Racconti politici. Ghislanzoni Antonio

Racconti politici - Ghislanzoni Antonio


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Non è possibile! – rispose il giovane alzandosi in piedi e levando un lume dalla tavola in atto di ritirarsi.

      – Ah… vedi!.. ti dispiace privarti del tuo più bel cavallo… Anche questi sono sacrifizi!..

      – Gli è che Morello mi è divenuto indispensabile – disse Edoardo avviandosi verso la porta – perchè domani io intendo presentare la mia petizione alla commissione degli arruolamenti volontari per entrare nel corpo delle guide!

      Ciò detto, il giovane uscì dal salotto senza volgere la testa.

      VII

      Il signor De Mauro rimase come un uomo percosso dal fulmine. – Era la prima volta che suo figlio osava parlargli un simile linguaggio, la prima volta che quel figlio taciturno e sottomesso accennava di volersi ribellare alla autorità paterna in modo sì franco e risoluto. – La signora Serafina tremava. Ella si attendeva una di quelle esplosioni violente che andavano a scaricarsi sovr'essa, ogniqualvolta al tenace dispotismo di suo marito si opponevano delle contrarietà inesorabili.

      Ma questa volta l'esplosione non avvenne. Il signor De Mauro aveva bisogno di un alleato per lottare vantaggiosamente contro la ribellione del suo unico figlio; e il migliore, il più potente alleato – egli lo comprendeva – era la madre di Edoardo. Serafina era più forte di lui, poichè la tenerezza di una madre ha maggiore impero sul cuore di un figlio che non l'affetto paterno. Il signor De Mauro non aveva mai permesso a sua moglie di intromettere una mezza parola nelle vertenze più scabrose dei suoi affari, delle sue speculazioni commerciali; ma ora egli sentiva il bisogno di prendere consiglio da quel cuore di donna, da quel senno di madre.

      – Hai tu sentito, Serafina? – cominciò egli con voce fioca e con accento desolato – ah! ne avevo il presentimento! ma pure non avrei creduto ch'egli avesse a mostrare tanta durezza!.. Un bel vantaggio davvero… questa libertà!.. Cosa abbiamo guadagnato?.. Non si può contare su nulla… nè anche sui figli…! Ingrati! E quando vi hanno detto: la patrial'Italia… credono di avere il diritto di calpestare il padre, la madre, tutti gli affetti o i doveri della famiglia! Noi altri non si conta più nulla… noi! La patria, l'Italia, e crepino nella solitudine e nella amarezza coloro che ci hanno messo al mondo, e che vivono solo per noi! – Che cosa ne dici, Serafina?..

      – Io dico che quel ragazzo…

      – Non è più un ragazzo… Serafina! – Oh se lo fosse, faremmo presto a metterlo al dovere!.. Ma ti pare? Quando io mi era messo a fargli un po' di morale, a mostrargli come due e due fanno quattro, che noi signori si può fare molto bene alla sua patria senza metterci là ad aumentare di venti o trenta chili la carne da cannone – cosa ha risposto… vediamo!.. «Domani anderò a presentare le mie petizioni al Comitato degli arruolamenti»! – Domani!.. Hai capìto, Serafina?.. Ma io credo che la petizione abbia già fatto la sua strada a quest'ora… credo che da questo lato non ci sia più mezzo di attraversargli la via… Quel ragazzo è già bello ed arruolato!

      – Non ancora! – rispose Serafina timidamente – sai bene che Edoardo dice sempre la verità…

      – Non ancora?.. Capisco… tu ne sapevi qualche cosa… Hai fatto male a non avvertirmene subito… Ma pure… se le cose stanno come tu dici… Vediamo: – ma tu non ti sei provata a fargli intendere ragione? non hai tentato?..

      – Io?.. Sicuro che gli ho parlato… La prima volta che Edoardo si lasciò sfuggire una mezza parola su tale argomento, gli ho detto: bada, figliolo mio; tu non hai salute da buttar via, tu non potrai reggere alle fatiche del soldato… lascia andare quelli che sono già abituati alle durezze e ai disagi della vita…

      – Ed egli ti avrà risposto: anche il tale e il tal altro appartengono alle prime famiglie di Milano, sono nati e cresciuti nella bambagia… il figlio del conte G… il figlio del marchese C… e via con una filza di piccoli conti e di piccoli marchesi!.. Bisognava prender la cosa da un altro verso!.. Serafina… tutti quanti si credono Ercoli… si credono Sansoni… in questi momenti!.. anche quelli, che l'anno passato giravano per la città con una veletta azzurra abbassata sulla faccia come le modistine che vanno a bottega!

      – Gli ho anche proposto – come tu mi avevi indicato una sera – gli ho proposto di fare quel tal viaggio a Parigi ed a Londra…

      – Sicuro… una buona idea! egli mi tormenta da due anni per ottenere il permesso… ed il danaro… Ebbene: che cosa ha risposto?

      – Ha risposto che per andar a Parigi egli vuole aspettare la grande esposizione dell'anno venturo… e che del resto… sarebbe una vergogna per un giovane come lui… il farsi vedere sui boulevards di Parigi…

      – Imbecille! come se a Parigi avessero a riconoscerlo e a fischiargli dietro le spalle, perchè, essendo figlio unico, ed unico erede del signor De Mauro, che possiede oltre sette milioni di patrimonio, non è andato a farsi massacrare dalla mitraglia, onde gli altri abbiano a godersi il fatto suo. C'è proprio da sbattezzarsi a vedere come ragionano queste teste! E dire che le abbiamo fatte noi…

      – Insomma…

      – Insomma… ho capito… Non sei riuscita a mettere assieme quattro ragioni da persuaderlo ch'egli si è fitto in capo una idea da matto… Bisognava assalirlo dal lato della sensibilità… parlargli dell'immenso dolore che mi avrebbe cagionato… del tuo amore… dirgli che saresti morta… Tu sei la persona ch'egli ama di più a questo mondo… Oh vedete un po' se si può dare di peggio?.. Fosse almeno innamorato…! avesse almeno preso moglie!.. Quand'uno ha moglie, non pensa a certe follie… Sono fatti così questi ingrati di figli… Il padre, la madre piangano pure… si disperino… muoiano… che importa? ma per una fanciulla che faccia gli occhi morti… per una moglie che finga di svenire, essi cedono le armi, diventano docili e sommessi come agnelletti…!

      – Lorenzo… mi viene un pensiero! – esclamò la signora De Mauro abbandonando le sue lingerie e guardando fissamente il marito – forse un mezzo ci sarebbe…

      – Sentiamo, mia buona Serafina… Sentiamo!

      – Tu non mi sgriderai se ho taciuto finora…

      – Via, poichè mi dici che vi è un mezzo…

      – Sarebbe… Tu dicevi che una donna… una fanciulla… che insomma… quando un giovane è innamorato…

      – Dunque… lui… Edoardo… sarebbe?.. Ma perchè aspettar tanto… a parlarmene?

      – Mio Dio!.. Avrei parlato prima d'ora… ed anzi… da circa tre mesi non si è fatto che esplorare l'occasione favorevole… Ma tu… in questi tre mesi ne hai combinati tanti dei matrimonii pel nostro Edoardo! Non saranno venti giorni… volevi che egli sposasse la figlia del banchiere Zanna…

      – Che possiede una bella e buona dote di ottocento mila franchi alla mano e tre zii milionarii… Ma non era la dote che mi stava a cuore… Io prevedeva il temporale… io capiva di avere a fare con un matto… e volevo, ad ogni buon conto, incatenarlo ad un pezzo di moglie!.. Ma tu dici che il ragazzo ha già le sue idee… Sentiamo… Purchè ci stiano le nostre convenienze…

      – Si tratterebbe… Tu conosci la figlia del Contareno… quella cara fanciulla…

      – Il marchese Contareno!.. uno spiantato… tutto boria… tutto fumo…

      – Ma la ragazza ha ereditato la dote di sua madre… poca cosa… circa centomila franchi… Il nostro Edoardo è d'altra parte abbastanza ricco… e poi… gli è tanto innamorato di quella figliola…

      Il signor De Mauro stette alcuni momenti sopra pensiero, colla testa appoggiata alle mani… Le sue dita si agitavano convulse sulla fronte, come quelle di un suonatore sulla tastiera d'un pianoforte.

      Scorsi alcuni istanti, riprese a parlare; ma questa volta a bassa voce, senza badare alla moglie, senza attendere risposta.

      – Famiglia di spiantati… ma pure… una nobile famiglia… Questo sarebbe forse un espediente per vincere l'orgoglio e la ritrosia di cert'uni… Tutto sta che quella mummia di marchese non abbia l'aria di farmi una grazia!.. Egli n'è


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