I suicidi di Parigi. Ferdinando Petruccelli della Gattina
dunque, amico mio?
—Li detesto d'istinto. Nelle regioni elevate, la corruzione, la seduzione, il vizio, la belletta non mancano di certo. Però, se tutto codesto disonora, codesto non imbratta. Imperocchè, quella gente sa orpellare il fondo con la forma. Ora, gli è vergognoso confessarlo, ma ciò è; noi viviamo per gli altri, molto; per noi, poco.
—Ài tu qualche cosa a rimproverare alla signora Thibault?
—Ella è una cliente di tuo zio. Ciò basta. Mi astengo parlarne.
—Ti comprendo amico mio. Non avrai più rimprocci a farmi.
Qualche giorno dopo, il dottore invitava Regina ad un ballo dal ministro della marina. Regina esitò.
—Come?—sclamò il dottore—saresti di già stufa?
—Magari, no.
—Ebbene, dunque?
—Ditemi, dottore, posso recarmi a codesto ballo con la stessa toilette che portavo al ballo dell'ambasciata austriaca?
—Mah! ciò ti riguarda.
—Lo so bene.
—Volgi allora codesta dimanda a tuo marito.
—Non è guari pochi dì, e voi pretendevate che il mestiere di uomo di lettere è mestiere di pezzenti.
—E lo pretendo ancora—a qualche eccezione tranne: rara avis! Ma di chi colpa se tu non ài ad indirizzarti ad un uomo di scudi?
—Dottore, non torniamo più su codesto. È un fatto compiuto.
—Allora vieni al ballo con la stessa toilette d'altra volta.
—Le donne si burleranno di me. Direbbero che dormo con essa.
—Allora, resta a casa.
—Mi vi annoio.
—E dire—sclamò il dottore quasi parlasse a sè solo—che con la metà dello ingegno che il marito di costei sciupa in frascherie fantastiche, in combinazioni fittizie, e' potrebbe, applicandolo a cose reali e serie, navigar sull'oro!
—Applicato a che mo', se vi piace, amico mio? A delle combinazioni di Borsa? Ad inventare un cappello meno ridicolo per gli uomini? un rimedio contro la malattia delle patate? un'assicurazione contro l'infedeltà dei mariti?
—Che pensi tu di quei piccoli bellimbusti che ti farfallavano intorno al ballo dell'ambasciata?
—Mah! che ve n'ànno dei dannatamente sciocchi e vani.
—E pertanto, ecco lì il vivaio degli uomini che avranno un giorno la fortuna degli Stati di Europa nelle loro mani.
—Compiango l'Europa, allora.
—Tuo marito, al paragone di quei fantocci lì, sarebbe un'aquila.
—Lo credo bene! E' ne fabbrica e demolisce, di uomini di Stato.
—Se egli volesse entrare nella diplomazia.
—Oh! per esempio!
—E perchè no?
—Perchè. Ciò sarebbe come un proporre a Scheffer di dipingere insegne per i mercanti di vino.
—Capisco. I gonzi del suo partito l'addimanderebbero apostata—quasi che il mondo fosse popolato di altre bestie che di codeste! Chi non è apostata di qualche cosa? Tu, però…
—Io?
—Perchè non utilizzeresti tu le tue abilità per lo bene di tua casa e per i tuoi piaceri?
Regina scoppiò in un fragoroso scroscio di riso.
—E che volete voi dunque ch'io faccia—dimandò ella.
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