I coniugi Varedo. Enrico Castelnuovo

I coniugi Varedo - Enrico Castelnuovo


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Bardelli negò risolutamente.—No, signor ingegnere, scusi….

       Agli antichi non s'arriva.

      Tirò fuori dalla cassaforte un calice d'argento dorato del cinquecento la cui sottocoppa era formata da sei busti d'angeli ad ali aperte sostenenti tralci e grappoli di vite, e si fermò con infinita compiacenza, quasi con tenerezza, a rilevarne i pregi a uno a uno.—Certo quegli uomini del cinquecento—egli diceva—avevano l'occhio più acuto, la mano più sicura di noi… E che fioritura inesauribile di fantasia! Guardi, signora, quegli archetti ogivali che formano le nicchie del nodo. E, nelle nicchie, quegli altri sei angioli con gli strumenti della Passione!

      —Questo calice—raccontò la signora Marianna—mio marito buon'anima l'ebbe per poco a un incanto… Poteva rivenderlo per una somma venti volte maggiore, e non volle… Anche Girolamo avrebbe avuto più d'una occasione…

      —Non lo si vende—dichiarò in tono reciso l'orefice. Indi soggiunse:—Perchè lo si venderebbe? La bottega è bene avviata e ci basta… Col tempo i fratelli guadagneranno anche loro…

      A questo proposito la vecchia Bardelli ricordò il figliuolo che urgeva rimettere un'imposta nello studio di Paolo.

      —Ho già dato l'ordine—rispose pronto Girolamo.

      L'uscio della bottega s'aperse a mezzo, e una signora elegante insinuò la testa fra i due battenti.—Il mio fermaglio è pronto?

      —Sissignora… Fin da questa mattina.

      —Quel Bardelli è d'una puntualità!—ripigliò la signora avanzandosi verso il banco.

      Diana e lo zio Gustavo, scambiatisi un'occhiata d'intelligenza e rinnovati i complimenti e i saluti, s'accommiatarono.

      —È ancora presto per incontrarci con Alberto—osservò

       Diana.—Facciamo un giro per Dora Grossa.

      —Come vuoi.

      E s'avviarono chiacchierando.

      Argomento della conversazione era la famiglia Bardelli. Per l'ingegnere Aldini, Girolamo valeva incomparabilmente meglio degli altri; Diana ne riconosceva i meriti, ma non trovava giusto di deprezzar i fratelli più giovani. E si accalorava a difenderli contro lo zio il quale pronosticava che non avrebbero cavato un ragno dal buco. A un tratto ella s'interruppe e domandò:—Perchè sorridi?

      —Nulla. È una sciocchezza.

      —Sentiamo.

      —Effetti dell'ambiente. Senz'accorgermene, almanaccavo anch'io intorno al dovere.

      —Cioè?

      —Pensavo che il dovere somiglia un poco ai còmpiti di scuola. Questi còmpiti c'è chi non li fa, chi li fa soltanto per sè, e chi li fa per sè e pei compagni. Così il dovere. Io per esempio sono convinto che quel Girolamo Bardelli lo faccia per sè e per tutti della famiglia. Ed è uomo capace di non parlarne mai.

       Indice

      Al Lido.

      Lungo quel tratto del Lido ove sorgono, allineate sull'arena, le capanne dello Stabilimento dei bagni, dando a chi le vede dall'alto l'idea d'un villaggio abissino, era, nel caldo pomeriggio di luglio, come un brulichìo d'alveare. Donne e fanciulli in succinto vestito da nuoto si rincorrevano per la spiaggia, si ravvoltolavano nella sabbia, diguazzavano nell'acqua che toccava loro appena l'anca o il ginocchio, si spruzzavano a vicenda fra gridi allegri e risate sonore. I bagnanti più tranquilli, che avevano fatto la loro immersione al mattino, o che non la facevano mai, paghi d'una cura d'aria e di sole, stavano intanto dinanzi alle loro capanne a godersi la brezza del mare, gli uni sonnecchiando e dondolandosi sui lunghi seggioloni di vimini, gli altri stringendosi in crocchio a mormorare del prossimo. Ma alla vivacità della scena contribuiva sopratutto la folla variopinta e sempre rinnovellantesi dei visitatori che passavano, con volubilità di farfalle, da questo a quel crocchio; signore eleganti e giovinotti cincischiati, profumati, azzimati all'ultima moda, come si conviene a degni campioni della cretineria cosmopolita. Portavano essi in giro le cronache galanti, scandalose, ridicole dello Stabilimento e della città, e la pianta del pettegolezzo fioriva dietro di loro come, dopo la rugiada, fioriscono sui campi le margherite.

      Sulla soglia d'una delle ultime capanne, ove il chiasso giungeva molto attenuato, sedevano due signore di nostra conoscenza, la Valeria Inverigo e la Diana Varedo.

      —C'è un gran movimento quest'anno al Lido—disse la madre.

      —Troppo—rispose la figliuola.—Ci si starebbe così bene se non ci fosse gente.

      La signora Valeria sorrise.—Cara mia, non possono mica tener aperto lo stabilimento apposta per noi.

      —Lo so, ma penso che sarà difficile persuadere Alberto a venir qui un'altra estate.

      —O che vorrebbe restar nelle vacanze a Torino?

      —No; credo ch'egli preferirebbe d'andar in montagna, in un posto quieto.

      La signora Valeria, ordinariamente così calma, scattò infastidita.—Per lavorare e farti lavorare come un cane?… Ci vada lui nel posto quieto, e ti lasci per un mese qui a riprender lena…. Perchè, già non te lo nascondo, hai l'aria stanca, affaticata.

      —Se dacchè sono a Venezia non faccio nulla!

      —Sei da una settimana, e ci vuol altro!… No, abbi pazienza… È un sistema sbagliato. Le donne non son nate per logorarsi sui libri… E quando avrai figliuoli….

      —Se ne avrò….

      —Spero bene che ne avrai… E allora…

      —Allora—disse pronta Diana—i figliuoli andranno in prima linea… Ma—ella soggiunse per mutar discorso—a che ora si dev'esser sulla terrazza?

      —Basta alle sette, mi pare. A meno che tuo marito non anticipi e non venga a prenderci.

      —No, egli sa che il pranzo è ordinato per le sette e mezzo. Non si farà aspettare ma non anticiperà.

      —Il resto della comitiva—ripigliò la signora Valeria—si disponeva a partire da Venezia col vaporino delle 6.40.

      —Mi dispiace—notò Diana—che la presenza dei Nocera sarà una sorpresa per Alberto.

      La signora Valeria si annuvolò in viso.

      —Non capisco l'antipatia di Alberto per i Nocera. A ogni modo, io non li avevo invitati; non avevo invitate nemmeno le Duranti; volevo che si desinasse qui in famiglia, tu e tuo marito, mio fratello ed io. Invece jeri le Duranti, oggi sul tardi i Nocera mi hanno avvertita che sarebbero dei nostri. Non potevo usar loro uno sgarbo. Del resto, l'Adelaide Nocera, perch'è con lei che l'avete, avrà i suoi difetti, ma è tanto simpatica, tanto buona…

      —Troppo buona—replicò Diana con un filo d'ironia.

      —A badare alle ciarle del mondo….

      —Via mamma, non puoi negare ch'ella porti in trionfo la sua intimità con lo zio Gustavo.

      —Si conoscono da bambini… sono cresciuti insieme.

      —Eppure assai pochi credono che si tratti di un'intimità fraterna—replicò la Varedo.

      —Sembra che il consiglier Nocera sia uno di quei pochi—disse la madre.—Ne soyons pas plus royalistes que le roi.

      Diana si strinse nelle spalle.

      —Per me—seguitò la signora Inverigo,—ho la massima, in mancanza di prove, di accettar sempre l'interpretazione più benevola.

      —Tu sei un angelo, mamma, ma qualche volta anche la soverchia indulgenza ha i suoi inconvenienti.

      —Tutti gli


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