La Principessa Belgiojoso. Raffaello Barbiera

La Principessa Belgiojoso - Raffaello Barbiera


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di bell'aspetto. A Milano, si radunavano insieme con altri liberali nel Caffè del Fumo sulla Corsia de' Servi (ora corso Vittorio Emanuele); e il Torresani denunciava quel caffè al tribunale perchè fosse chiuso per sempre.

      Il Doria nulla depose contro Emilio Belgiojoso. Non l'avea mai veduto. Infatti il principe, allontanatosi da Giuseppe Mazzini, era passato a Parigi a cospirare con altri esuli colà e.... a divertirsi. Qualche spia diceva d'averlo incontrato ai funerali del generale Lamarque con una bandiera tricolore in pugno; ma i funerali del popolarissimo generale napoleonico Massimiliano Lamarque, morto di colera a Parigi, riuscirono così terribilmente affollati, così vorticosi e con disordini sì gravi da durar ben fatica a ravvisare in quel pandemonio il giovane vessillifero! Sta il fatto che altre spie deposero che Emilio Belgiojoso non era più un cospiratore temibile! “E intanto il principe Belgiojoso si diverte a Parigi!„ scriveva il Mazzini.[28]

      D'un tratto, nel 24 luglio del 1833, il processo contro il principe Belgiojoso viene sospeso.... Perchè mai?... Il Tribunale criminale di Milano decide di sospenderlo aspettando da Roma alcuni atti ufficiali, relativi a un ragioniere cremonese, certo Carlo Alberto Lancetti. Dall'Argenti costui è sospettato come spia.... Sta, invece, il fatto che il Lancetti, arrestato in Romagna quale “pericoloso emissario della Giovine Italia„, ha dovuto ammettere davanti ai giudici pontificii le proprie strette relazioni con Emilio Belgiojoso, soggiungendo che il principe gli avea elargito denaro e altri soccorsi.[29] L'imperatore d'Austria prende nota della sospensione del processo contro Emilio Belgiojoso; e la procedura rimane in tronco per sempre. Così vuole l'imperatore.

      Sovrane, segrete influenze poterono sull'animo di Francesco I a beneficio del principe?... Oppure il monarca volea favorire Emilio Belgiojoso, perchè memore dei segnalati servigi resi dai maggiori del giovane principe alla Casa d'Austria, specialmente dal valoroso conte Lodovico Antonio Barbiano di Belgiojoso-Este, guerriero, ambasciatore, vice-governatore dei Paesi Bassi austriaci?... O volea disarmare l'inclito ribelle con un atto di clemenza?...

      Si direbbe che agli occhi della polizia il conte Antonio Belgiojoso apparisse più temibile del fratello Emilio. La polizia vedeva in lui l'uomo che avea accompagnato di nascosto un amico, Alfonso Battaglia, oltre il Po, perchè seguisse il generale Zucchi, divenuto capo dei sovvertitori. L'11 dicembre del 1833, il Torresani scrive al Tribunale criminale che Antonio Belgiojoso è sceso dalla Francia a Torino “malato pei disagi del viaggio„. E a Torino il conte, per ordine di quel tribunale, viene arrestato, non ostante le infelici condizioni di salute. La madre, Amalia Canziani, appena apprende la trista notizia, implora la polizia di lasciarla accorrere a Torino per abbracciare il figliuolo ammalato; ma il Torresani le nega il passaporto. Nelle carceri di Torino, il conte Antonio Belgiojoso può, per altro, vedere un fratello, Luigi, dal quale riceve conforti; cosa che al Torresani dà ombra....

      Il Torresani rivelava intanto al Tribunal criminale che alte protezioni favorivan tutti i ribelli Belgiojoso:

      “Non ignoro che il conte Antonio si loda del liberale trattamento che riceve dal regio Governo sardo, che gli accorda anche colloquii col fratello Luigi ed il permesso di scrivere. Io scrissi già perchè queste pericolose facilitazioni siano troncate; ma non so se si potrà ottenere l'intento, troppo estese, e di riguardo, essendo le relazioni di questa cospicua famiglia. Pendono ora i riscontri diplomatici sulla consegna dell'arrestato; ed a questo riguardo la proposizione che a maggior garanzia sia permesso al nostro Governo d'inviare apposito impiegato sino a Torino per ricevere il prigioniero.„[30]

      Ma il conte Antonio ottenne, invece, un passaporto; e l'imperatore d'Austria intervenne anche questa volta. “Con veneratissima sovrana risoluzione„ (come scrive don Antonio Masetti, presidente del tribunale, al Torresani) l'imperatore Francesco manifestò speciale benevolenza verso il conte accusato d'alto tradimento.

      Che dovea fare il Tribunal criminale, con tutto il suo don Antonio Masetti, davanti a un'imperiale clemenza così spiegata?... Chinar la testa e registrare, come registrò, ne' suoi protocolli: “Il processo non ebbe maggior sviluppo, non essendosi trovata materia d'ulteriore investigazione.„

      Contro la principessa Belgiojoso il processo assumeva maggior consistenza, in seguito alle denuncie del Doria e d'altri spioni. I capi d'accusa erano più gravi. Oltre il resto, le spie riferivano che la principessa aveva incaricato un segretario ed amico, certo Bolognini, di elargire a nome di lei soccorsi ai rifugiati italiani man mano che arrivavano in terra d'esilio. Una somma di diecimila lire con questo scopo ella aveva consegnato anche ad un Pironti (non l'eroico, illibato Michele); e quindi se l'era allegramente appropriate, come abbiamo visto.

      Si accusava la principessa di avere a' proprii ordini un emissario ferventissimo, uno studente piemontese, certo Fasanini, esule del 1821, che, per vivere, faceva il commesso viaggiatore di sete a Lione e il commesso viaggiatore.... d'opuscoli incendiarii. Il banchiere Giuseppe Marietti di Milano, chiamato davanti al tribunale, giurò di essere stato in corrispondenza colla Belgiojoso, dopo la sua fuga da Milano, per due cambiali, l'una di 15000 franchi, l'altra di 20000, tutt'e due all'ordine del Fasanini; particolare questo che, nella mente dei giudici, confermava quanto su quel giovane emissario della principessa era stato loro segretamente riferito. Antonio Vismara, già procuratore della Belgiojoso, dichiarò davanti al Tribunale che le spedizioni di denaro fattele all'estero ammontavano a sessantamila lire, oltre le cambiali pagate in Milano ed oltre centoventimila lire pagate per una casa che la principessa aveva comperata in Ginevra.

      Nel processo sfilano (cinti d'orrore) i nomi delle dame colle quali la Belgiojoso s'era legata, più o meno, in amicizia perchè a lei sorelle negli ideali di patria o, come la polizia le chiamava, “sospette in linea politica — infette di liberalismo — furenti settarie„.... a scelta! Erano la principessa Pietrasanta-Verri, la contessa Martini-Giovio, Teresa Kramer nata Berra, la Berra madre della Kramer, la contessa Ghirlanda, la contessa Cigalini-Dal Verme, Maddalena Bignami-Marliani, la pittrice Ernesta Bisi e altre stelle e pianeti del firmamento femminile. Nel loro boudoir (il pensatojo delle signore), nei loro tranquilli ritrovi, nelle loro feste, esse alimentavano con piacere la passione delle idee sull'indipendenza d'Italia; e un nuovo elemento, un nuovo raggio di vita entrava nella loro vita. La storia di tanti secoli c'insegna che la donna primeggia nei tempi di decadimenti sociali: la storia dell'indipendenza italiana ci mostra (eccezione fulgente.) che la donna primeggia nell'epoca della risurrezione.

      La questione dell'indipendenza affascinava le donne migliori d'Italia, ch'eran poche, in principio, ma valevano per molte coi loro entusiasmi collettivi, colla loro comunione intellettuale, colla loro bellezza. Poichè anche la bellezza fu arma contro i despoti; fu sprone ai cimenti per la libertà. Nella liberazione d'Italia, la bellezza della donna e i baci d'amore entrarono per qualche cosa!... Alta inspiratrice è la bellezza: onde il Leopardi, per le nozze della sorella Paolina (ch'era brutta, poveretta!) cantava:

      Ad atti egregi è sprone

      Amor, chi ben l'estima; e d'alto affetto

      Maestra è la beltà.

      Fra le belle patriote lombarde, quattro principalmente emergevano: la Kramer-Berra, la principessa Pietrasanta, Margherita Ruga e Anna Tinelli.

      Teresa Kramer-Berra era figlia di quella Carolina Berra nata Frapolli che, nel '21, accoglieva nella propria casa i Carbonari. La figlia accoglieva, invece, i cospiratori della Giovine Italia. Nel '32, ella riceveva l'avvocato Imperatori, Paolo Origo, Francesco Venini e tanti altri che la polizia definiva per “liberali — esaltati — fuorviati„ (anche questa volta, a scelta), occupandosene in un lungo, interminabile carteggio. Ah, quanto scriveva la polizia! Quanto inutile inchiostro![31]

      Vi andava anche il nobile Emanuele d'Adda, rapito di quel volto e di quelle grazie. La Kramer-Berra proferiva accenti che incantavano; ma non potè dirne uno che guarisse il cuore di quell'innamorato ch'ebbe triste la fine, poichè si dice tuttora che morisse per la donna adorata.

      Insieme col processo della Belgiojoso, il Tribunale ordì processo alla Kramer-Berra. Il 6 dicembre del 1832, ella dovette comparire davanti al Tribunale per iscolparsi. Durante una perquisizione in casa, le era stato sequestrato un biglietto, che, all'udienza, ella riconobbe per suo. Il biglietto, secondo il parere della polizia e del tribunale, si riferiva all'incarico che un ricco, animoso patriota,


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