I coniugi Varedo. Enrico Castelnuovo

I coniugi Varedo - Enrico Castelnuovo


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si esce di nuovo per un'oretta… Qualche volta si fa una tappa al Caffè Romano.

      —Non andate mai a teatro?

      —Ci si va, ma di rado, perchè Alberto non ama perder tutta la sera.

      —Anche la sera lavora… o piuttosto lavorate insieme?

      —Si lavora, si chiacchiera, si prende il the.

      —Sempre soli?

      —Di tratto in tratto capita questo o quel collega di mio marito… o una vicina… E poi, c'è Bardelli… Quello non manca.

      —Chi è Bardelli?

      —È il braccio destro di Alberto. È uno studente laureato da poco in giurisprudenza e che aspira a entrare nell'insegnamento…. Bravo e buono… Si getterebbe nel fuoco per mio marito… Lo vedrai… un tipo unico… Pare un bimbo.

      —E—seguitò lo zio—il pianoforte non lo apri mai? Dov'è?

      —È di là, nel salotto da ricevere, seppellito sotto i libri… Lo apro solo a lunghi intervalli… Alberto non è appassionato per la musica.

      —Così m'immagino che non si parlerà neanche più di quelle tue esercitazioni letterarie, di quelle novelline, di quei bozzetti…

      —Figurati!—interruppe Diana—Non oso rilegger neppur io i vecchi manoscritti.

      —Li hai portati con te?

      —Mi son trovato un quaderno in fondo alla valigia. Ma Alberto non ne sa nulla… Egli odia la cosidetta letteratura amena.

      —E tu?

      —Io faccio il mio dovere di moglie savia cercando d'uniformarmi ai gusti di mio marito.

      Ella si chinò sulla teiera; Aldini non insistette. S'era contenta lei, o che gli era lecito di tormentarla con osservazioni inopportune? Certo che molte cose gli parevano strane: e ch'ella si acconciasse con animo sereno alla soppressione della propria personalità, e che la vita impostale da Varedo potesse appagarla, e che questo freddo pedante ne avesse veramente conquistato il cuore, ma, in fine, s'era contenta, s'era felice?

      Con gli occhi intenti nella sua teiera, Diana sussurrò:—L'acqua bolle.

      E diede un'occhiata all'orologio.—Alberto dovrebb'esser qui.

      —Ha l'abitudine di farsi attendere?

      —No, è puntualissimo… Tanto puntuale che verso il the anche per lui.

      In fatti Varedo entrava di lì a un minuto, tirandosi dietro un giovinetto piccolo di statura, senza un pelo di barba, dai movimenti impacciati, dal vestire dimesso.

      —Avanti, Bardelli, avanti—disse Diana tendendo cordialmente la mano al factotum di suo marito. E si affrettò a presentarlo allo zio.—Il dottor Eugenio Bardelli, un professore in erba.

      —Oh—fece il presentato divenendo rosso come un papavero.

      Il professore mostrò a Bardelli una sedia.—Si accomodi… Le dò queste bozze corrette… Scusate, veh… Ma si tratta d'un articolo che deve comparir domani nella Rassegna giuridica.

      —Ah, quello sul Diritto ateniese?—osservò Diana.

      Gustavo Aldini guardò sua nipote con uno stupore doloroso. Come gliela riducevano, quella figliuola!

      Ella intanto chiedeva a Bardelli:—Vuole una tazza di the?

      —No, grazie… Non dormirei più.

      —Un bicchierino di Marsala?

      —Se mi dispensa mi fa un piacere.

      —Un biscottino?

      —Nemmeno… Ho pranzato tardi.

      —Dio, che uomo incorruttibile sarà!

      —Scusate—ripetè Alberto, mentre, sorseggiando il the, correggeva le stampe con la matita.

      Terminata la revisione, passò ogni cosa a Bardelli.

      —Mi fido di lei. Le porta in tipografia subito.

      —Immediatamente—rispose il giovine alzandosi dalla sedia. Chiese a

       Diana se aveva comandi, e con molti inchini si accomiatò.

      —Povero Bardelli!—disse la signora.—Si abusa di lui.

      —No, no. È contentissimo di servirci…. E se l'anno venturo, come spero, lo nominerò mio assistente, non potrà lagnarsi d'aver perduto il suo tempo.

      —Quanti anni ha?—domandò l'ingegnere.—Ne mostra meno di venti.

      —Ne avrà ventitre sonati—rispose Varedo.

      —Ed è già un'arca di scienza—affermò Diana.

      Il professore sorrise.—Un'arca di scienza è troppo…. Ma è studiosissimo.

      Diana si rivolse allo zio.—Ti farò conoscere anche i fratelli, anche la madre… È una famiglia esemplare.

      —Nei pochi giorni che son qui me la lascerai per qualche ora tua moglie?—disse l'ingegnere ad Alberto.

      Questi assentì con bastante disinvoltura.

      —Quando crede.

      Rimasero intesi che Aldini sarebbe venuto a prendere la nipote ogni giorno dopo colazione (perchè la colazione egli non s'impegnava a farla con loro) e che più tardi, fra le cinque e le sei, si sarebbero incontrati con Alberto o sotto i portici o altrove.

       Indice

      La famiglia Bardelli.

      L'ingegnere Aldini si divertiva un mondo a percorrere le vie di Torino a braccetto di questa nipote ch'egli teneva in conto di figlia e verso la quale, nonostante le molte dissomiglianze, lo attirava una simpatia ricambiata. Certo che s'erano bisticciati sovente; egli, scettico amabile, l'avrebbe voluta più duttile, più indulgente, meno recisa ne' suoi giudizi; egli, uomo d'ingegno, ma nemico d'ogni pedanteria, l'avrebbe voluta più chiassosa, più spensierata, più giovine insomma. Adesso il gran timore di lui era che il matrimonio con un uomo come Varedo avesse accresciuto i difetti di Diana. E in fatti egli la trovava, più ancora che a Venezia, noncurante del vestito e della persona, inesorabile nel condannare quello ch'ella chiamava il vizio elegante, pronta a correre agli estremi in tutto per amore di logica, onde il rompersi il capo sui volumi di giurisprudenza e di sociologia le appariva una conseguenza naturale dell'aver sposato un giureconsulto e un sociologo. Ma ella conservava intatte, e quest'era un conforto per lo zio, la sua bontà, la sua rettitudine, la semplicità de' suoi modi schietti e affettuosi. Quand'ella gli camminava a fianco, a passo rapido, in quelle giornate fredde, limpide, asciutte, e le guancie le si coloravano d'un vivo incarnato, e gli occhi le splendevano giovanilmente, egli s'illudeva che fossero tornati i bei tempi in cui strappando la fanciulla ai suoi maestri, al suo pianoforte, a' suoi libri, l'accompagnava al Lido a coglier fiori e a raccattare conchiglie… Anche ora egli la strappava alla stanza chiusa, alle carte polverose, alle occupazioni indigeste… perchè doveva egli ripartir così presto?… Ma forse era meglio. Egli non avrebbe potuto risparmiare a lei le sue osservazioni, a Varedo i suoi frizzi, e avrebbero finito con guastarsi…. E poi era evidente;… Varedo consentiva a lasciargliela perchè si trattava di pochi giorni; in caso diverso nè egli avrebbe rinunziato alla sua preziosa collaboratrice, nè ella avrebbe voluto disertare il suo posto. Già di tratto in tratto le venivano degli scrupoli.—Mi dispiace di non aver corrette io quelle bozze.—Oppure:—Povero Alberto! Ha da faticar per due oggi.

      Lo zio Gustavo perdeva la pazienza.—O che razza di gente siete?… È come se aveste una dozzina di figliuoli e vi mancasse il pane da mettervi alla bocca… Non ho rimorsi, ho lavorato anch'io tutta la vita, e non


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