Istoria civile del Regno di Napoli, v. 9. Giannone Pietro
onde fece per ordine del Cardinal Montalto, Protettore dell'Ordine Francescano, arrestar il Frate in Genova; ma ottenuta dopo qualche tempo licenza di seguitare il viaggio, giunto a' piedi del Re gli rappresentò le opere del Duca; ed alle costui relazioni essendosi unite le querele di molti Nobili, furtivamente andati a Madrid, ancorchè l'Ossuna non tralasciasse di muovere ogni mezzo per difendersi dall'imputazioni fattegli, non poterono i suoi fautori sostenerlo più a lungo; onde fu da quella Corte risoluto di chiamarlo.
Fu fama confermata poi da alcuni successi, ed il Nani20 l'ha per cosa certa, che avendo il Duca penetrato, che gli soprastava mutazione di posto, meditava cambiare il Ministerio nel Principato. A questo fine, servendosi del mezzo di Giulio Genuino Eletto del Popolo, uomo d'ingegno acre, di spirito pronto, inventore di novità, ed avido di turbolenze e di sedizioni, s'avea con lusinghe obbligata la Plebe: teneva in oltre milizie straniere al suo soldo, e legni armati da se dipendenti: proteggeva contra i Baroni indistintamente i Popoli, e dava voce di moderare gli aggravj e levar le gabelle; anzi passando un giorno, dove per aggiustare l'imposte si pesavano i viveri, tagliò alla bilancia colla sua spada le funi, dando ad intendere di voler liberi ed esenti i frutti della Terra, come sono gratuiti i doni dell'aria e del Cielo; ed il Nani soggiunge, che sperando, che i Principi d'Italia fossero per secondare il pensiero, con secretissimi mezzi tentò il Duca di Savoja ed i Vineziani: questi con insinuar loro d'aver tutto operato per ordini precisi della Corte di Madrid, e quello con invitarlo a cospirare nel disegno di cacciare gli Spagnuoli d'Italia; ma la Repubblica, aliena da simili atti e sempre cauta, nè meno volle prestarvi orecchio: il Duca ne conferì alla Corte di Francia il progetto, e dal Duca di Dighieres Contestabile di Francia fu inviata persona a Napoli, che osservasse lo stato delle cose.
La Corte di Spagna, che per la lontananza da molti suoi Stati, avea per massima la diffidenza dei Ministri che li governavano, attentissima alle procedure dell'Ossuna, penetrò facilmente le pratiche, e deliberò senza frapporvi la minor dilazione di presto levarlo, ma dubitando, che con ispedirgli successore di Spagna, si valesse della dilazione per fortificare la sua inobbedienza, ordinò al Cardinal Borgia, che da Roma con celerità e cautela si portasse a Napoli, ed introducendosi nel Governo, scacciasse l'Ossuna. Ma non si potè ciò eseguire con tanta cautela e prestezza, sì che volendo partir il Borgia nel mese di maggio di quest'anno 1620, il Duca nol penetrasse; ed avendo egli tentato invano il Cardinale, che prorogasse la sua venuta insino ad ottobre, quando vide, che il successore era giunto a Gaeta, pensò nel restante cammino tendergli insidie ed aguati: fecegli apparecchiare in Pozzuoli, dove credeva dovesse soggiornare quel dì, agiata stanza; ma il Cardinale postosi in sospetto, invece di posar in Pozzuoli, andò nell'Isola di Procida a trattenersi.
Intanto il Genuino, esagerando alla plebe i beneficj ricevuti dall'Ossuna, e che partendo sarebbero dagli Spagnuoli più severamente trattati, avea commossa una sedizione affin d'impedire al Cardinale l'entrata nella città, ed ottener per questo mezzo la continuazione del governo dell'Ossuna: di che avvisato il Cardinale, per non esporsi a' popolari insulti, risolse di nascostamente entrar nella città, e concertato il modo col Castellano del Castel Nuovo, pronto ad aprirgli le porte del Castello, montato in una picciola barchetta, e sbarcato a Pozzuoli, dentro un cocchio di notte furtivamente s'introdusse nel Castello, e la mattina poi per tempo lo sparo del cannone avvertì la città, che giunto il nuovo Vicerè, era deposto l'Ossuna. Con tutto ciò non mancò costui nella brevità del tempo tentar con lusinghe la plebe e le milizie con doni; e scrisse al Re accagionando il Cardinale di questa sua furtiva entrata, quando egli aveagli offerto con prontezza le Galee: ma ch'egli questo affronto, ed il non vendicarsene lo riponeva fra gli altri suoi servigi importanti prestati alla Corona, perchè, siccome con facilità gli avrebbe potuto vietare l'entrata in Napoli, così dopo l'ingresso con le forze della sua armata di mare e dei seimila Spagnuoli, ch'erano sue creature, avrebbe potuto scacciare l'intruso, che tale dovea riputarsi, del possesso illegittimo e clandestino, preso in luogo insolito e senza le consuete cerimonie: che avrebbe ancora potuto punire l'attentato del Castellano, che aprì di mezza notte le porte della Fortezza, ed i Reggenti del Collaterale, e gli Eletti della Città per la potestà arrogatasi di levare, e porre a lor posta i Vicerè; ma che sagrificava ogni cosa al servigio della Corona, e partiva per sostenere la sua giustizia avanti il suo cospetto nella sua regal Corte. Gli convenne per tanto partire nel giorno 14 giugno di quest'anno 1620 alla volta di Spagna, lasciando in Napoli la moglie co' suoi figliuoli, avendo prima mandato in Piombino il Genuino travestito da Marinaro, per sottrarlo dalle debite pene, donde presolo poi nel suo passaggio, il condusse in Ispagna; ma per dar tempo, che lo sdegno del Re si placasse, proseguiva il viaggio a lenti passi, e giunse a Marsiglia dopo due mesi, dove trattenevasi in feste e balli con poca volontà di seguitare il viaggio.
Intanto il Cardinal Borgia, partito l'Ossuna, s'applicò a punire i colpevoli de' passati tumulti, e delegando le loro cause al Consigliere Scipione Rovito, furono contra costoro fabbricati più processi, e molti posti in carcere, ed il Genuino fu prima dichiarato contumace, e poscia bandito di pena capitale, e confiscati tutti i suoi beni, e venduti i mobili, ancorchè per impedirne la vendita fosse stato opposto da' suoi congiunti, ch'egli era Cherico. Per disfare ciò che il suo predecessore avea imperiosamente fatto, fece riponere quelle stesse gabelle, che erano state tolte dal Duca; e diede altri provvedimenti, che si leggono in tre sue Prammatiche, nel breve tempo del suo governo lasciateci.
Ma giunto l'Ossuna in Madrid, dopo un così lento viaggio, avendo in tanto placato l'animo del Re per mezzo del Duca d'Uzeda e degli altri Favoriti suoi amici e congiunti, seppe sì ben discolparsi di ciò, che gli era stato imputato, ed aggravare all'incontro la condotta del Cardinal Borgia, che si fece ardito di domandare, che si levasse il Cardinale, e tornasse egli in Napoli a continuar l'esercizio della sua carica. Il Consiglio di Stato, che secondo lo stato deplorabile di quella Corte era governato a capriccio de' Favoriti pose l'affare in dispute, e se l'Ambasciadore della città di Napoli non si fosse gagliardamente opposto alla pretensione del Duca di voler tornare, sarebbe seguita peggiore determinazione: pure, ancorchè non si risolvesse il ritorno dell'Ossuna, fu disapprovata la maniera usata dal Cardinale, e risoluto che il Cardinal si rimovesse, non ostante le doglianze della Duchessa di Candia di lui madre, la quale altamente lamentavasi col Re del pessimo trattamento, che si faceva al suo figliuolo, dopo averlo così ben servito; e perchè ostinatamente contendeva il Duca per ritornare, si prese espediente di sospendere l'elezion del Vicerè, ed in luogo del Borgia, mandar per Luogotenente in Napoli il Cardinal Antonio Zappata, che si trovava in Roma, come fu eseguito nel mese di novembre di quest'istesso anno 1620.
Ma succeduta indi a poco la morte del Re Filippo III, mancò il modo a' Favoriti di poterlo più proteggere; poichè pervenuto alla Corona il Re Filippo IV, e caduta l'autorità della privanza al Conte d'Olivares poco amorevole dell'Ossuna, fu ordinata dal Re una nuova Giunta di Ministri per esaminare con termini giudiciali l'imputazioni, che si davano al Duca, contenute ne' processi, stati fabbricati dal Consigliere Scipione Rovito, e mandati alla Corte per ordine del Cardinal Borgia. Ne fu fatto rigoroso esame e trovatosi il Duca colpevole fu fatto arrestare e con buone guardie fu condotto nel castello d'Almeda, dove dopo una lunga prigionia, afflitto da passioni d'animo, finì la vita a' 25 settembre dell'anno 1624. L'incontinenza nei piaceri del senso, e più la smoderata ambizione di dominare, corruppe l'altre belle doti del suo animo, corruppe il pregio del suo valor militare, la sua singolare abilità per comandare e la sua prudenza civile. Ci lasciò egli per ciò molti saggi e lodevoli regolamenti che pur si leggono ne' volumi delle nostre Prammatiche additati, secondo l'ordine de' tempi, nella Cronologia prefissa al primo tomo delle medesime.
CAPITOLO V
Infelice Governo del Cardinal D. Antonio Zapatta. Morte del Re Filippo III, e leggi che ci lasciò
Giunto il Cardinal Zapatta in Napoli (a cui il Borgia cede il governo a' 12 decembre di quest'anno 1620, giorno della di lui partita) fu accolto dalle voci del popolo, che oppresso dalle precedute calamità, non altro ardentemente desiderava, che abbondanza; onde egli per corrispondere a' loro desiderj, invigilò seriamente sopra i venditori de' commestibili, perchè non alterassero i prezzi, che imponevano gli Eletti della città, gastigando severamente coloro che contravvenivano all'assise. Visitò le Carceri della Vicaria, e d'accesso facile ascoltava volentieri ogni sorta di persone; e così soddisfacendo a' bisogni de' sudditi, s'acquistò
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Nani Istor. Ven. lib. 4 ann. 1619.