alle sue relazioni colle altre scienze e collo stato sociale.
Volendo pubblicare alcune idee sulla scienza militare, crediamo utile anzi indispensabile esporre innanzi ogni cosa il metodo piú atto a seguire in questo lavoro, a fine di renderlo piú chiaro ai lettori. E perché abbiamo in animo di scrivere non solamente pei militari ma bensí per coloro che attendono all'altre scienze, stimiamo sia d'uopo far noto il rapporto e il collegamento che la scienza della quale trattiamo ha colle altre. Ad ottener questo fine conviene risolvere le seguenti quistioni:
1. La disposizione alla guerra nasce forse dalla nostra natura ovvero dalla corruttela di essa?
2. Quai sono le relazioni che passano tra lo stato sociale e la scienza bellica?
3. In che modo la scienza bellica si lega alle arti e alle scienze i cui progressi costituiscono la civiltá di un popolo? Indispensabile è dessa per conservare?
4. Giova forse a sviluppare l'intelletto e la volontá?
La storia dell'umanitá come pure l'analisi del cuore umano rispondono alla prima quistione con buone ragioni, con molti fatti.
Ogni volta che si considerano i mali della guerra e si calcolano gli effetti che avrebber prodotti tanti mezzi rivolti a distruggere se in quella vece fossero stati impiegati a creare, e da ultimo s'ha riguardo all'umanitá oltraggiata in mille guise, debbono al certo riputarsi giustissimi i precetti della religione, i consigli della filosofia contro questo flagello, e parimente si scorge perché sia stata attribuita la guerra piuttosto alla corruttela della nostra natura che alla stessa natura.
Ciò non pertanto una piú grave ed accurata disamina fa chiaro esser ella inevitabile non solamente, ma utile ancora nella nostra imperfetta esistenza, perocché egli è mestieri che sia negli uomini una forza la quale difenda contro l'assalitore e i prodotti del proprio lavoro e l'altre cose piú care.
Se lo scopo di una bene ordinata societá si è quello di rendere la ragione forte e la morale armata, secondo la felice espressione del traduttore di Platone, risulta che nelle societá non ancora del tutto formate, per conservarsi a fronte di altre meno avanzate in pubblica ragione ed in viver civile, sia d'uopo quella disposizione indicata di sopra, la quale fa risaltare una delle piú nobili passioni che toccata sia in sorte all'umanitá, cioè quella mercé della quale ciascuno sagrifica se stesso a pro del comune. Dove un tal sentimento invale in una societá, dee questa stimarsi arrivata al piú alto grado di forza, e l'amor della patria riposa su condizioni ben differenti da quelle che nascono dall'informe aggregato di uomini legati soltanto da materiali interessi dai quali scambievolmente sono occupati. Puossi dunque asserire la disposizione alla guerra altro non essere di sua natura negli uomini che il sentimento della loro dignitá, la quale non piegano al capriccio di esseri dotati delle medesime facoltá e che da interessi personali guidati vogliono offendere quei dritti che ogni uomo deve difendere sotto pena di avvilire e degradare se stesso, secondar l'ingiustizia ed infrangere ogni morale. Nelle nazioni bene ordinate suppliscono in gran parte le buone leggi, ma ogni nazione d'altronde, come societá particolare, è tenuta ad opporre quella medesima resistenza che abbiamo notata negl'individui rispetto alle altre nazioni; e questo per le cause medesime, comeché con effetti piú gravi, perché la sfera nella quale si agisce diventa piú vasta. Possiam però dire che il sentimento della difesa è nella natura umana, che egli è necessario allo sviluppo non meno che all'esistenza di lei, e che finalmente la corruttela di essa natura può fare in maniera che quella facoltá anzidetta, degenerata, si volga in offesa. In tal caso la guerra non è giá l'effetto della natura corrotta, ma effetto bensí dell'abuso operato del sentimento il piú nobile e insieme il piú utile all'uomo e alla societá.
Stabilita l'origine morale della disposizione alla guerra, risponderemo alla seconda quistione, vale a dire quali sieno le relazioni che passano fra la scienza bellica e lo stato sociale di un popolo ovvero di un'epoca.
Un illustre oratore ha detto in una sua arringa che il dritto e la forza si disputano il mondo. Queste parole rinchiudono non solo un principio, ma la storia tutta nel senso il piú alto: l'antagonismo morale dal quale provengono i movimenti e gli sconvolgimenti dell'umanitá. Se ciò è vero, è impossibil cosa il negar che le forme, i metodi che piglia ed impiega la forza conservatrice o distruggitrice a fine di far trionfare il dritto ovvero di conculcarlo, debbono avere grande influenza sulle vicende politiche e sopra i loro effetti morali. Difatto dai piú grandi storici dell'antichitá costantemente rilevasi l'influenza che ottiene questo o quel metodo di combattere di questa o di quella nazione. Il giudizioso Polibio volle disingannare i suoi concittadini sulle vittorie dei romani sí funeste alla Grecia e tanto importanti pel mondo, facendo loro conoscere nella superioritá della legione sulla falange il vero segreto di quelle vittorie e non nell'ira de' numi, come i superstiziosi credevano, o nell'abbandono dell'antiche massime, sopra di che i severi gridavano, o finalmente nella perfidia di pochi che la salute della patria alle loro mire private sagrificavano.
Vegezio attribuiva alla decadenza di quel sistema militare che Polibio aveva notato come