Un Gregario Solo Al Comando!. E. T. Palwin
famiglia. A pochi passi dalla meta, sente potente il proprio battito! Un sospiro lungo e profondo, poi la condivisione di quel momento si farà pianto e riso, emozione e divertimento, in una parola: armonia. Sì, ne ha una disperata necessità. Non sgriderà più quegli angioletti. Mai e poi mai si priverà ancora dell'ossigeno vitale derivante dall'approvazione della moglie. Sì, dopo queste due folli settimane d'apnea desidera solo di tornare a respirare!
Catapultatosi dentro, impallidisce. In fondo alla stanza, sotto la luce azzurrina dell'unico finestrone presente, c'è una sagoma maschile. Non di meno ritrova colore quando in esso riconosce Manuel Rodriguez, brillante avvocato dello studio legale Alves & Barbosa, ma anche amico d'infanzia e perfino di più! È un caldo raggio di sole in una giornata che volge al brutto, ma questo lo scoprirà in seguito.
Una storia non banale spiega il loro potente legame: sono coetanei, cresciuti come fraterni amici nella stessa palazzina di Carrasco Norte, in prossimità dell'aeroporto di Montevideo.
Marcelo: figlio di un barbiere manesco e farfallone e di una casalinga triste e dimessa. Manuel: nato da una madre single, emancipata sostenitrice dell'inseminazione artificiale con relativa donazione anonima. Ciò, almeno, fu quanto, per 15 anni, diede a intendere a chiunque la conoscesse. Infatti, una notte che mai sarà dimenticata, Jose Luis Valmontedo, rientrato ubriaco sfatto, attraverso una confessione gratuita e ben circostanziata si rivelò ai due, trasformando i "fraterni" in "fratelli". Di più: in "fratellastri"! Che personaggio quel tosacani di loro padre, capace di farsi l'amante sul pianerottolo; di nasconderla sotto al naso della moglie per anni; di incoraggiare gli ignari fratellini, vicini di casa, a stringere un'amicizia sincera; di prendersi cura, velatamente, appena oltre la porta dirimpetto, del figlio illegittimo; per giunta di persuadere Silvia Rodriguez che quella soluzione fosse normale nel 2011.
Altro che normale. Fu l'origine del caos! Donna Pereira diede i primi segni di sé, nella propria vita, cambiando la serratura; l'amante, per ospitarlo stabilmente, pretese la regolarizzazione sua e del figlio; Marcelo, prossimo a realizzare il sogno paterno, minacciò di lasciare il ciclismo se non fosse tornato a casa; e lo stesso José Luis, sì rientrò, ma senza compromessi, sfondando la porta e massacrando, a colpi di forbici da barbiere, colei che, con la prima ribellione della sua intera esistenza, aveva tradito le aspettative di tutti per un futuro migliore!
Perduta l'amata madre, e con quel padre assassino seppellito in galera, per un po' tutto continuò a precipitare, poi, per fortuna, "mamita Silvia", come aveva imparato a chiamarla, trovò il modo di edificare sulle macerie del passato. Sostenuto umanamente e dal punto di vista economico, il ciclista trovò la sua strada in Europa, ottenendo un primo importante ingaggio. Egli stesso, poté così ricambiare il favore, pagando al fratellastro gli onerosi studi di giurisprudenza. Per sé comprò dalla UUW (Universidade Uruguaia Web) un piano di studi in letteratura internazionale che grazie ad auricolari e audio libri lo vide impegnato perfino nelle ore d'allenamento in bicicletta, fino al conseguimento della tanto desiderata laurea in lettere. Quindi un lieto fine, se non per tutti, almeno per loro due, che con social media e telefono limitarono le distanze tra Europa e Sud America.
Visibilmente emozionato il Toro gli va incontro. È incerto e quasi incredulo. Lo trova smagrito. Occhi scuri, accesi di una luce di perenne curiosità. Sorrisetto saccente. Barba rasata alla perfezione. Abito di alta sartoria blu e beige. Valigetta 24h al seguito. Poi il solito taglio di capelli, per il quale vanta da sempre tre diversi parrucchieri, uno per la nuca, uno per le basette e uno per il resto.
«Fratello» sussurra Marcelo.
«Ehi, fratello mio!»
Parlano la stessa lingua, ovvio, ma anche in senso assoluto, quali spiriti affini.
S'abbracciano con stima e passione, restando immobili, come intenti in un plastico clinch di lotta greco-romana.
«Che sorpresa, non eri mai venuto per l'inizio di una corsa.»
Manuel sorride, accertandosi frattanto che da fuori nessuno li veda.
«Come sta mamita?»
«Bene, piacendo a Dio» risponde e chiude. «Registra le tue corse e spera sempre di vederti vincere.»
«Allora povera mamita!» ride, guardando con preoccupazione la porta. In breve moglie e figli saranno lì. Busseranno. Dovrà presentarli e dare delle spiegazioni, infatti Elisabeth ne ignora persino l'esistenza. Figurarsi… Mai messe in piazza le proprie spiacevoli verità: un fratello illegittimo; un padre assassino e in carcere; una mamita adottiva e per terminare la mamma vittima della negazione del suo principio: "non si toccano le femmine".
«Colpa della speranza, ma la vita non è fatta di miracoli.»
«Cioè?» chiede, notandogli sul volto un accenno d'ansia.
«Mi dispiace.»
«Di cosa?»
«È venuta da noi.»
«Chi?»
«È tornata dai suoi» risponde, non potendo trattenere oltre la triste verità che lo ha portato a viaggiare per quasi 20 ore da un continente all'altro. «Si è presentata con il padre che è cliente da anni.»
«Giuro», balbetta spaesato, «non capisco.»
L'avvocato, forte d'una decennale esperienza, comprende che è giunto il momento di mettergli in mano qualcosa di tangibile, affinché possa toccare, capire, superare. Inoltre, così facendo, porterà avanti il proprio incarico. Prende la 24h in pelle scura, la apre e ne estrae dei documenti ben impaginati, quindi pronuncia il nome che, ne è certo, come fosse la formula magica di una favola nera, lo risveglierà: «Tua moglie, Elisabeth!»
«Elisabeth?» ripete spalancando gli occhi, finalmente desto.
«Signor Marcelo Valmontedo il qui presente avvocato Manuel Rodriguez dello studio legale Alves & Barbosa di Montevideo», inizia a dire, non prima d'aver azionato il registratore olografico obbligatorio dal 2035, «è qui a notificarle la richiesta ufficiale di divorzio da parte di Elisabeth Paceco Garziglia.»
«Mio Dio no!»
«Sì fratello, l'ho visto succedere decine di volte. È l'inizio della fine!»
7. Marilisa.
“Sei tutto quello che non c'è, che manca, che mai verrà: sei con me!
I tuoi occhi luccicano la mia dannazione; condanna immobile, statica, ferma, fermata, di perenne mancata azione.
Il tuo sguardo danzante, allegro, frizzante è il ballo della notte; una corsa a perdifiato su d'un prato di nero orgoglio ammantato; quel gioco di rasoi che presto taglierà l'ultimo dei nastri di vita, l'ultimo dei fili di speranza, l'ultimo degli ultimi gridi disperati, mai giunti fino a te.
Tu sei il mio tesoro, deliquio inatteso, soggiacimento illusorio, svegliarino di sostanza.
Tu sei con me proprio quando comprendo di non arrivare fino a te!
Il tuo vivere l'oggi è il mio distacco dallo ieri e dal domani. Le tue mani. Sogni seri. Frammenti di pensieri privi di consigli e di appoggi veri. Il mio amore sprecato. L'amore per chi ho amato. Tu per me e io senza te...”.
Marcelo ha scritto di getto, senza comprendere fino in fondo cosa il subconscio gli abbia sottilmente suggerito. Correre in bici lo esprime in minima parte. Ha bisogno di questi sfoghi quanto dell'aria. La sua anima appassirebbe in sella, senza il nutrimento delle decine di audio libri ascoltati ogni mese. Scrivere, poi, è per il suo spirito l'equivalente del sudore derivante dalle fatiche degli allenamenti quotidiani. Sia quel che sia, il nuovo foglietto tornerà utile come prossima zavorra. Al pari di una mongolfiera scaricata dal peso sabbioso, al momento opportuno, anch'egli, liberando il proprio estro nebbioso, potrà volare leggero verso il traguardo. Piuttosto vuole sempre questa vita? Desidera ancora lottare in bicicletta? A conti fatti spingere avanti quei pedali lo fa sentire comunicato al mondo. Nondimeno nell'intimo sa di averli traditi, mancando di trovare la vittoria. Quel maledetto uxoricida del padre non