I coniugi Varedo. Enrico Castelnuovo

I coniugi Varedo - Enrico Castelnuovo


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certo.

      —Dunque?

      L'ingegnere allargò le braccia con un gesto rassegnato.

      —Ma perchè, santo Iddio, devi esser così ostile ad Alberto

       Varedo?—proruppe la signora Inverigo.

      —Andiamo, Valeria, non ci badare—replicò Gustavo Aldini con dolcezza.—Lo sai ch'io vado soggetto alle antipatie.

      —No, tu ti sei fitto in capo che Diana non debba esser felice con quell'uomo… E pure l'hai sentita un momento fa:—O lui, o nessuno.

      —Verissimo… Avrò torto io.

      —Io vorrei delle ragioni—insisteva la signora Valeria, incapace d'adattarsi a non esser d'accordo con suo fratello in un argomento di tanto rilievo.—Alberto Varedo è un galantuomo, viene da una famiglia di galantuomini… Il suo papà, la sua mamma, morti, poveretti, in età ancor vegeta, erano fior di gente sulla cui memoria non c'è un'ombra.

      Gustavo approvò con un cenno del capo.

      —Lui, Alberto—proseguì la Inverigo—è un bravo giovine, sfido a negarlo.

      —Non lo nego.

      —A ventisett'anni ha vinto un concorso alla Università di Torino: È già lì da due anni professore straordinario; ha pubblicato opuscoli, libri, collabora in vari giornali scientifici, è molto stimato, non ha vizi… Ne hai chiesto informazioni anche tu a que' tuoi amici di Torino e mi hai confessato lealmente di averle avute ottime. A meno che tu non mi nasconda qualche cosa…

      —Nemmen per sogno.

      —Te lo giuro, vi son dei momenti in cui penso che tu sia in possesso di qualche segreto relativo a Varedo…

      —Sei pazza?

      —Che so io? Di qualche pasticcio galante?… Di qualche catena?

      Aldini scoppiò in una risata.—Alberto Varedo?… Che diamine?—Poi soggiunse serio:—E puoi credere che se avessi un indizio, un dubbio su questo proposito non sarei voluto andare a fondo, non mi sarei confidato con te? No, no, Valeria, levati queste ubbie dalla mente e non far d'una mosca un elefante… Io non ho nessun fatto da rimproverare a Varedo, non ho nessuna colpa da addebitargli; mi è poco simpatico, è vero, ma che vuol dir questo? Ho forse da sposarlo io?… E adesso, perchè tu non debba annaspar nebbia, e anche perchè questa è l'ultima volta che si torna sull'argomento, e se di qui a mezz'ora Alberto e Diana sono promessi sposi io non fiaterò più e farò invece ogni sforzo per vincere quella mia antipatia; adesso ti dico in poche parole perchè non mi piace… Intanto non mi piace fisicamente… questo ti fa ridere?… Bello o brutto non vorrebbe dir niente, pur che avesse l'aspetto giovine come si ha l'obbligo di averlo a ventinov'anni. Invece ne mostra quasi quaranta, con quel viso grave, con quel vestito da pastore evangelico, con quell'aria cattedratica di uomo che sia nato professore… Ed ecco il secondo motivo per cui non mi piace… È un pedante… Dà lezioni sempre, forse senza volerlo… In fine è un puritano, si scandalizza di tutto, non ammette scherzi… Anche la conferenza di stasera…

      —Se non l'hai sentita!—esclamò la sorella.

      —Basta il titolo: Il dovere… Lasciamolo in pace questo famoso dovere… Ossia ognuno ne faccia quel tanto che può, e discorriamone meno.

      —Non hai altro… proprio altro?—domandò la signora Valeria.

      —Non ho altro.

      —Sia lodato Iddio!… Perchè questo è ben poco… Che Varedo sia brutto o bello, che mostri più meno della sua età, quando Diana n'è contenta!… Ella non si sarebbe adattata a sposare un uomo frivolo. Lo sai, è uno spirito entusiasta.

      —Sotto cui si nasconde uno spirito critico.

      —Credi?

      —Ne son sicuro. Non rammenti quelle novelline, quei bozzetti satirici che si divertiva a scrivere anni fa?

      —Bambinate. Ora ha smesso, e mostra un'inclinazione a studi più seri. Aiuterà suo marito, con cui è d'accordo anche nel puritanismo… Un po' puritana è anche lei… Tiene del suo povero babbo.

      —Oh per questo non ho paura. Le lezioni della vita le insegneranno a essere indulgente come la sua mamma.

      —Non però di manica larga come il suo zio materno—disse ridendo la signora Inverigo.

      —Del resto—concluse l'ingegnere—poichè Domeneddio ha disposto nella sua sapienza ch'io diventi zio del professore Alberto Varedo, spero che finiremo coll'essere amici… Io ci metterò tutto il mio buon volere.

      La signora Valeria tese al fratello ancora una volta la mano.—Grazie,

       Gustavo.

      Egli strinse quella bella mano bianca e nello stesso tempo si chinò su

       Valeria e la baciò in fronte.

      S'erano amati da bambini in su, ed egli era un cuor d'oro sotto il suo scetticismo apparente.

      —Sono le dieci e tre quarti—notò la signora guardando l'orologio.—Varedo non può tardare… Non capisco che cosa faccia mia figlia… A meno che non voglia lasciarmi sola col suo aspirante.

      —In questo caso batto in ritirata.

      —Ma no; tu sei, dopo di me, il più stretto parente che abbia Diana;

       Varedo è avvezzo a vederti qui; rimani.

      Il colloquio fu troncato dalla comparsa di Diana. Ella s'era mutata da capo a piedi; aveva un elegantissimo vestito chiaro, un po' aperto sul davanti. I suoi occhi ridevano.

      La madre e lo zio ebbero un'esclamazione di maraviglia.—Che lusso!

      —Se gli abiti belli non si mettono in queste circostanze—ribattè la ragazza—quando si devono mettere?

      —Diana, Diana—ripigliò la signora Inverigo, e c'era una nota di sgomento nella sua voce;—sei poi sicura che accadrà stasera quello che tu desideri?

      —Sicurissima—replicò con baldanza la figliuola.

      —E se qualcheduno desidera parlarmi a tu per tu?

      —Quel qualcheduno avrà molto piacere ch'io ci sia.

      —E io?—domandò Gustavo Aldini.

      —Tu?… Ecco, se tu sei lo zio buono, accondiscendente, gentile ch'io sono avvezza a conoscere e ad amare, la tua presenza sarà per noi una gioia di più… se poi…

      Anzichè terminare la frase. Diana tese l'orecchio e con un cenno della mano intimò silenzio.

      Com'erano accese le sue guancie! Come batteva il suo cuore!

      L'uscio s'aperse; il domestico annunziò:—Il professore Varedo.

      Mostrava realmente un po' più de' suoi ventinove anni; non ne mostrava quaranta come aveva detto Gustavo Aldini; era piuttosto brutto che bello; nella gravità, nell'andatura, nel vestito poteva risvegliar l'immagine d'un pastore evangelico; ma in complesso non era nè così brutto, nè così grave, nè così solenne come si sarebbe supposto badando alla descrizione iperbolica dell'ingegnere. O forse l'emozione naturale di quell'ora decisiva dava alla sua fisonomia un'insolita mobilità.

      Fatto si è che quella sera stessa Alberto Varedo chiese ed ottenne la mano di Diana Inverigo.

       Indice

      In casa degli sposi.

      Poco più d'un anno dopo, in una sera fredda di marzo, l'ingegnere Gustavo Aldini scendeva da una vettura di prima classe alla stazione centrale di Torino.

      I Varedo


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