La casa e la famiglia di Masaniello. Bartolommeo Capasso

La casa e la famiglia di Masaniello - Bartolommeo Capasso


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del mondo, gloriosissima difenditrice„.

       Scrisse pure un secondo volume, nel quale continuò il racconto fino al 1653 e lo intitolò: Successi storici raccolti del Governo del Conte d'Ognatte, vicerè di Napoli, dal mese di aprile 1648 per tutto il 20 novembre 1653, che successe al governo di questo regno il Conte di Castrillo. Un esemplare di questo secondo volume dello stesso carattere del primo conservato nell'Archivio di Stato, ed anche con figure, trovasi nella Biblioteca del Principe di Fondi in Napoli, ed un altro dello stesso secolo XVII senza figure di c. 464 in fol. conservasi nella Biblioteca Nazionale ed è segnato X-B-45.

      VII. Pollio d. Giuseppe. Historia del Regno di Napoli, Revolutione dell'anno 1647 insino al 1648, scritta dal R. d. Giuseppe Pollio, napolitano. Ms. probabilmente autografo, certo originale, di carte scritte n. 329, che conservasi nella Biblioteca Nazionale di Napoli, (X-B-7). Comincia: Son leggi infallibili, e del testo evangelico.... Finisce: 21 Giovedì (Giugno 1648); s'intende che fosse differenza a S. Severino; e poi nell'altra carta: FINE DELL'ULTIMA IMPRESSIONE?

       Devesi però avvertire che l'opera realmente nel f. 327 arriva al 19 novembre 1648, e che se finisce col 21 giugno ciò provenne da un errore di chi legò il libro; il quale, essendo le carte in origine non numerate, introdusse molta confusione nei quaderni di esso, e malamente pose in ultimo un foglio che andava collocato prima. Si noti pure che il racconto in molte parti è duplicato, ripetendosi di nuovo con poche varianti quel che si era già scritto altrove; il che spiega la dicitura dell'ultima carta, che accenna ad una seconda recensione dell'opera.

       Alcune notizie intorno alla vita ed all'opera del Pollio, oltre quelle assai scarse che si ricavano dalla stessa narrazione di lui, per fortuna ci sono state tramandate da Giuseppe Campanile, nel Diario di cui sopra ho parlato. Secondo questo scrittore, il Pollio abitava nella strada degli Armieri, e nel gennaio del 1648 servì per cappellano al Duca di Tursi, che, preso prigioniero dal popolo, fu per qualche tempo trattenuto nella casa del dottor Marco Maresca, posta in quella via. Dopo la quiete del regno, il Pollio, con la protezione del detto Duca di Tursi, ottenne un canonicato nella cattedrale di Lucera; ma, avendo avuto contesa con quel vescovo, volle andare in Ispagna per rinunciare il beneficio nelle mani del Re. N'ebbe in cambio una pensione in Sicilia di annui scudi 200, e fu nominato cappellano del conte d'Ayala, vicerè di quel Regno. Poscia tornato da colà, essendo stabilite ed assentate le cedule della sua nomina, se ne morì in Sicilia, verso il 1660[2]. Il Campanile ci attesta avere il Pollio scritto in un grosso volume i Successi del Regno nel 1647-48, i quali venduti dopo la sua morte dal fratello ad un libraio chiamato Donadio Pellegrino, furono da costui donati al reggente D. Felice Ulloa che se li portò in Ispagna. Lo stesso Campanile afferma pure aver avuto in sorte di tenere in poter suo parte dell'originale borro di questi Diarii, a lui data dal medesimo libraio, e questo probabilmente è lo stesso esemplare che ora trovasi nella Biblioteca Nazionale.

      Il libro del Pollio, comunque scritto assai goffamente, è importante per gli aneddoti e per talune circostanze che non si ricordano da altri scrittori contemporanei, e che egli, come sacerdote, come compare dell'Eletto del popolo, e come abitante di quella parte della Città ov'era il focolare della sollevazione, poteva facilmente e meglio degli altri conoscere. Egli protesta narrare le cose con verità o per aver visto coi propri occhi, o per averle intese da persone degne di fede. E difatti l'ingenuità e la schiettezza del racconto ne dimostrano la sincerità, ed il Campanile stesso, suo contemporaneo, ci assicura aver trovato assai confronto di verità in moltissime cose.

      VIII. Oltre le storie del Tarsia, del Buragna e dell'Eguia, già pubblicate per le stampe, esistono parecchie altre relazioni di questi avvenimenti scritte da spagnuoli, o in lingua spagnuola, che sono tuttora inedite. Una raccolta di esse fatta in un volume intitolato: Relaciones de los tumultos dela ciudad de Napoles desde el año 1647 hasta el 1648, di carattere del tempo e di c. scritte n. 185, conservasi presso di me. Sono alcune lettere di un gentiluomo della viceregina e di un d. Michele de Miranda, provveditore dell'armata e dei castelli di Napoli, indirizzate a Spagna, con altre scritture sull'argomento. — Ricordo pure un altro Ms. intitolato: Napoles confuso brebe relacion de todos los marahilosos accidentes que an sucedido en la Ciudad de Napoles en todo el Reijno desde el primer dia que fue a los 7 de Julio 1647 hasta los 6 de Abril 1648. — Dia por dia ij ora por ora sin apartarse jamas él hautor dela berdad ciégo dela Passion. Ms. in 12º di c. scritte n. 243 ed altre poche non numerate o bianche. È rilegato in pelle con tagli e fregi dorati. — L'autore presentò il libro al Duca d'Arcos per aver la grazia della stampa. Il vicerè lo passò al Visitatore generale, al Segretario Lusia ed al giudice Navarrete; i quali, esaminatolo, diedero la loro approvazione, ma ne rimisero la stampa alla fine della Rivoluzione. Il Ms. conservasi nella Biblioteca Nazionale ed è segnato XV-F.-92.

       Simili relazioni si trovano pure in un vol. Ms. già posseduto dal lodato d. Vincenzo Cuomo, ed ora conservato nella Biblioteca Municipale, intitolato: Miscellanea diversa, Tomo primo di c. 412, oltre le non numerate. In esso si contengono parecchie scritture di diverso carattere ma tutte del secolo XVII, che appartengono alla storia del reame di Napoli nel 1647-48. Quattro sono scritte in spagnuolo. La prima, che e la più lunga (f. 266-321) e tratta degli avvenimenti dal 7 luglio 1647 fino al febbraio 1648, è quel Diario o Relazione, di cui si servì, come dal confronto ho rilevato, d. Francesco de Eguia Beaumont nei suoi Varios discursos sobre la revolucion de Napoles. Le altre tre scritture (f. 322-346) riguardano l'entrata degli spagnuoli nel 6 aprile 1648.

      IX. Simonetti Tarquinio. Storia della rivoluzione di Napoli dell'anno 1647 scritta dal dottor Tarquinio Simonetti napolitano. Ms. di c. 515 in 8º nella Biblioteca Nazionale (XV, E, 49). Comincia: A tempo che Roboam... Finisce: ... in suo luogo ha pigliato possesso per interim il regente Zufia, Giovedi 22 di detto mese di settembre 1650. L'autore contemporaneo è presente ai fatti fino ai 17 ottobre 1647, quando, come egli stesso nota, con sua moglie Vittoria Califano se ne andò al feudo in casa sua e la sera a Benevento. La moglie aveva una casa alla Selleria nel fondaco della Zecca dei panni.

       Tralascio qualche altro Ms. di breve mole, di cui, occorrendo, farò menzione nelle note.

      * * *

       Alle opere sopra indicate, per la connessione che i due fatti hanno tra loro, bisogna aggiungere quelle che trattano dei tumulti accaduti nella partenza del Duca di Ossuna da Napoli e notano la parte che in essi ebbe il Genoino, poscia ispiratore e consultore principale di Masaniello. Questi fatti sono specificatamente ed accuratamente narrati dallo Zazzera scrittore contemporaneo, nei Giornali del governo del duca d'Ossuna, 1616-1620; libro di cui esistono moltissime copie Mss. e che fu pubblicato dal Palermo nel vol. IX dell'Archivio storico italiano del Vieusseux, ma monco delle notizie che gli parvero frivolissime e personali, o contro il buon costume. Altre opere speciali sullo stesso argomento sono: l'Ossuniana conjuratio, qua Petrus Giron Ossunae dux regnum neapolitanum sibi desponderat, cum relatione stratagematis, quo card. Borgia designatus Duci successor in eam provinciam sibi aditum et successionem fecit, di un tal Tortoletti, stampata in Venezia nel 1623 e nel 1625 in 4º, ed i Conatus irriti Ossunae ducis, ne a regimine regni neap. amoveretur, liber unus, auctore Horatio Feltrio, viro patritio, operetta scritta nel 1625, e non mai pubblicata. Oltre a questo, ed all'opuscolo intitolato: Neapolis liberata, Discursus juridicus politicus adversus Julium Genuinum, populi pro-electum, ejus asseclas complices et fautores super seditionibus et tumultibus ab eis Neapoli commotis 1620, che è un'allegazione giuridica di poco o nessun valore storico. Possono anche utilmente consultarsi, i Diurnali di Scipione Guerra, recentemente per la prima volta dati alle stampe dalla Società Napolitana di Storia Patria per cura dell'egregio Marchese de Montemayor; il Parrino nel suo noto Teatro eroico politico de' Governi de' Vicerè di Napoli (dal quale copia il Giannone nella sua Storia Civile), ed il Leti nella Vita di d. Pietro Giron duca di Ossuna, Amsterdam 1699, t. 3 n. 12.

      Ma principalmente importante sul proposito è una Raccolta di relazioni, lettere e documenti diversi, intorno ai fatti di quel tempo, che, meno qualche scrittura stampata con lo Zazzera, si conserva tuttora inedita. Essa è opera di not. Giovan Berardino Giuliani, o de Juliani, che fu poscia Segretario della Piazza del Popolo, ed autore della Descrizione dell'apparato fatto nella festa di San Giovanni del 1631, e di un Trattato del Monte Vesuvio e de' suoi incendii del 1632. Egli inoltre vi appose molte postille


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