L'amore di Loredana. Luciano Zùccoli

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       Luciano Zùccoli

      L'amore di Loredana

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066071721

       PRIMA PARTE. I.

       II.

       III.

       IV.

       V

       VI.

       VII.

       VIII.

       IX.

       X.

       XI.

       XII.

       XIII.

       XIV.

       XV.

       XVI.

       XVII.

       XVIII.

       XIX.

       XX.

       XXI.

       SECONDA PARTE. I.

       II.

       III.

       IV.

       V.

       VI.

       VII.

       VIII.

       IX.

       X.

       XI.

       XII.

       XIII.

       XIV.

       XV.

       XVI.

       XVII.

      MILANO

       FRATELLI TREVES, EDITORI

       1908

      Milano. — Tip. Treves.

      L'AMORE DI LOREDANA

       I.

       Indice

      — Prendi quelle valigie e portale in questo scompartimento. Su, presto, che il treno riparte!

      La voce nota diede un sussulto a Loredana, che stava sola, ancora col velo grigio abbassato sugli occhi, come quando era partita da Venezia.

      — In questo? — domandò il facchino.

      — Ma sì, su questo!...

      Filippo salì, sorrise a Loredana, si volse a prender dalle mani del facchino le valigie, le collocò sulla rete, e sedette infine di fronte alla giovane, con un sospiro di sollievo. Poco dopo, lo sportello era chiuso e il treno riprendeva la marcia.

      Filippo non aspettò altro, e si chinò a baciar le mani dell'amica, poi il volto e le labbra, senz'attendere ch'ella raccogliesse il velo sulla fronte.

      — Hai fatto bene, — egli disse, enunziando mille pensieri in una volta. — Siamo soli. Fra un'ora saremo giunti. Sai chi ho trovato alla stazione di Venezia? Mi hai visto parlare con un signore alto e calvo? È il conte Lombardi: mi ha invitato a pranzo per lunedì, e ho accettato. Dove saremo lunedì?... Ma tu, cara, sei spaventata?... Quanta gratitudine ti debbo, cara!... Vedrai: non aver paura, non accadrà nulla, non ti toccheranno, non ti faranno nulla....

      La campagna triste fra Verona e Peschiera era sinistramente illuminata dalla luce sanguigna del tramonto che alcune nuvole grige interrompevano.

      Loredana non diceva parola, tenendo le mani tra le mani di Filippo, sempre col viso celato da quel velo bigio, che pareva la togliesse dal mondo, l'allontanasse da tutti, la dovesse nascondere come una delinquente.

      — Ascoltami, cara, — seguitò Filippo. — Hai scritto alla mamma?

      — Sì....

      — Che cosa le hai scritto?

      La fanciulla non rispose subito. Le veniva innanzi agli occhi della mente la visione della sua casetta bianca nel campiello solitario; e la mamma che ogni mattina entrava a chiederle che cosa desiderasse per colazione;


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