Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6. Giannone Pietro

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6 - Giannone Pietro


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imposta pena a tutto l'ordine de' Predicatori, che i loro Monachi non potessero comunicare se non colla mano sinistra coloro, che s'accostavano all'altare. Veggasi parimente Burcardo Struvio Syntag. Hist. Germanor. Dissert. 25, §. 15, il quale rapporta le arti e gli sforzi che fecero i Domenicani presso Giovanni Re di Boemia, per purgarsi di questa imputazione; e la propensione di quel Re di favorirli, così perchè temeva che non gli concitassero l'odio del Clero, come anche perchè de' medesimi valevasi per Confessori e Consultori di sua coscienza, rapportando eziandio i sospetti che s'aveano, non quelle lettere apologetiche trascritte da Baluzio, fossero false o almanco estorte da Giovanni per loro importunità ed artificj).

      Altri lo niegano, e dicono essersi ammalato per contagion d'aria e morto di febbre33. Checchè ne sia, la morte d'Errico pose in tanta confusione i Capi del suo esercito ed il Re Federico che, ciascuno tolse la sua via, e Federico mesto si ritornò in Sicilia; ma essendo il Re Roberto fieramente con lui adirato, il qual rotta la pace, che avea seco, s'era scoperto in su quella venuta amico dell'Imperadore; fatta un'armata di cento venti galee tra quelle di Provenza, del Regno e de' Genovesi, andò egli stesso in persona con Giovanni e Filippo suoi fratelli a danni di quell'isola. E furono i principj molto lieti, perciò ch'egli prese per forza Castello a mare, e posto l'assedio a Trapani, ebbe grande speranza d'averla; ma ingannato da' terrazzani che l'aveano tenuto in parole di concerto con Federico, l'indugio fu tale che vedendosi mancata la vettovaglia, ed andar tuttavia infermando il suo esercito, nè volere il Re Federico venire seco a battaglia, nè in mare, nè in terra, fu costretto far tregua co' Siciliani per tre anni, e tornossene il primo giorno dell'anno 1315 a Napoli molto peggiorato.

      Fra questo mezzo Papa Clemente V, morto Errico, avendo ripreso vigore il suo partito, cavò fuori una sua Bolla, colla quale rivocò, ed annullò la sentenza fatta dall'Imperadore contro Roberto. Questa oggi la leggiamo tra l'altre decretali de' romani Pontefici, avendola i Compilatori del dritto Canonico inserita fra le Clementine34, e si legge ancora nel primo volume dei MS. giurisdizionali del Chioccarelli.

      Re Roberto convenendogli portarsi ora in Provenza, ora nell'impresa di Sicilia, sovente in Fiorenza, in Genova ed altrove, avea costituito Vicario del Regno, secondo il costume de' suoi maggiori, Carlo Duca di Calabria suo figliuolo, di cui perciò, come si disse, abbiamo molti Capitoli, fatti da lui mentr'era Vicario in assenza di suo padre. Ma Roberto non avendo altri figliuoli, pensò di casarlo e conchiuse il matrimonio con la figliuola dell'Arciduca d'Austria, onde mandò in Alemagna il Conte Camerlingo, e l'Arcivescovo di Capua Ambasciadori con onoratissima compagnia di Nobiltà. Costei ebbe nome Caterina, la quale condotta con grandissimo onore a Napoli, fu poco fortunata, perchè dopo non molto tempo morì senza lasciar figliuoli; tanto che da poi Re Roberto diede a Carlo la seconda moglie che fu Maria figliuola di Carlo Conte di Valois, della quale ebbe tre figliuole, come diremo più innanzi.

      Intanto essendo finito il tempo della triegua co' Siciliani, il Re Roberto deliberò seguire l'impresa di Sicilia, ed avendo posto in acqua un buon numero di navi, afflisse tanto quell'isola, e le forze del Re Federico, che fu comune opinione che se Roberto avesse continuata la guerra in quel modo, avrebbe certamente ricoverato quel Regno; ma i Siciliani, essendo morto nel mese di aprile dell'anno 1314 Clemente V e rifatto in suo luogo Gio. XXII mandarono subito una imbasciata de' maggiori uomini dell'isola a rallegrarsi della creazione, ed a pregarlo, volesse trattare la pace o la triegua fra que' due Principi. Il nuovo Papa mandò perciò un Legato al Re Roberto, che lo indusse a far nuova triegua per cinque altri anni.

      CAPITOLO II

L'Imperador Lodovico bavaro cala in Roma, e muove guerra al Re Roberto. Il Duca di Calabria si muore, onde s'affrettano le nozze di Giovanna sua figliuola con Andrea secondogenito del Re d'Ungheria

      Ma nuovo turbine interruppe i progressi, e turbò la quiete del Re Roberto: morto, come si disse, l'Imperadore Errico, essendosi gli Elettori adunati in Francfort l'anno 1314 si divisero sopra l'elezione del successore: gli uni elessero Lodovico di Baviera; gli altri Federico figliuolo d'Alberto Arciduca d'Austria. Giovanni XXII ricusò di confermare alcuno de' due eletti, e dichiarò vacante l'Imperio. I due Pretendenti fecero guerra insieme in Alemagna, ed i lor partigiani in Italia. In fine Federico restò sconfitto l'anno 1323 e preso prigione insieme con suo fratello Errico da Lodovico di Baviera. Il lor terzo fratello Leopoldo ricorse al Papa, che pronunziò una sentenza contro Lodovico di Baviera. Questo Principe se ne appellò al Concilio generale, ed al futuro Pontefice legittimamente eletto35; all'incontro il Papa non lasciò di continuare la sua azione, di scomunicar Lodovico di Baviera, e di dichiararlo eretico. L'Italia per conseguenza fu parimente turbata dalle fazioni de' Guelfi partigiani del Papa e de' Ghibellini partigiani dell'Imperadore; ma chi fra' Guelfi si segnalasse sopra tutti gli altri fu il nostro Re Roberto, e Carlo Duca di Calabria suo figliuolo. Il Papa lo chiamò, e fece levar delle truppe per far la guerra contro il partito di Lodovico. I Ghibellini veggendo, che i Guelfi per le forze di sì potente Re andavano tuttavia crescendo, sollecitarono che venisse in Italia il Bavaro. Lodovico calò in Italia, e giunto a Trento, andarono ad incontrarlo Cane della Scala Signor di Verona, Passerino Signore di Mantua, Azzo e Marco Visconte, Guido Tarlati Vescovo e Signore d'Arezzo, gli Ambasciadori di Castruccio Castracani e de' Pisani, e tutti i primi della fazione Ghibellina, tanto di Lombardia, quanto di Romagna e di Toscana. Fu celebrato un Parlamento, dove Lodovico promise e giurò di venir a Roma, e di favorire in tutta l'Italia il nome e la parte Ghibellina; ed all'incontro i Principi e gli Ambasciadori, che si trovarono al Parlamento, promisero dargli centocinquantamila fiorini d'oro, quando egli fosse giunto a Milano36.

      In questo Parlamento ancora Lodovico fece pubblicar un processo contro Papa Gio. XXII, nel quale per giudicio di quelli Vescovi e Prelati, ch'eran appresso di lui, fu dichiarato eretico, imputandosi al Papa, ch'errasse in sedici articoli di quelli, che negli altri Concilj era determinato, che si tenessero per la Chiesa cattolica, e fatto questo venne a Milano37 e nel dì della Pentecoste si fece coronare dal Vescovo d'Arezzo della Corona di ferro nella chiesa di S. Ambrogio; ed invitato da' Romani intraprende di passare a Roma. Il Re Roberto vedendo quel che potea importare la venuta del Bavaro in Roma e che l'aiuto del Pontefice sarebbe stato debole e tardo, fece ogni sforzo per impedirgli la venuta. A questo fine mandò egli il Principe della Morea suo fratello con grossa cavalleria in Roma per tenere stretto il Bavaro; mandò anche nuova armata in Sicilia, essendo finita la triegua, per dar tanto da fare al Re Federico, ch'egli non potesse esser d'alcuno aiuto all'Imperadore; ma tutti questi sforzi non furono valevoli ad impedire, che il Bavaro non venisse tuttavia innanzi armato per coronarsi in Roma; onde il Re fu costretto rivocar il Duca di Calabria, il qual era al Governo di Fiorenza, e mandarlo a guardare le frontiere del Regno. Carlo a' 28 settembre di quest'anno 1327 con la moglie, e con tutti i Baroni ch'erano seco, partì di Fiorenza e per la via di Siena, Perugia e Rieti giunse all'Aquila il medesimo giorno, che il Bavaro fu coronato a Roma con molta celebrità: ciò che avvenne il dì 16 di gennaio del seguente anno 1328.

      Ma l'indugio del Bavaro in Roma fu la salvezza del Re Roberto, essendo stata fama in que' tempi, che egli non avrebbe potuto sostenere l'impeto del Tedesco, il quale avea seco cinquemila buoni Cavalieri, se senza tardar punto in Roma, dopo aver presa la Corona dell'Imperio, fosse passato alla conquista del Reame. Ma l'aver egli voluto crear nuovo Papa, da cui la seconda volta volle esser coronato, ed occupatosi in far leggi, e dar altri ordini, fu cagione, che quando volle passar nel Regno, non fu più a tempo: anzi le genti del Re presero Ostia di nuovo ed Alagna, ed avendo fortificati i passi, costrinsero finalmente il Bavaro ad uscir di Roma, e tornarsene in Toscana38.

      Essendo riusciti vani i disegni del Bavaro e de' Ghibellini, Re Roberto non solo fu liberato dal pensiero della guerra, ma fatto assai maggiore di forza e di autorità per se stesso e per l'aiuto del Papa, divenne formidabile a tutti i suoi nemici; laonde ordinate le cose di Toscana, senza dubbio avrebbe finito felicemente l'impresa di Sicilia; ma come nelle maggiori felicità si conosce spesso la fragilità delle cose umane, accadde, ch'ammalandosi il Duca di Calabria in Napoli, al primo di novembre del medesimo anno 1328 morì la vigilia di S. Martino con incredibile


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<p>33</p>

Baluz. pag. 21, 53, 94, 614.

<p>34</p>

Clement. pastoralis, de sent. et re judic.

<p>35</p>

Baluz. Vitae Papar. Aven. tom. 2 p. 478 dove porta quest'appellazione.

<p>36</p>

Costanzo l. 5.

<p>37</p>

V. Baluz. l. c. tom. 2 p. 512, 522.

<p>38</p>

Ammir. Ritrat. pag. 298.