Valenzia Candiano. Giuseppe Rovani
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Giuseppe Rovani
Valenzia Candiano
Pubblicato da Good Press, 2020
EAN 4064066073558
Indice
MILANO
PRESSO LA TIPOGRAFIA DI VINCENZO GUGLIELMINI E LA LIBRERIA FEBRARIO
1844
Or l'opre mie non son che esperïenze,
Non son che bozze, e un far di fantasia
Göthe.
Con pochi timori e senza pretese, io presento al publico questo lavoro più presto adombrato che compiuto. Il fatto storico, a mio credere, assai curioso sul quale è tessuto, e qualche utile idea che domina in esso, mi consigliarono a darlo fuori così come sta e senza farne altro, dal momento che non mi poteva bastare il tempo a condurlo a quell'ultimo termine che pure avrei desiderato.
Un altro lavoro di simil genere che, per molte cagioni, tutta attrasse la mia attenzione e il mio amore, volle che di presente io servissi a lui solo il più perfettamente che fosse possibile, piuttosto che con meno di accuratezza a due in una volta.
I
LA GOLA DEL LEONE.
In una sala del palazzo ducale di Venezia, le cui pareti, tutte coperte di rasce nere, venivano debolmente rischiarate da una sola lampada a sei becchi pendente per tre catene dalla volta; una notte d'agosto del 13… stavano sedute intorno ad una gran tavola diciassette persone; dieci senatori, il doge e sei consiglieri. Era l'eccelso consiglio così detto dei Dieci, raccolto in sessione. Colà dentro facevasi un perfetto silenzio, non interrotto che dal fruscio de' fogli d'alcuni codici che venivano di quando in quando svoltati, da qualche sommessa parola che alcuno dei senatori diceva al suo vicino, e lontano lontano dal romore indistinto, ma incessante di grida e di suoni. Dopo qualche po' d'ora che si continuò in una profonda quiete, uno de' senatori entrò finalmente a parlare:
«Centomila ducati d'oro ci costò la vittoria riportata contro i Genovesi. Ecco qui: i bilanci dei commessari sono di una straordinaria esattezza.»
«Centomila ducati d'oro? è una bella somma.»
«Ma il ricavo del cotone quest'anno ci renderà altrettanto e più: una mano lava l'altra.»
«Sì davvero, possiamo lodar la sorte che ci ha fatti cadere in piedi.»
«Voi dite benissimo, ma se quest'ultima guerra non si fosse protratta tanto tempo, sarebbe stato assai meglio.»
«L'ammiraglio non poteva far diversamente.»
«Lo poteva.»
«Il senator Barbarigo ha ragione, si è temporeggiato inutilmente.»
«Le tre navi grosse che furono incendiate nel golfo della Spezia, hanno stremenzita oltremodo la cassa dell'arsenale.»
«In verità che Candiano fu imprudente.»
«Ottenne la vittoria però.»
«Con troppo scapito della Serenissima.»
«Considerate che Genova è ridotta a mal termine; che la sua flottiglia è dispersa, e che per anni parecchi non ci resta più a temerla.»
«Questo lo credo anch'io, ma Candiano….»
Qui l'interlocutore veniva improvvisamente interrotto da una esclamazione di maraviglia; l'aveva mandata un senatore che stava ripassando alcune carte.
«Che cosa avete letto?»
«È assai strano,» rispondeva quel senatore, «sentite: è uno dei fogli trovati stasera nella gola del leone.»
«Un'accusa?»
«Un'accusa.»
«Contro chi?»
«Sentite.—Se l'eccelso consiglio dei Dieci avesse a suo tempo tenuto d'occhio a ciascun passo del glorioso ammiraglio, a quest'ora ne saprebbe di belle.»
«Oh!… questa è curiosa!»
«Non c'è altro?»
«No.»
«Il caso è molto strano.»
«Ora io domando, chi mai può aver scritte queste parole.»
«È ciò appunto che non si può sapere.»
«Ma che cosa può essere?»
«Forse una vendetta d'un nemico di Candiano.»
«Chi sa?»
«Ad ogni modo ci convien stare all'erta.»
«Faremo chiamare qualcuno de' nostri: come chiamarli?»
«Non importa: stasera parlerò all'Apostolo Malumbra; egli mi saprà scovar fuori alcun che di più chiaro.»
«Va bene, Barbarigo: a dar spaccio a questa faccenda ci penserete voi.»
«Candiano, il fiore de' prodi, il patrizio di cui la Serenissima ebbe sempre a lodarsi; che sotto la corazza d'acciaio ha il valore il più indomito, e sotto la casacca il cuore il più benefico; l'ammiraglio Candiano, che oramai è presso ai settant'anni, mi sembra, illustrissimi senatori, troppo superiore a queste accuse.»
«Il glorioso Candiano è ben fortunato d'avere un sì nobile difensore.»
Attendolo Barbarigo non aveva pronunciate che queste parole, ma il modo con che le avea pôrte, era cosparso di una così fina e gelida ironia che l'ottuagenario doge dovette comprenderlo troppo bene.
«Io ho sessantasette anni,» continuava il Barbarigo, «nacqui il 2 gennaio del 13… il dì in cui nacque Candiano. Abbiamo percorsa una strada medesima sino al punto ch'egli prese il largo in mare, ed io mi chiusi in queste quattro mura. Io lo udiva quando la bollente anima sua si versava quale e quant'era nelle sue parole.