Novelle. Cesare conte Balbo

Novelle - Cesare conte Balbo


Скачать книгу
mondo o nell'altro; e che per essa v'ha di tali che credendosi di vivere mezzi santi, e d'ir dritto in paradiso, si risvegliano morti in inferno; e Dio guardasse di ciò anche chiunque avesse mal parlato di lui; perchè a lui non ne importava nulla; ma ei v'ha di tali, e non solamente fanciulle, ma talor uomini, anche dei valorosissimi, che sono così stolti che muoiono accorati d'una bugia; gran pazzia e dabbennaggine veramente; ma l'errore di chi ne muore non iscusa chi fa morire; «E quando taluno di voi parlando al signor Sindaco incomincia a dir del compare, che gli è pur peccato meni sì mala vita, ed è giuocatore, ubbriacone, donnaio, e chi sa dove finirà, e simili cose; credete voi che cada questo discorso, e sia finita così? No signori; mai no; che poi se vi è nella terra un chiasso, uno [pg!25] scandalo, un ladroneccio, o una morte, ecco il giudice mette mano prima d'ogni altro su questo di che ha avuto le male informazioni o false o esagerate, e il povero uomo va in prigione, e corre rischio della vita; chè anche i migliori giudici quando sono preoccupati possono errare. E se il povero uomo campa dalla giustizia e dalla prigione, e torna al paese, ei torna rovinato, diffamato, che nessuno non ne vuol più nè per mezzajuolo, nè per lavoratore; e talora entrato galantuomo in carcere, per ira e per disperazione, e per mala compagnia n'esce briccone. E la povera moglie, e i fanciulli....» Ma essendo l'ora tarda, e già spegnendosi la lucerna, e la buona gente avendo meno pazienza alla moralità che alla storia, e dicendo l'un dopo l'altro buona notte, ed andandosi; anche il maestro ed io ci accomiatammo da' padroni della stalla, ed usciti, l'uno dall'altro poi, dicendoci buona notte.

      [pg!26]

       Indice

      «E voi qual è il parer vostro?» disse uno de' più giovani della brigata rivolgendosi al maestro. «Io?» rispose, «io non parlo mai di politica. Le donne e i preti ne sono dispensati; ed io non voglio lasciar perdere il privilegio, che mi par grandissimo.» «Tuttavia...» riprese il giovane. Ma un altro alzò la voce, e poi un altro, e molti insieme, e in breve la disputa diventò caldissima, finchè tra 'l chiasso e la confusione si udì uno dire: «Almeno al tempo de' Francesi...» «Al tempo de' Francesi,» interruppe allora agitato oltre al solito il maestro, «al tempo de' Francesi eravi la coscrizione.» «E v'è anche adesso,» dissero due o tre. «Al tempo de' Francesi,» riprese il maestro, e lo ripetè la quarta volta, «al tempo de' Francesi v'era la coscrizione, che era tutt'altro vedersi strappar figli, sposi e fratelli dalle braccia, legati come animali immondi, per andare mille miglia lontano a un macello.... che era un macello almen per noi, cui non importava, nè doveva importar nulla di quelle guerre. E quelli che le hanno fatte non son quelli che ne abbian forse patito più; ma quelli che vi hanno perduto, così senza pro nè consolazione di proprio principe o propria patria, quanto essi amavano. Benchè ed anche di quelli che vi hanno forse preso gusto, quanti l'hanno crudelmente pagato poi?» E qui si fermava, e parea pure voler dir altro. E perchè era ben voluto dalla brigata, ed udito volentieri [pg!27] al solito, ed or tanto più, come succede a qualunque si tace durante una lunga disputa, e non parla se non quando egli n'ha il cuor pieno, e l'han votato gli altri; certo tutti si tacevano, e parevano aspettassero ch'ei pur continovasse. Onde egli ricominciando: «Se non credessi di attristar la festa che facciamo, io vi direi quello che dinanzi a me stesso è succeduto; e vi ho avuto parte, che ne porto, e credo ne porterò tutta la mia vita i segni nel cuore. Ma non è novella piacevole di niuna maniera; è storia di poveri contadini, che non la direi a contadini. A voi altri forse servirebbe a mettervi d'accordo su queste dispute; chè in altro modo io non vi voglio entrare.» E dicendo tutti che dicesse, e due o tre soli uscendo a giocar alle bocce, gli altri sedettero intorno al maestro, ed egli incominciò così:

      Al tempo de' Francesi, sendo io da maestro in una terra dell'alto Monferrato presso alle Langhe, vi connobbi un giovane e una giovane, che avean nome egli Toniotto, ella Maria. Le due famiglie credo fossero un po' parenti, ed erano buoni vicini; e i due fanciulli così amici, così compagni, così sempre insieme, che chi non li conosceva credevali fratello e sorella, e quelli che li conosceano, e così li vedean crescere, incominciarono tutti a dire, farebbero la più bella coppia di marito e moglie che potesse essere al mondo. Toniotto a' diciott'anni era uno de' più bei giovani del paese, ed uno de' più belli ch'i' abbia pur veduto mai; benchè ho dimorato molt'anni in Roma, e in quel mezzodì d'Italia dove si trovan le più belle figure d'uomini che sieno. Maria era una vera madonnina; bionda, tenera, pura e semplice come una colomba. Nè l'uno, nè l'altra non s'infingevano. E' si volevan bene, che tutti il sapevano, e tutti ne li amavano; e non era di essi che una voce, e per essi che un desiderio, che andasse loro bene il loro amore. La fanciulla avea sedici anni; e il matrimonio era accordato; e sarebbesi fatto quando che sia, se non che i parenti di lei volevano aspettare di veder se Toniotto non cadesse forse nella coscrizione. A che servirebbe maritar così la povera Maria, che tant'era come non maritarla o vederla vedova subito appresso? i parenti di Toniotto ancor essi [pg!28] consentivano. Non troppo i due giovani. Maria diceva che se fosse moglie sua, ella gli andrebbe appresso da lavandaia del reggimento, o che so io; e Toniotto, benchè siffatta idea non gli entrasse, dicea che dovendo mai lasciar lei, amerebbe meglio lasciarla moglie sua; ma tutti e due poi per ispensieratezza contadinesca e facilità giovanile a sperar bene, speravano che pur non toccherebbe a Toniotto un cattivo numero; e intanto continuavano ad amarsi, od anzi ogni dì s'amavano più.

      Un giorno che nessuno si aspettava tuttavia, ricordomi quanto me ne sentii strignere il cuore, venne il bando della coscrizione. I poveri giovani facevan pietà. Avreste veduto Maria, che prima era una vera rosa sbocciante, languire come appassita, dimesso il collo, e il viso pallido, e gli occhi languidi con due gran cerchi lividi intorno, che accusavan le notti più di pianto che di riposo. Toniotto all'incontro compariva ogni dì il volto più acceso, e le labbra tumide, e la bocca chiusa o a mordersi il dito, e gli occhi larghi larghi a mirar rabbioso in faccia ad ognuno, come se ognuno fosse il gendarme che lo dovea diveller dalle braccia dell'amata. Chiaro era; apriva la mente ad alcuno di que' pensieri, che appena entrati e' ti mutano e rovesciano tutto un uomo. Il povero giovane che fin allora era stato de' più casalinghi e tutt'altro che discolo, incominciò a star i due o tre dì fuori, ch'ei dicea d'averli passati alle feste all'intorno: ma non era anima che gli credesse, perchè non era ita fuor di casa Maria. E s'ho a dirvi ciò che credevan molti ed io pure, egli cominciò a mettersi in cattive compagnie, e relazioni con alcuni banditi che erano allora là intorno, rimasugli di quel Majino, che s'era fatto chiamare poc'anni innanzi Imperadore delle Alpi. Tuttavia questa forse fu voce falsa. E venuto il giorno che si dovean tirare a sorte i nomi de' giovani, Toniotto si trovò al capoluogo del distretto; e fu osservata Maria che l'accompagnò parlandogli molto caldamente, come di cosa che durasse fatica a persuaderlo, ed egli ascoltava tacito e truce anzi che no. Venuto al luogo dell'estrazione, lasciò a un tratto il braccio di lei; ella fu ad appiattarsi in [pg!29] un cantuccio onde poteva udir pronunziare i numeri; ed egli come d'un salto, cacciossi in mezzo agli altri giovani che aspettavano. E ne furono alcuni, tanto era ben veduto, che gli dissero: «Toniotto, noi preghiamo Iddio che tu tiri un numero buono anzichè noi. Che tutti abbiamo veramente o padre o madre o sorella o qualche persona, che ci fa un dovere restar loro appresso, se Dio vuole. Ma se ci vien la sorte di partire, non è poi colpa nostra; e vedrem paese, e chi sa poi si diventerà ufficiali ed anche generali. E quanti ne sono ora usciti di contado non altrimenti che noi? Ma tu, povero Toniotto, con quella tua bella innamorata che piange, e' sarebbe pur peccato.» Toniotto non rispondeva, e venne il prefetto e il comandante del dipartimento, e quel della gendarmeria, e incominciò ogni giovane ad esser chiamato ed avanzarsi e tirar suo numero. Ben potete pensare come palpitasse il cuore della povera Maria quando toccò al suo Toniotto. E palpitava a questo pure, benchè si facesse forza. Accostatosi alla tavola tirò uno de' primi numeri. Non rimaneva dubbio, dovess'essere de' partenti. La povera fanciulla fu portata via semiviva. Toniotto non profferì parola, e finita l'estrazione, e visitati gli atti e inetti al servigio, intimato a quelli, fra cui non poteva non esser Toniotto, di ritrovarsi al medesimo luogo al terzo dì, e lette le leggi penali su' renitenti, quando tutti gli altri, così Toniotto si partì. E volendolo i suoi parenti ricondur seco, egli non volle; e disse che s'accompagnerebbe con gli altri giovani, ed andassero. Ma l'aspettarono invano quel giorno intero e la notte, ed ei non tornò. Allora immaginatevi che spavento li prendesse tutti, e come vedessero già l'infelice giovane e sè stessi


Скачать книгу