Il Quadriregio. Frezzi Federico
la stella che corre e poi vien meno. —
Allor la ninfa con la vista lieta
50 rispose: – In pria conven che le parole,
le qua' disse Cupido, io ti ripeta.
Ciò, che non scalda il foco ovvero il sole,
conven che da sé venga in gran freddezza,
come natura e filosòfia vuole.
55 Però nell'aer sopra a tanta altezza,
dove non scalda il raggio che 'nsú riede,
e ove il foco non scalda a piú bassezza,
sta 'l regno freddo che Iunon possede:
li duo vapori, acquatico e terrestro,
60 lí si fan nube, sí come si vede.
E 'l vapor terreo e secco è da sé presto
ad accendersi ratto, purché senta
l'umido intorno, a sé opposto e molesto.
Sí come la calcina, che diventa
65 focosa all'acqua e fuor manda il calore,
che prima parea fredda e quasi spenta;
cosí levato 'nsú il doppio vapore,
l'acquatico si stringe e quindi piove,
perché quivi è compresso dal freddore.
70 Il terreo allor si aduna e si commove
dentro alla nube, e quel moto l'accende:
è la fiamma rinchiusa in stretto, dove
con grave tuon la densa nube fende,
e spesse volte la saetta scaccia
75 col balenar, che subito risplende;
il balenar vien subito alla faccia;
ché presto l'occhio può veder la luce,
se opaco o grande spazio non l'impaccia.
Ma 'l tuon, che seco il balenar produce,
80 l'orecchia dalla lunga nol può udire,
se l'aer seco a lui non lo conduce.
E ben che 'l foco sia atto a salire,
niente meno ingiú la nube spande,
che 'l freddo denso insú non lassa ire.
85 Or, se saper tu vuoi quel che domande,
dirò pria della stella, che nel cielo
permuta loco e par correndo ell'ande.
Se 'l vapor terreo passa l'aer gielo,
sottile e secco è ad ardere disposto
90 piú che la stoppa a lume di candelo.
Quand'egli vien lassú, dove sta posto
il regno di Vulcan, l'accende il foco
nel primo capo, e la fiamma tantosto
per lui trascorre e non a poco a poco,
95 ma ratto e presto; e la fiamma corrente
pare una stella che tramuti loco.
E fa un fregio sú chiaro e lucente
per la via che trascorre, ed in un tratto
poscia vien meno e non appar niente.
100 E se 'l vapor è di materia fatto
che sia grossa e viscosa e sulfuresca,
non atta a consumarsi molto ratto,
quando ha passata la contrada fresca,
va su infin che l'aer caldo trova,
105 e lá s'accende come a fiamma l'ésca.
E pare un trave acceso che si mova:
questo è la sube, e spesso ha la figura
o di colonna o di altra cosa nova.
E se 'l vapor, che 'l sol lieva in altura,
110 è grosso e secco e molto denso e spesso
e di materia a consumarsi dura,
quando egli giunge sú al foco appresso,
s'accende quella parte che 'n pria monta,
e quella fiamma scende giú per esso
115 in quella parte che non è ancor gionta,
ma sta giú verso l'aere distesa
lunga e nelle sue parti ben congionta.
Allor la parte ch'è nel foco accesa,
pare una stella, e l'altra la sua chioma,
120 cioè la parte nell'aer distesa.
E però questa «cometa» si noma,
quasi «comata», e chi ben questo mira,
dato fu a lei il suo proprio idioma.
Se saper vuoi perché il sol non tira
125 piú 'nsú 'l detto vapor, poiché è focoso,
ma secondando il primo moto gira,
sappi che ogni cosa ha 'l suo riposo
nel proprio loco, come hai giá udito,
e, se si parte quindi, va a ritroso.
130 E però quel vapor, quando è ignito,
sta dentro fermo presso a quella spera,
la quale è d'ogni lieve il proprio sito.
E sappi ancor che tanto la lumiera
dura della cometa e tanto è vista,
135 quanto dura il vapor e sua matèra;
ché mai la fiamma può veder la vista
o la luce del foco per se sola,
s'ella non è con altro corpo mista. —
Tacette poscia dopo esta parola;
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