Pro Judaeis: Riflessioni e Documenti. Corrado Guidetti

Pro Judaeis: Riflessioni e Documenti - Corrado Guidetti


Скачать книгу
nazione, come ogni partito conta infinito numero di... spiriti deboli.

      Nè gli Ebrei potrebbero non aver in gran conto questo libro, che non soltanto fu il legame che li tenne uniti, durante le secolari persecuzioni di cui furono vittime, ma che giovò eziandio a conservare intatta la loro fede. Nessuno infatti potrà negare che questo commento minuziosissimo della legge fosse incontrastabilmente utile al Giudaismo, come quello che lo preservò da quelle grandi discussioni religiose che furono cagione di tanti scismi nelle altre credenze. Le religioni che, o non hanno, come il Giudaismo, un codice particolareggiato, o non obbediscono, come il Cattolicismo, all'autorità indiscutibile di un Supremo Gerarca, sono naturalmente soggette a suddividersi in un numero infinito di chiesuole, come avvenne del Protestantesimo, e come sarebbe avvenuto del Giudaismo, se il Talmud non vi avesse posto riparo, a tutto provvedendo, e realizzando, sin dal V secolo, l'ideale di moderni filosofi: la libertà nell'unità. Sicchè, in questo senso, ben può dirsi giusta e veritiera la parola del Talmud stesso: “Dio non ingiunse ad Israello tante leggi e tanti precetti che per renderlo felice” (86).

      Il Talmud, ripetiamolo, è di somma autorità presso gli Ebrei, e noi, dopo aver mostrato che essi, pur avendolo e dovendolo avere in gran conto, apportarono nel suo studio quello spirito di libero esame, innato nel Giudaismo e da esso reso obbligatorio (87), che permette di sceverare il grano dal loglio, vogliamo ancora dimostrare due cose: che il Talmud non è legge di iniquità, siccome pretendono gli stolti, ma legge di amore, di carità, di tolleranza, e che se vi sono nel Talmud dei passi non pochi che contraddicono ed all'intonazione generale dell'opera, ed alla vera morale, ciò è facilmente spiegabile e giustificabile.

      Prima per altro di entrare nello spinoso argomento, ci si conceda una dichiarazione. La Chiesa Cattolica ha condannato a parecchie riprese il Talmud (88). Nulla di più naturale che siffatta condanna.

      Il Talmud, codice di una fede non cristiana, deve contenere e contiene massime, precetti, argomentazioni contrarie al Cristianesimo. Se altrimenti fosse, gli Ebrei sarebbero Cristiani e la questione sarebbe bella e terminata. A buon dritto adunque la Chiesa Cattolica condannava il Talmud siccome libro pernicioso alla Fede e noi faremmo opera stolta pretendendo scagionarlo da questo addebito.

      Ciò che vogliamo provare è che la morale del Talmud non è punto diversa, nè sopratutto peggiore di quella che può trovarsi in qualsivoglia opera umana scritta nelle identiche condizioni di tempi, di luoghi, di costumi; ciò che ci preme constatare, non per artificio di polemica, ma per omaggio alla verità è che la legge talmudica non è legge di odio come volgarmente si crede, e che l'Ebreo non soltanto può restarvi fedele rimanendo in pari tempo ottimo cittadino (89), ma attinge da esso quelle virtù domestiche e sociali che sono base di ogni civile consorzio (90).

      E questa avvertenza che qui facciamo, desideriamo che il signor lettore applichi a tutto il contesto di questo lavoruccio. Difendendo l'Ebreo, compiamo opera sociale, non religiosa, non sopratutto anticristiana.

      Fra le principalissime accuse che si vanno continuamente movendo al Talmud vi è quella di eccitare l'animo degli Ebrei contro i Cristiani.

      Chi si è fatto banditore di queste accuse? Il Talmud, lo sanno anche i bimbi, non venne mai sinora completamente tradotto, i numerosi estratti che se ne hanno sono per la maggior parte opere polemiche e quindi da accogliersi con prudente riserbo.

      I traduttori erano in generale o ebrei rinnegati (91) o feroci nemici dell'Ebraismo da una parte, o dall'altra rabbini e dotti israeliti. Una traduzione imparziale non abbiamo e non si avrà mai, perchè nessun dotto, non mosso da spirito di parte o da sentimento religioso, potrebbe accingersi all'improba e semi-inutile fatica.

      Aggiungasi a ciò che le diverse edizioni del Talmud sia per imperizia degli amanuensi, sia per ostacoli ed impedimenti frapposti dalle censure politiche ed ecclesiastiche, presentano notevoli differenze e varianti, sicchè il volere ristabilire il testo primitivo sembrò sino ai giorni nostri opera quasi impossibile (92).

      Infine lo stile del Talmud è lungi dall'esser sempre piano e facile; le iperboli vi abbondano e se vi si leggono pensieri squisitamente gentili siccome quando per dimostrare come l'uomo sia cosmopolita dice che “la polve con cui fu plasmato conteneva gli atomi più delicati della polvere di tutto il mondo” (93) vi si trovano eziandio frasi siffattamente oscure da doversi ritenere inesplicabili. Queste per esempio: La migliore fra le donne è una maliarda (94), il miglior medico (ebreo) va all'Inferno (95).

      Questo linguaggio figurato che domina sovente nel Talmud, e la confusione grandissima nella redazione di cui abbiamo tenuto parola, furon causa che il Talmud fosse spesse volte frainteso.

      Si avverta altresì che il Talmud è in gran parte composto di discussioni fra dottori, ognuno dei quali sostiene opposte dottrine (96). Per mostrare quanto sia facile per avversari di mala fede snaturare il concetto di un libro di siffatta natura addurrò un esempio.

      Nel 1879, alla Camera francese, il noto radicale Paul Bert sostenne che un celebre teologo e casuista francese, il padre Gury, appoggiandosi alla dottrina cattolica giustificava il furto.

      Naturalmente l'asserzione fece chiasso. Il deputato Granier di Cassagnac padre volle andare a fondo della cosa, e cercato il passo incriminato dal Bert trovò che il padre Gury, risolvendo un caso di coscienza, ha proposto il seguente esempio.

      Il pastorello Titiro credendosi condannato ingiustamente dal Tribunale ad una indennità verso il suo padrone, ha cercato di indennizzarsi con un furto segreto.

      Il padre Gury espone dapprima la tesi di Titiro, conchiudente alla liceità del compenso. Dopo ciò reca la soluzione teologica, decidendo che quella compensazione è illecita, e che Titiro è obbligato alla restituzione. Nulla di più semplice, di più retto, di più naturale. Ma il signor Bert si era limitato a leggere dalla tribuna testualmente la tesi di Titiro, tacendo la soluzione del teologo, ed attribuendo al padre Gury precisamente la dottrina, che il dabben prete condannava.

      Se questo fu possibile ai giorni nostri con un libro che come quello del padre Gury è scritto in una lingua accessibile a tutti e che è effettivamente diffusissimo, quanto più facile non sarà falsificare qualche brano del Talmud e fargli dire proprio il contrario di quanto era nell'intenzione dei compilatori?

      Due esempi fra mille.

      Si pretende che nel Talmud vi sia questo precetto: “Il migliore degli idolatri uccidilo.” Che il precetto manchi di carità e di tolleranza non vorremmo certamente negare, e dato proprio che lo si trovasse allo stato di precetto nel Talmud, non saremmo noi gli ultimi ad invocare i fulmini dell'opinione pubblica contro l'empio libro. Ma esiste proprio questa frase nel Talmud? Possiamo accertare che sì, e che essa si trova nel Talmud gerosolimitano alla fine del trattato dei Kidduscin, accanto proprio a quella testè citata che manda i medici all'inferno, ed a molte altre egualmente strane e bizzarre. Molte ipotesi furono messe innanzi per spiegare questa frase, e l'illustre Zunz concluse che il passo debba intendersi così: “Il migliore degli idolatri (parlando di un ebreo) dice uccidilo.” Ciò che sarebbe stata semplicemente una constatazione delle persecuzioni di cui gli Ebrei erano fatti segno da parte dei gentili, divenne in bocca ai nemici del Giudaismo, un feroce appello all'assassinio ed allo sterminio, fatto da quello stesso libro dove è invece sancita la massima: “Chi alza la mano contro il prossimo, quand'anche non lo batta, è chiamato colpevole (97).” Del resto volere basare una conclusione qualsiasi su qualche brano staccato del Talmud sarebbe cosa impossibile. Nessun uomo imparziale vorrà dire si debba interpretare alla lettera un libro in cui si trovano massime come questa: “Chiunque pronuncia una decisione al cospetto del suo maestro merita la morte (98).”

      Un'altra


Скачать книгу