Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo. Francesco Domenico Guerrazzi

Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo - Francesco Domenico Guerrazzi


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di un tratto frate Bernardino, cui si fecero a sua volta palesi i due legni nemici. Ecco là cotesti scomunicati gigli d'oro, ma ciò che mi fa più saetta sono quegli angioli che li sostengono: che cosa ci entrino qui gli angioli io non mi so capacitare, a meno che non fossero di quei briganti che Dio agguantò per il petto, e arrandellò giù dal paradiso. Su da bravo, capitano Angiolo; spiegate la bandiera côrsa e andiamo contro questi cani, salvo il battesimo; presto chè lo indugio piglia vizio; uno dopo l'altro come le ciliegie.

      E non a torto il frate parlava parole avventate, chè il capitano Franceschi, bianco come un busto di marmo, pareva non sapesse a qual santo votarsi; di modo che il frate dubitando cotesta inerzia, paura, gli si accostò borbottando: — Ai cani mansueti ogni lupo par feroce.

      Gli occhi del capitano balenarono; un lampo solo, e le labbra ricomposte al consueto risolino, rispose:

      — Padre Bernardino, a voi piacciono i proverbi, e garbano anche a me; ora meditate su quello che dice: dove la pelle del lione non arriva, bisogna aggiuntarvi quella della volpe.

      Senz'altre parole scese sotto coperta, dove venutigli intorno gli ufficiali e i passeggeri, così palesò con succinto sermone il suo concetto:

      — Signori, abbiamo sopravvento due sciabecchi francesi, però noi non possiamo fuggire, chè il bastimento oltre a trovarsi stracarico, a cagione del mare grosso i remi non giovano; ma quando fossimo vuoti, e il mare più tranquillo, col vento che tira non potremmo mai salvarci dalla caccia dei Francesi: quanto a menare le mani, noi non dobbiamo combattere.

      — O come non dobbiamo combattere? uscì fuori frate Bernardino arrapinandosi; e il capitano Franceschi di rimando:

      — State zitto, padre, per lo amore di Dio, ch'io so quello che mi dico; noi non possiamo... noi non dobbiamo ricevere palle a bordo. Innanzi ch'essi ci chiamino alla obbedienza, io faccio conto di andare ad incontrarli. Memè, buttate in mare il caicco; voi, signore Inglese, vorrete usarmi la cortesia di accompagnarmi; mi pare che siate munito di passaporto per Bastia, firmato dal console francese di Livorno.

      — Così è, rispose il Boswell, ed anco porto meco lettere commendatizie per parecchi gentiluomini francesi.

      — Tanto meglio; voi lascerete parlare a me; solo approverete, quanto starò per dire.

      — Bene, non ci è da fare di meglio: tuttavolta chiedo licenza ammonirvi, che se le cose le quali voi siete per esporre, fossero troppo lontane dal vero, io non saprei in coscienza approvarle.

      — Confesso che questo intoppo m'imbroglia la matassa: ma andate franco: io procurerò che le cose intorno alle quali attesterete, le sieno vere: quanto al rimanente non ci porgete attenzione; figuratevi, che non sieno fatto vostro.

      — E badate, aggiungeva frate Bernardino, che le bugiarderie fra noi altri cattolici si pagano sette anni di purgatorio l'una; onde voi vedete il bel guadagno che fareste a confessarvi cattolico; e non finisce qui, chè per le bugiarderie che vi accadesse profferire adesso, come dirette a fine di bene, voi potreste contare sopra il ribasso almanco di un cinquanta per cento.

      E il signor Giacomo sorridendo rispose:

      — Un bel ribasso in verità, maggiore di quello che costumano le fabbriche di Birmingham; ma è meglio non mentire.

      — Memè, continuava il capitano Angiolo favellando al pilota, il quale aveva fatto gettare il caicco nell'acqua; intanto che noi andiamo a bordo al francese, voi senza parere fatto vostro vi scosterete bel bello uscendo dal tiro del cannone: allora, se vi riesce, mettetevi alla cappa; se fra due ore, o meno, vedrete tornare il caicco con bandiera a prua, aspettateci; se non vedete nulla, approfittatevi del campo preso e salvatevi all'Elba.

      Giocante Canale, che senza dir verbo, mentre questi casi avvenivano, aveva tratto fuori le armi ed osservato se la polvere stava bene nello scodellino, udite le parole ultime del capitano, le rimise da parte borbottando:

      — Qui i soldati fanno da cappuccini, i cappuccini da soldati: ma tradimento non ci è.

      Altobello, che pure lo intese, non sapendo che cosa pensarne, si strinse nelle spalle: quanto al signor Giacomo, che aveva assunto per regola di condotta la impresa dell'Accademia del Cimento provando e riprovando, disse fra sè: — Tiriamo innanzi, chè chi volge il dorso non fugge sempre; — e poi a voce alta riprese: — Eccomi pronto a seguitarvi.

      Il capitano, come uomo che si sottragga dalla tentazione, corso alla banda del bastimento e agguantata la corda scivolò giù per essa di tonfo nel caicco: dove assicuratosi bene in piedi si affrettò a porgere aiuto al signor Giacomo, mal destro a pericolarsi su quei rompicolli di scale, massime in mezzo al mareggiare dei marosi: ma il signor Giacomo, sebbene quattro volte e sei gli sprazzi lo infradiciassero fino alla camicia, e sebbene altrettante stesse a un pelo di dare il tuffo nell'acqua, nè con atto nè con detto disonestò la pacata gravità del suo portamento; per lo contrario, seduto appena sul banco, trasse fuori la scatola che, prima di lasciare la galera, aveva avuto cura di riempire, e prese, con la consueta pace, la sua presa di tabacco.

      Il capitano Angiolo drizzò il timone del caicco verso lo sciabecco più vicino, e dopo molto menare di remi pervenne alla banda di quello.

      I Francesi avevano calato giù a posta loro scala e funi; e così persuadendoli la indole loro certamente servizievole, non furono scarsi di aiuto per tirare su il capitano Angiolo e il signor Giacomo Boswell: i quali, senza mettere tempo fra mezzo, furono intromessi al capitano dello sciabecco, che gli accolse vestito in gala, e appena vistili sciorinò questa diceria:

      — Noi vi salutiamo, signori, come amici di S. M. cristianissima, imperciocchè senza aspettare altramente la cannonata, che vi chiamasse alla obbedienza, siete venuti a renderci conto dello essere vostro e della causa che vi conduce per questi mari.

      — Eccellenza, rispose il capitano Angiolo, ossequiandolo coll'abbassare la berretta fino alle ginocchia, atto così turpe di brutta servilità, che il signor Giacomo sentì venirsi la nausea al cuore. Lo stesso Francese, cui pure piaceva lo incenso, sentendosi arrivare da una fumata un po' troppo ardita, rispose:

      — Questo titolo in Francia spetta agli ammiragli; basterà che ci diate dell'illustrissimo.

      — Illustrissimo, dunque, perdonate all'ignoranza, — senza scomporsi continuò il Côrso sempre in accento carezzevole, — il mio nome vi sarà senza dubbio ignoto, ma per vostra regola io vi chiarisco chiamarmi Francesco Maria Semidei, comandante da parecchio tempo cotesta vecchia carcassa, di cui è armatore un tale Salvatore Padovano côrso, domiciliato a Livorno. Ora importa che sappiate com'egli avendomi fino a questi ultimi tempi spedito in Sicilia, in Provenza e in Barberia, le faccende succedessero di bene in meglio. Tutto a un tratto mi carica di grano, e di non so quali zacchere, e mi dice: — Capitano, piglierete le spedizioni per Corsica. — Va bene, rispondo io; andrò a mettermi in regola col console di Francia. — Che Francia, e che non Francia, prese a urlare il vecchio matto, io vi spedisco al generale Paoli, e voi avete a procurare, girato il Capo Côrso, di surgere all'isola Rossa, donde darete avviso al generale, che vi manderà l'ordine circa a mettere in terra il carico. Allora, udendo con giusta indignazione che si trattava di venire in aiuto di briganti, risposi: — Armatore, mi maraviglio di voi, che essendomivi mostrato fin qui uomo religioso e dabbene, mi spingiate a commettere cose contrarie ai comandamenti di Dio, i quali c'insegnano ad obbedire ai principi, che governano per volere divino, senza darci briga di indagare dond'essi vengano; e se nel caso lo volessimo cercare, avendoci S. M. cristanissima comprato, è chiaro, che non potrebbe avere conseguito titolo migliore di disporre di noi anime e corpi: tuttavolta, mi parve dovere di aggiungere, tuttavolta messo da parte questo, degnandosi un re potentissimo, qual è quello di Francia, aprirci le braccia e accettarci per sudditi e servitori, o dove avete messo il cervello a rendergli morsi per baci? E poi, che prosunzione è questa di stare a tu per tu col Cristianissimo? Oh! non corrono più i tempi nei quali David ammazzava Goliat con una sassata; e avvertite ancora, che ciò non accadde senza miracolo di Dio, essendo Goliat filisteo. Ora se aspettate che Dio operi miracoli in danno del suo prediletto il re di Francia, starete fresco. Per ultimo, ma vi par egli giudizio, che mentre tante armate formidabili vanno di su e di giù pei nostri mari, possa vivere un pezzo questa capretta di Corsica, lasciata lì


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