Il Quadriregio. Frezzi Federico

Il Quadriregio - Frezzi Federico


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la toccòe; ed io, in quel mentro

              ch'ella voltòe, la mia saetta porse

         25 un poco dopo lei e ferii dentro,

              e con tanta misura al segno diedi,

              che la mia polsa andò per mezzo il centro.

              Però ti prego pel carro ove siedi

              e per l'amor che porti all'alto Iove,

         30 che la corona bella a me concedi.

              Se 'l priego mio, signora, non ti move,

              movati il sacro cor, che teco viene:

              che abbiam perduto non si dica altrove. —

              Iunon rispose: – A Diana appartiene

         35 giudicar questo e che la pace pogna

              tra te e Lisbena; e cosí si conviene. —

              Diana a questo: – Ancor pugnar bisogna

              un'altra volta; e la qual parte vince,

              abbia l'onore, e l'altra la vergogna.

         40 Un cervio sta non molto lontan quince

              con corni grandi, e 'l dosso ha tutto bianco,

              se non c'ha i piè macchiati come lince.

              Questo in la selva è stato sempre franco,

              ché mai non lo lasciai morder dai cani,

         45 né da persona mai ferire unquanco.

              Io manderò miei fauni e miei silvani,

              che menin questo cervio su nel prato,

              e sia lasciato in mezzo a questi piani.

              E tu, o Lippea, li porrai da un lato

         50 con le tue ninfe e con le tue compagne,

              con quante e quali e come a te sia grato.

              Lisbena ancor per piani e per montagne

              porrá le ninfe mie dall'altra parte;

              e se addivien che il cervio tu guadagne,

         55 piaccia a Iunon volere incoronarte.

              Ma se le ninfe mie vincon la caccia

              o per ingegno o per forza di Marte,

              anco Lisbena incoronar gli piaccia,

              non per lei tanto, ma per le sorelle,

         60 che per vergogna stan con rossa faccia. —

              Le ninfe di Iunon gentili e belle

              si mostrôn d'accettar volonterose

              con arditi atti e con pronte favelle.

              Allor Diana a sei silvani impose

         65 che menassero il cervio; ed ei menôllo

              su delle ripe e delle vie scogliose,

              con una fun legato intorno al collo;

              poi fu lasciato sciolto presso al fonte,

              ch'era sacrato alla suora d'Apollo.

         70 – Su su, sorelle, circondate il monte

              – dicea Lippea, – e prendete la costa

              con archi e spiedi coll'acute ponte.

              Ognuna attenta sia nella sua posta:

              co' can correnti dietro alli cespogli,

         75 come chi sta in aguato, stia nascosta.

              E tu, Tirena, va' 'ntorno a li scogli

              con cento ninfe: sai ch'io mi confido

              in tua virtú; però mostrar la vogli.

              Sí come io accenno o col mio corno grido,

         80 cosí con quelle cento mi soccorre,

              co' cani alani e col tuo arco fido.

              Perché, se 'l cervio suso al monte corre,

              di lá dall'altra valle non trapassi,

              lassú, Ipodria, tu ti vogli porre

         85 e con ducento ninfe prendi i passi:

              con can mastini e con cani levrieri

              fa' che lo pigli e che passar nol lassi.

              Or ora essere accorte è ben mestieri;

              acciò che onore abbia la nostra dea,

         90 mostriam la forza de' nostri archi fieri. —

              Non men Lisbena ancora disponea

              la schiera sua e facevala forte

              con modi e con parol, ch'ella dicea.

              – Sorelle, ora conviene essere accorte;

         95 ora convien mostrar nostro valore;

              ch'altri che noi di caccia onor non porte.

              Ora si vederá chi porta amore

              a dea Diana e se siete valente,

              sí che di questa caccia abbiamo onore.

        100 O Lisna bella mia, va' prestamente

              sopra del monte e circonda la cima

              con cento ninfe: e state bene attente.

              Credo che 'l cervio lí correrá prima:

              abbiate cani e spiedi, ché non varchi

        105 di lá dal monte verso la valle ima.

              Chi per la costa discorra cogli archi,

              chi di lanciotto e chi di duro spiedo,

              quando fia l'ora, la sua mano incarchi.

              Alconia, te per principal richiedo,

        110 che stii con cento ninfe in su la piaggia;

              ché 'l cervio lí verrá, sí come io credo. —

              Quando ordinata fu la schiera saggia,

              e fu ognuna nel loco che vòlse

              quella di Iuno e della dea selvaggia,

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