Il Quadriregio. Frezzi Federico

Il Quadriregio - Frezzi Federico


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si dovea e Diana fe' segno

              a due sue ninfe, a lei distanti poco,

              che chiamasser Iunon dall'alto regno,

        155 che scendesse alla festa omai a sua posta

              col coro delle ninfe alto e benegno.

              Come fa 'n cor colui, al qual è imposta

              l'antifona per dir, che prima inchina,

              poi a cantar la voce tien disposta;

        160 cosí fên quelle due a sua regina,

              che s'inchinonno prima al suo comando,

              poi, tenendo la faccia al ciel supina,

      encomincionno a dir cosí cantando.

      CAPITOLO V

      Dell'avvenimento di Giunone invitata alla festa di Diana.

              – O regina del cielo, o alta Iuno,

              moglie e sorella del superno Iove,

              che l'aer rassereni e failo bruno,

              Diana prega te che venghi dove

          5 ella fa festa e con le belle dame

              del nobil regno tuo qui ti ritrove.

              Il nostro dir, benché da lungi chiame,

              noi sappiam ben che l'odi dall'altezza

              del monte Olimpo, dov'è il tuo reame. —

         10 Queste parole con tanta dolcezza

              cantôn due ninfe, Pallia e Lisbena,

              ch'anco, quando il ricordo, io n'ho vaghezza.

              Né mai cantò sí ben la Filomena,

              né per addormentare in mar Ulisse

         15 cantò sí dolcemente la Sirena.

              Iuno, per dimostrar ch'ella l'udisse,

              mandò un lustro e sin a lor discese

              come balen che subito venisse.

              Le ninfe di Diana inver'il paese,

         20 onde venne quel lustro, stavan vòlte,

              con gli occhi rimirando e stando intese.

              Ed ecco come il raggio spesse volte

              pare una via, che 'nsino a terra cada

              fuor delle nubi, ove non son sí folte,

         25 cosí da alto ingiú si fe' una strada

              dal loco, onde Iunon dovea venire,

              lucida e stesa insin quella contrada.

              Poi, come il chiaro Febo suol uscire

              fuori dell'orizzonte la mattina,

         30 cosí vidi io per la strada apparire

              un nobil carro, e suso una regina

              con corona di stelle e sí splendente,

              come tra li mortal cosa divina.

              E quanto piú e piú venía presente

         35 agli occhi miei, tanto parea piú adorno,

              maraviglioso il carro e piú eccellente.

              E mille ninfe avea intorno intorno

              con corone di stelle in su la testa,

              lucenti al sole ancor nel mezzogiorno.

         40 E d'oro e celestina avean la vesta,

              e cantando dicíen: – Viva Iunone! —

              con suoni, balli, gioia e con gran festa.

              Il carro ad ogni rota avea un grifone,

              pappagalli e pavon con belle penne

         45 intorno e sopra; e tre 'n ogni cantone.

              Poscia che 'l plaustro giú nel pian pervenne,

              Diana il carro suo fe' venir anco,

              che gran bellezza ancora in sé contenne,

              di drappi adorno e d'ogni uccello bianco:

         50 mai vide Roma carro trionfante,

              quant'era questo bel, né vedrá unquanco.

              Con piú di mille ninfe a lei davante

              ella si mosse incontra a fare onore

              alla regina, moglie al gran Tonante.

         55 E poiché fu ballato ben due ore,

              le ninfe di Iunon l'altre invitâro

              a voler concertar con lor valore,

              dicendo: – Acciò che ben si mostri chiaro

              chi usa meglio l'arco o voi o noi,

         60 se a voi piace, a noi anco sia caro.

              Di vostre ninfe due eleggete voi;

              e noi due altre; e chi trarrá piú dritto,

              da dea Iunon sia coronata poi. —

              Alle dèe piacque cosí fatto ditto;

         65 e dea Diana una corona pose

              nell'aer alta a lor per segno fitto,

              fatta di fiori e pietre preziose.

              Per parte di Iunon, celeste dea,

              vennono due ardite e valorose.

         70 Una fu Ursenna e l'altra fu Lippea,

              a me promessa, bella giovinetta;

              ma che foss'ella, io ancora nol sapea.

              A lei diede Iunone una saetta

              e l'arco eburneo bello ed inorato:

         75 tanto era grata a lei e tanto accetta.

              A campo incontra uscîr dall'altro lato

              Lisbena e Pallia; e queste due son quelle,

              che, 'nvitando Iunone, avean cantato.

              E patto fên tra lor quelle donzelle

         80 di trar


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