Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo. Francesco Domenico Guerrazzi

Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo - Francesco Domenico Guerrazzi


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vedersi trasformato durante la notte il suo cavallo in asino. Cotesto fu stoppino buttato sul pagliaio; indi a breve lo incendio si dilatò per modo, da non temere più trombe: talune brigate corsero fino a Capocorso dove nessuno le aspettava e s'impadronirono alla sprovvista delle armi nelle torri: altre scesero nella Balagna, con la vista di sorprendere le armi e le provvisioni dell'Algaiola, senonchè il luogotenente avutone odore, valendosi dello aiuto dei paesani, potè metterle al sicuro in Calvi. I Côrsi tanto si arrovellarono contro i loro compatriotti per questo fatto, che di cima in fondo nabissarono l'Algaiola. Gli Algaiolesi certo avevano pessimamente operato, meritavano quello e peggio, ma non istava ai Genovesi punirli se la obbedienza a loro avessero anteposto alla carità della patria; in effetto non li punirono; all'opposto gli rimunerarono, e udite come (però devo avvertirvi prima, che io non burlo; e da questo apprenderete larghezza genovese che sia): con pubblico decreto il senato genovese compartì agli Algaiolesi il privilegio di andare accattando per la città di Genova.

      — Dunque, osservò Altobello, una baiocca fu l'origine di questa guerra, che dura a un bel circa quarant'anni?

      — Non è così, rispose il frate, non può il primo granello nè l'ultimo vantarsi di dare il tratto alla bilancia; ci hanno del pari merito tutti; quello, che la fa traboccare, somministra nome, non cause al tracollo.

      — E se, con voce solenne aggiunse il Boswell, i popoli oppressi si movono per cagione vile, non s'incolpino essi, bensì coloro che gl'imbestiarono. — La più parte dei tumulti popolari nascono dalla fame, e sta bene; il tiranno, rapito al popolo il pensiero dell'uomo, bisogna pure che gli lasci l'istinto della bestia: moltiplice, non contentabile mai, divino il pensiero; unico l'istinto: però quanto procurano i tiranni sopprimere quello, altrettanto mettono studio a soddisfare questo; e tuttavolta neppure a questo possono provvedere le arti schiave, imperciocchè le industrie, o vogli agricole o vogli commerciali, desiderano ingegno educato, e la educazione non esce fuori se la mano della libertà non la semina, e la libertà non semina mai un seme solo, nè forse lo può; donde avviene, che da qualunque parte tu pigli le mosse, uscirai perpetuamente alla conseguenza che se qualche uomo è fatto per la tirannide, gli uomini non sono fatti per la servitù.

      — O caro, sclamò frate Bernardino levando le mani al cielo, voi parlate come un quinto evangelista; e voialtri, figliuoli, sappiate che se metterete questi precetti alla coda di quelli del decalogo, voi non farete altro che bene.

      Ma andiamo innanzi: tanta accendeva a quei giorni la smania di possedere armi i petti dei Côrsi onde adoperarle in pro' della patria, che parecchi di loro venderono i bovi per comprare uno schioppo. Circa 300 armati trassero alla Bastia, e presa di un tratto Terravecchia, fanno le viste di assaltare Terranuova. La storia non rammenta tutti i nomi di quelli, che su le prime mosse capitanarono il popolo, e dei pochi che ricorda dice appena il nome e la fine; miserabile fra tutti quella di Fabio da Loreto o Fillingheri, il quale, caduto in podestà dei Genovesi, ebbe mozzo il capo, poi fu squartato; Angiolo Taddei, richiesto di parlamento dal comandante genovese di Monserrato, con quattro compagni a tradimento rimane ammazzato; di Emmanuele Ciatra non so darvi ragguaglio, ma già la è cosa vecchia, chi inforna la rivoluzione non la mangia; e il popolano non si appaga di rumore di fama; tanto le lodi sono foglie, qual prima qual poi, cascano tutte; ma quando il verno ha spogliato l'albero, rimangono il fusto e i rami per riprodurle da capo, il popolo dura erede di ogni gloria dei suoi padri e dei suoi figliuoli, se la intende con Dio, e da lui spera misericordia e conforto nel giorno che quieterà nel suo seno come il Golo, dopo il rotto cammino, riposa nelle acque del Mediterraneo. Poco chiedevano i Côrsi, e da quello che domandavano voi piglierete argomento della giustizia della domanda: essi volevano il sale si pagasse un seino a bacino; si concedesse facoltà a tutti di portare arme, poichè nonostante la tassa dei 2 seini, a tutti non si negava, e la parzialità noceva più dell'uso universale, la tassa a soldi 20 per fuoco, com'era in antico, si restituisse; gli ufficii almanco in parte ai Côrsi si conferissero; i fuorusciti si richiamassero; il carico della vitella si sopprimesse.

      — E che è di grazia questo carico della vitella? — interrogò il Boswell.

      — Abbiate pazienza voi altri, ch'egli è forestiere e non ha obbligo di sapere le cose nostre come noi; in due parole mi sbrigo. In capo ad ogni due anni la repubblica scambiava il governatore in Corsica, il quale ci si trasferiva con la famiglia; ora le zitelle delle nostre comuni presero il costume d'ingrassare una vitella e donarla alla nuova governatrice per tenersela bene edificata: certa volta essendo accaduto che ci venisse un governatore scapolo, le zitelle giudicarono potersi astenere da presentare la vitella, tanto più che ella era pretta elargizione: ma il governatore che, se non aveva condotto la moglie, ci aveva portato l'avarizia, mutò con violenza il dono della vitella in balzello di pecunia, costringendo tutte le comuni a pagare ad ogni nuovo governatore 17 lire di buona moneta; e poichè questo iniquissimo aggravio non vergognarono i Genovesi di mantenere, i Côrsi, per ricordarne sempre la origine, continuarono a chiamare il peso della vitella. — In questo sollevamento non fu penuria per parte del governatore Pinelli delle solite tagliole ricoperte con le frasche delle scuse, delle promesse e delle ciurmerie, nè difettarono i benestanti, cui i garbugli danno la febbre, d'interporsi sminuzzando i bocconi al lupo ammalato; e molto meno la castroneria nel popolo di rimettersi a patti col padrone impaurito: certo, povero popolo! i suoi svarioni pagò, secondo il solito, in moneta di sangue; ma non importa; mentre i tiranni si rallegrano nella fede di avergli tagliato il capo, si accorgono che non gli hanno scorciato altro che le ugna, le quali col tempo crescono due cotanti più rasoi di prima.

      Però non vi era tempo da perdere, e bisognava dare base a questa faccenda, chè il tumulto va a catafascio come Dio vuole, ma per la guerra ordinata è un altro paio di maniche. Nel decembre del 1730 giusto l'antivigilia di pasqua di Ceppo, i Côrsi convenuti nella pianura di san Pancrazio si accordarono facilmente sopra i partiti da praticarsi; solo non sapevano dove darsi di capo per la scelta di un generale, quando di un tratto vedono passare, montato sur un mulo, il signor Andrea Ciccaldi, uomo nobile e facoltoso di Vescovato: lo fermano e lo eleggono capitano: egli bada a ringraziare, e dichiarandosi indegno dell'onore lo rifiuta: gli rispondono, accetti, altrimenti come a nemico torranno la vita e ne diserteranno i poteri. Se però il signore Andrea prese a contragenio il comando, non lo esercitò con minor fede o prodezza; e quando in appresso io gli rinfacciai cotesto suo schermirsi, egli mi rispose sorridendo: — Che volete, padre Bernardino? anche Gesù Cristo parve aver caro gli fosse rimosso il calice della passione dai labbri; in effetto codesto comando fu, per quel signore, calice di passione, e quanto amaro! Oltre le fatiche, le cure e i pericoli manifesti, appene potè sfuggire le insidie, massime quando Camillo Doria (i generali genovesi trattavano meglio il veleno della spada) tentò farlo avvelenare da Petruccio di Orezza; e i beni si vide arsi, le case disfatte; parecchi dei suoi morti, ed egli finalmente ebbe a esulare in Ispagna; dove, a vero dire, si trovò accolto a braccia aperte e promosso a colonnello di fanteria, ma ad ogni modo quel dovere vivere fuori di casa è una gran pena al cuore; adesso che i suoi occhi avrebbero potuto deliziarsi nello aspetto della patria risorta, glieli ha chiusi la morte. Dio esalti la sua anima secondo i meriti. — Il signore Andrea, col consenso dell'assemblea, si aggiunse nel comando Luigi Giafferi di qua dai monti, e di là Luca d'Ornano e Domenico Raffaelli preti: il pievano Aitelli, uomo capace di governare un regno, fu eletto a segretario, anzi si deve a lui la scelta dei compagni che fece il signore Andrea, la quale non poteva cascare in persone più acconcie al fine di raccogliere in mazzo tutti gli umori della isola, imperciocchè egli rappresentasse l'ordine dei nobili, il Giafferi i popolani, Luca la memoria di Sampiero primo vendicatore della libertà côrsa, il prete Raffaelli, gli ecclesiastici svisceratissimi dell'indipendenza della patria. Questo, a mio parere, fu ottimo partito e da seguitarsi da quanti s'affaticano nelle civili rivolture, imperocchè importi nei casi di momento impegnare tutti i cittadini a sostenerli coll'arco del dosso, e la esclusione partorisce superbia da una parte ed odio dall'altra; dove poi occorrono umori dei quali tu a verun patto ti possa servire, allora dà un'occhiata alla punta della tua spada, un'altra al cielo, e dopo decidi quello che tu ne abbia a fare. — I generali, assembrata la consulta in Corte, questa, non contrastando alcuno, bandì la libertà côrsa e la decadenza della Repubblica genovese dalla sovranità della isola: poco dopo diciotto teologhi convenuti nel monastero di Orezza, disputata sottilmente la materia, dichiararono giusta la guerra contro Genova, come quella che se mai aveva avuto diritto a reggere l'isola, la trascinava tiranna:


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