Un Gregario Solo Al Comando!. E. T. Palwin

Un Gregario Solo Al Comando! - E. T. Palwin


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un lato persiste quell'abbagliante, irriducibile, ambivalente amor cortese, capace di stordire e confondere i sensi al solo posarsi dello sguardo sulla sua prorompente femminilità, nonché di rapirne lo spirito, quest'ultimo costretto, allungato, addirittura dilaniato tra assillante angoscia ed esaltazione esponenziale, tra piacere infinito e intima sofferenza. Dunque, molto più che mera apparenza, con quel suo aspetto slanciato, sinuoso, esotico e di vulcanica armoniosa passione; piuttosto commistione filosofica e metafisica tra bellezza e sostanza. Quel portamento fascinoso e musicale, quella dolcezza di misurata enfasi, quella gestualità colma di simbolismo. Così delicata, nobile, quasi necessaria per lo stesso naturale riequilibrio dell'universo...

      Dal lato opposto, invece, l'evidenza che un tale immane astro celeste, ove mutato in diabolico buco nero, sia inevitabilmente responsabile di maree planetarie d'immensa portata e che, alla fin fine, soltanto due scenari si possano concretizzare, nella sua intrinseca condizione di satellite umano: attratto sempre di più, così da esserne del tutto inglobato e schiacciato, o scagliato nel buio siderale per effetto di un'ineluttabile fionda gravitazionale!

      Allertata dalla governante, Elisabeth è rientrata in compagnia di quest'ultima. Le due donne sono dapprima salite al piano di sopra per vedere i bambini, poi riscese, si sono separate per dar corso alle loro differenti priorità.

      Chiusi in soggiorno, hanno discusso in stretto dialetto natio, proprio come fanno quando il confronto è più acceso e intenso. Nella mente del ciclista la memoria di quel dialogo scorre con limpida chiarezza.

      «Già tornata?»

      «Ti rendi conto che i bambini stanno ancora male per quanto hanno pianto?» esplode. «E Diletta? Mi dici cosa t'è preso?»

      «Non deve toccarla!»

      «Stai dicendo che è stato Alejandro?» strilla incredula. «Lui? L'occhio gonfio della sorella?»

      «Non si toccano le femmine!» ribadisce, girandosi verso il bagaglio, lì dall'alba. Entro un'ora si riunirà alla squadra per due settimane di ritiro, preludio all'inizio del Gran Giro.

      «Devi essere impazzito. Matilde? Allora lei? Ha una certa età ed è una donna. Non si toccano le femmine? Ma mi ha chiamata disperata che l'avevi buttata fuori casa!» Rimarca quelle ultime parole come fossero incise a fuoco nella pietra del tempo. «I bambini le vogliono bene. La chiamano nonnina e questo lo sai! Si tratta così una persona cara, di fiducia e anche anziana?»

      «Già» ride sarcastico. «Uno invecchia e cambiano le regole.»

      «Quali regole?»

      «Facciamo così», propone, voltandosi di scatto, ma evitando il suo sguardo ipnotico, «ne parliamo al telefono e comunque ci vedremo, come sempre, il giorno prima della tappa inaugurale.»

      «Va' all'inferno Marcelo!»

      «Dai, non ho tempo, mi aspettano» si difende debolmente.

      «Via sparisci!» sentenzia infuriata.

      Caricando le valigie nel portabagagli, avverte una sgradevole leggerezza cosmica... È solo e indifeso, come proiettato lontano da quella stella vitale che ne ha sostenuto l'esistenza emotiva fin lì. Sì, è sparato in direzione di un eterno, freddo, buio siderale!

      ​6. L'inizio della fine.

      Quel ventesimo Gran Giro d'Europa sta generando enorme euforia nel Team Astrale. La loro Stradaccia esordirà in una tappa, e neppure in una qualsiasi, ma l'ultima e decisiva, prima della passerella finale di Roma, sotto al Colosseo. Il programma prevede lunedì, 1 maggio, l'esordio italo-francese, con partenza da Torino, passando per il Colle della Lombardia e i suoi 2350 metri d'altezza e arrivo a Cannes, di 255 km. Sarà il battesimo di fuoco di una tre giorni in crescendo di distanze chilometriche. Suggeriscono ciò la seconda tappa, tutta francese, da Cannes a Montpellier di 288 km e la terza, francospagnola, da Portiragnes fin su La Rambla di Barcellona, di 292 km. Complessivamente dall'Italia alla Francia, per proseguire attraversando Portogallo, Spagna, Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Danimarca, poi la Svezia, la Finlandia, la Polonia, la Repubblica Slovacca, la Romania, la Bulgaria e la Grecia, con arrivo ad Atene. Di qui, sfruttando l'ultimo dei sette giorni di riposo previsti in scaletta, trasferimento in Italia per il gran finale, sabato 24 e domenica 25 giugno. In tutto 49 giorni di corse, con una media giornaliera di 213 km per complessivi 10.458 attraverso 16 nazioni d'Europa. Non una passeggiata per gli atleti e non di facile organizzazione per i 35 team iscritti, ché in passato una leggerezza nel prenotar alberghi, nel pianificare pasti e nel predisporre sedute defaticanti o, laddove richiesto, nel trasferire uomini e mezzi, ha portato a clamorosi ritiri o a gravi ripercussioni sul rendimento dei giorni successivi.

      È il primo pomeriggio di domenica, 30 aprile 2051. Il Centro Congressi Union Parks di Torino ha curato nei minimi dettagli la conferenza stampa di presentazione. Il via alla tappa inaugurale è fissato per la mattina seguente alle 10:00 am. Le siepi esterne sono potate in forma di rigogliose biciclette verdi.

      I 200 sedili rossi, disponibili nel salone "Red Grandi Eventi", stanno subendo l'assalto di altrettanti giornalisti sportivi, muniti d'apposito lasciapassare. Quelli sprovvisti, in forza alle testate più povere e bistrattate, si distribuiscono in piedi, sui bordi.

      Nelle due ore di durata, sarà possibile conoscere i 35 team partecipanti e i 10 corridori ammessi per singola squadra, per un totale di 350 iscritti, almeno in teoria, tutti pretendenti al titolo.

      Con buona pace del 90% dei comprimari presenti, un ampio approfondimento, con l'ovvia maggioranza delle domande, viene riservato ai soli capitani: gli unici ritenuti in grado di cogliere l'obiettivo finale.

      Un piccolo imprevisto, tuttavia, porta sotto i riflettori proprio il Toro di Montevideo. Mentre il Team Astrale sfila sul palchetto, preceduto dal proprio condottiero, Thomas Evilthoon, Gianni fa inciampare "accidentalmente" chi gli sta davanti!

      «Per la vecchiaia Valmontedo inizia a non vederci?» chiede tra l'ilarità generale l'inviato del Gazzettino Ciclistico di Rimini, Paolo Pasottini.

      «Pare que èh» è la sua risposta sorridente ed evasiva.

      «No, davvero», si affretta a ribadire quello, «con i suoi quasi 40 anni è il corridore più "longevo"! Dopo di lei c'è Tony Danis del Team Hilbert che ne ha 33, ma che non arriva in fondo da 2 anni.»

      «Questão, ehm, la domanda?»

      «Conta di finire?»

      «Vou terminar. De fato vou ganhar!» risponde per sé stesso, spiritoso, certo di non essere compreso, almeno nell'immediato. «Se ele, não me fizer cair.»

      «Dice che arriverà alla fine e che anzi lo vincerà lui!» traduce, invece, con una pronuncia invidiabile, l'inviato del settimanale uruguaiano Esportista Gigante, Felix Blanco Torres, relegato in un angolo, in piedi. «Inoltre, riferendosi al compagno di squadra, mi pare sia Sardina, ha aggiunto: se lui non lo farà cadere!»

      Chiamato malamente in gioco, Gianni Sardena arrossisce con selvaggia celerità.

      Pur sorridendo, Marcelo è tutt'altro che sereno. Sa bene che questo episodio peggiorerà ancor più i rapporti tra di loro. Inoltre un'altra questione lo tiene in ansia: lei non ha dato conferma del suo arrivo. A dirla tutta, per telefono Elisabeth è stata fredda ed evasiva, finendo per negarsi completamente negli ultimi giorni!

      Più tardi, concluso quell'evento introduttivo, dal pulmino su cui fa rientro con la squadra, la vede. È ferma di fronte la vetrina di un negozio. I bambini non sono con lei, ma non è la prima volta che li affida alle cure di una ludoteca. Presto lo raggiungeranno, pensa, così inizia a immaginare i baci, gli abbracci e le lacrime di gioia che lo vedranno partire felice verso l'ennesima "guerra a colpi di pedale".

      Un'ora più tardi la reception gli notifica una visita presso la Saletta Avorio. Prima di salire in camera proprio lui ha disposto fosse così. Infatti, per l'amalgama del gruppo, ma anche per una reciproca sorveglianza, gli atleti sono sistemati in stanze doppie e Marcelo la divide con il capitano Evilthoon. Sempre meglio di un tragico abbinamento con Sardena! S'affretta a scendere, ché in lui la paura del silenzio degli


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