L'amore di Loredana. Luciano Zùccoli
selciato, si mosse, Loredana si sforzò di veder qualche cosa, guardando fuori del finestrino, ma la città le sembrò orribile, soffocata, male illuminata, coi ciottoli che davano al veicolo sobbalzi continui.
Un senso improvviso di paura le pervase l'animo. Pareva che tutto fosse finito, che la mamma fosse morta, il sole sprofondato tra la nuvolaglia; la fanciulla si strinse tacitamente a Filippo, il quale doveva essere per lei ogni cosa al mondo, e Filippo le prese una mano e la tenne finchè l'omnibus non entrò sotto l'atrio dell'albergo.
Scesero primi gli amanti; poi il conte Roberto.
— Buona notte, Flopi, — disse il vecchio al nipote: e volgendosi al direttore dell'albergo, che era accorso salutando, aggiunse: — Questo vostro omnibus balla come un orso....
— Colpa dei ciottoli, signor conte, — rispose il direttore sorridendo. — L'omnibus è solido.
— Buona notte, zio! — disse Filippo stringendo la mano al vecchio.
Il conte salutò, inchinandosi, la sconosciuta e scomparve su per la scala.
Filippo volle due camere comunicanti; ordinò di portar tre bauli in quella della signora, e due nella sua, e li indicò al facchino.
La camera di Loredana era tappezzata di giallo, coi mobili di damasco giallo; la zanzariera azzurrastra, scendendo da un baldacchino centrale, celava tutto il letto. La camera di Filippo era addobbata di stoffa rossa e disposta identicamente all'altra.
Loredana corse al balcone a guardare il lago, che nella penombra sembrava infinito; solo, nettamente, si distingueva il fanale rosso del faro sulla diga.
Ella stava assorta in quella contemplazione, pensando che il paese sconosciuto era ineffabilmente triste, allorchè udì il passo di Filippo. Egli aveva aperto i bauli e sorrideva.
— Mi hai chiesto se ci sono negozii a Desenzano, — disse, quando l'amica gli fu vicina. — Vedi che ho già pensato a tutto? Questo è il baule della biancheria; gli altri due contengono gli abiti....
La fanciulla si chinò per guardare, ma Filippo le afferrò la testa fra le mani e le ricoperse il volto di baci.
— Come sei bella! — esclamò. — Non ti vedevo da tanto, con quel velo misterioso sulla faccia....
Loredana gli rese i baci con un piacere quasi violento, sentendosi rassicurata da colui che ella s'era abituata a credere più forte, più audace, più potente, più libero, più sicuro di tutti.... E, l'anima divenuta a un tratto leggera e aperta, un sorriso sulle labbra, la giovane s'inginocchiò a terra e sollevando con l'agile mano quel cumulo di biancheria e di trine, guardò rapidamente come fosse composto il suo tesoro.
Filippo in piedi osservava la persona snella e pieghevole, la cara testa dai capelli bruni con bei riflessi dorati e il collo bianchissimo e le piccole mani.
— Sì, a tutto; hai proprio pensato a tutto! — disse Loredana, alzando gli occhi a guardare l'amico. — E che cosa è questo?
Ella teneva fra le mani uno scrignetto trovato sul fondo del baule.
— Apri: dev'essere aperto, — disse Filippo.
Loredana mise lo scrigno sul bordo del camino, e aperse. V'erano diversi astucci e ciascuno conteneva un gioiello: orecchini formati da due piccole perle, due braccialetti d'oro a catenella con qualche turchese, e una collana d'oro a maglie piccoline che sosteneva una medaglietta col motto: « Sempre » da una parte, e dall'altra la data di tre mesi prima: « 8 maggio 1893 ». Poi un anello con una perla nera ed uno con una grossa turchese....
Filippo aveva voluto che tutto fosse elegante e semplice, i gioielli, gli abiti e la biancheria, perchè l'amica sentisse d'essere ancora fanciulla, legata ancora alla sua vita di ieri. Ella parve comprendere quella cura gentile e sorrise dolcemente.
— Una mamma non avrebbe fatto meglio, — mormorò.
E andava volgendo e rivolgendo sul palmo la collana e la medaglietta con quella data fatale.
III.
— Data fatale! — ella pensò e disse ad alta voce, senza rammarico.
Poi rapidamente si slacciò il corpetto, passò la catena attorno al collo, e sorrise. Nessuno, all'infuori di Filippo, doveva veder quella catena, e nessuno, all'infuori di Loredana e Filippo, sapere e ricordar quella data.
— Gli abiti li vedremo poi; ora scendiamo a cenare, — disse Filippo.
— E tuo zio? — mormorò la giovane titubando. — Se cena anche lui, mi vedrà senza velo.
— E rimarrà ammirato, — concluse Filippo.
Cenarono sul terrazzo illuminato da tre lampioni a gas; il lago era scuro, ma a Loredana pareva meno tetro e misterioso. Sulla strada innanzi all'albergo non poca gente passava e guardava la coppia, forse invidiando. Un piccolo gatto bianco e nero, poi un cane pòmero vennero a corteggiare i forestieri e ad accattar qualche boccone. Le zanzare attratte dalla luce danzavano intorno al capo dei due amanti.
Durante la cena, Filippo spiegò il programma per l'indomani: dovevano cercare un piccolo albergo nascosto o una villetta discreta a Salò o a Maderno o a Gargnano; e veder anche la sponda veronese, dove assai minore era la probabilità d'incontrar gente, poichè i piroscafi non vi approdavano.
— La sponda veronese di là dalla penisola di Sirmione: Salò da questa parte, oltre il capo Manerba....
E Filippo faceva dei gesti in direzione del lago, mentre l'amica sua sorrideva perchè non riusciva a distinguer nulla.... Ma un gesto restò a mezzo: era comparso sul terrazzo lo zio Roberto, seguito dal direttore dell'albergo.
— Se il signor conte permette, — diceva quest'ultimo, — gli servirò io stesso una cena di suo gusto....
— Sì, roba leggera, ve ne prego! — rispose il conte, sedendo a una delle tavole di marmo, poco lontano da Filippo.
E vedendo il nipote, come non si fossero lasciati un momento prima, gli fe' cenno con la mano, salutando:
— Oh, ciao, Flopi!
— Buon appetito, zio!...
Il conte attese che Filippo riprendesse il discorso a bassa voce con la fanciulla per darle un'occhiata; e la vide bellissima, con quel viso bianco e fresco e con quei capelli scuri, che due pettini scintillanti di strass trattenevano a pena. Ma gli parve pure che ella fosse estremamente giovane, non solo per Filippo che aveva da sei anni valicato la trentina, ma per chiunque se la fosse portata via senza passare dal sindaco e dal parroco....
— Che cosa le ha dato da intendere? — pensò il conte Roberto. — Non mi pare un'oca, e sta ad ascoltarlo come l'oracolo.... Che cosa le ha dato da intendere, dico io?
Egli si volse udendo uno stropiccìo di passi: ma mentre s'aspettava di vedersi posta innanzi la prima vivanda, scorse invece il cameriere che gli tendeva un telegramma sopra un piatto....
— Un telegramma per me? — disse stupito.
Filippo troncò il discorso con Loredana e guardò lo zio, che apriva il telegramma. Il conte Roberto lo lesse un paio di volte e se lo mise in tasca senza dir verbo e senza più volger l'occhio al nipote.
Ma cenò di malavoglia, scoperse che il Bardolino non aveva un bel colore e acchiappò con le mani un paio di zanzare che gli ronzavan troppo da vicino.
Loredana s'era ormai alzata da tavola e rientrava; passando presso il conte Roberto abbassò il capo. Filippo la seguiva.
— Ascolta, — disse il conte Roberto, — verrai quest'anno a San Martino a veder la Torre? La inauguriamo a ottobre....
Ma non appena s'accorse che la fanciulla era scomparsa, mutò voce:
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