Prose (1880-1890). Cesare Pascarella

Prose (1880-1890) - Cesare Pascarella


Скачать книгу
tutti gli artisti che desideravano di disegnare, dipingere o scolpire la sua persona; e i professori dell'Accademia, quando alla fine dell'anno scolastico dovettero eleggere il modello da dare agli studenti dell'ultimo corso come soggetto per lo studio del nudo, fra quanti modelli si presentarono, scelsero Mario, e gli dettero per tema della posa l'azione del Combattente; ed egli la creò fra l'ammirazione unanime e la sostenne per quattro ore di seguito senza muoversi di una linea: un miracolo! Ma un bel giorno, mentre tutti gli artisti si disputavano l'intelligente modello, questi sparì da Roma. Nelle sale dell'Accademia, negli studii di scultura e specialmente in quelli di pittura se ne dissero di ogni colore. Qualcheduno arrivò perfino a raccontare come un altro modello, ingelosito dei successi del suo collega, lo avesse strangolato e gettato in un pozzo; altri strizzando gli occhi sussurrarono il nome di una signora polacca; molti, invece, giurarono che Mario se l'era portato via un signore russo, il quale, oltre all'avere molti milioni, aveva un culto anche per le belle arti.

      Quasi tutti avevano dimenticato la strana avventura quando arrivò a Roma un bell'uomo con barba grigia e le dita piene di anelli, il quale, fumando sigari dell'Avana in un enorme bocchino d'ambra, andava visitando gli studii per acquistar quadri. Alcuni affermarono, non so con quanta ragione, che quell'amatore che parlava malamente il francese, scusandosi col dire che in Russia si parlava così, fosse Mario, non altri che Mario. Anzi i più arditi osarono di chiedere direttamente a lui che veniva da Pietroburgo notizia di un certo modello che doveva laggiù menar vita da gran signore; ma il mecenate rispose di non averlo mai conosciuto. — D'altronde — aveva soggiunto alzando le spalle e sorridendo — la Russia è tanto grande!

       * * *

      Ma in sul morir dell'autunno del settantasette, Mario, il vero Mario, tornò in Roma, e siccome vi fece ritorno con le tasche quasi vuote, invecchiato e pieno di malanni, nessuno s'occupò di lui.

      Fino a quando potè farlo frequentò un'osteria ove i modelli andavano a giuocarsi, alle carte, i guadagni della giornata; e quando i quattrini finirono, si trascinò all'Accademia e chiese lavoro.

      — Fatevi rivedere fra una settimana. — gli dissero. Egli si fece rivedere e fu fermato per una azione.

      Il vecchio modello, che era stato là dentro, giovane e forte, provò come un senso di vergogna nel doversi spogliare; ma si spogliò; entrò nella sala piena di studenti, salì sul palco, incrociò le braccia sul petto ed aspettò che lo mettessero in posa.

      — Provate! — gli gridarono dai banchi.

      A quell'invito egli si sentì affluire il sangue in faccia; per un attimo un'onda di gioventù gli circolò nelle vene, e volle tentare l'azione del Combattente: protese il petto in avanti, strinse le pugna, e stralunando gli occhi, restò immobile. Tutti risero al vedere la figura contorta e grottesca del povero vecchio.

      Mario si appoggiò al muro per riposarsi da quella fatica divenuta immane per lui, poi, col petto ansante, tornò innanzi e provò l'azione del Discobulo e poi tentò di provare anche quella del Gladiatore.

      Giù nei banchi si rideva sempre e qualcuno borbottava che non era possibile di studiare con simili atteggiamenti. Alla fine un professore si fece avanti; mise il vecchio ritto, stecchito, con le mani ciondoloni e se ne andò scotendo il capo.

      — Signori, la posa è messa. — gridò una voce, e gli studenti cominciarono a lavorare di mala voglia.

      Il disgraziato non sapeva capire perchè l'azione da cui aveva avuto la fama, ora non piacesse più, e sentiva delle vampate di fuoco salirgli su la faccia, gli girava il capo, la luce che gli pioveva ne gli occhi l'accecava, fece un passo indietro e cadde come un cencio. Lo portarono via e qualche studente, dando un frego sul disegno, del quale non era riuscito a metter giù l'insieme, disse che era un'indecenza il far posare un vecchio di quell'età: un vecchio manierato e scimunito che non sapeva nemmeno alzare le braccia.

      Il giorno dopo egli tornò all'Accademia per continuare la posa; gli diedero qualche soldo e lo licenziarono, e un inserviente molto intelligente e caritatevole gli spiegò che l'arte non era più quella di una volta; che i professori antichi non c'erano più e che allora si volevano modelli veri.

      — Ma, dunque io so' finto? — ruggì lo sciagurato afferrandosi con le mani ossute la barba bianca.

      L'inserviente rise alle parole del vecchio; ma lo accompagnò ugualmente alla porta.

      Mario allora girandolò di qua e di là per gli studii a mendicare qualche ora di lavoro, ma tranne qualche breve posa, nello studio di un professore conosciuto col nomignolo d'indiano perchè mandava nelle Indie i suoi quadri raffiguranti per lo più martirii di missionari, e tranne qualche seduta nella soffitta di un giovinotto che modellava per commissione del municipio del suo paese natale un busto di Garibaldi, non trovò altro.

       * * *

      Passò ancora qualche anno.

      Verso la fine dell'ottantacinque, in una rigida mattina piovosa, gli studenti dell'ultimo corso dell'Accademia di belle arti, aspettando che il modello dopo il consueto riposo tornasse sul palco per continuare l'azione, avevano abbandonata la sala del nudo sparpagliandosi per i corridoi pieni di statue di gesso che mettevano freddo a guardarle. Molti s'erano già aggruppati intorno a una stufa di ghisa il cui condotto fumigante si arrampicava in mezzo a una parete bianca fra molte riproduzioni di disegni dei grandi maestri, quando alcuni studenti, i quali passeggiavano con le mani in tasca, avendo visto un loro compagno immerso nella lettura di un giornale gli si accostarono e gli chiesero che cosa stesse leggendo.

      — La storia di un modello, che si butta a fiume! — rispose lo studente.

      — L'hai scritta tu? — gli dimandò uno, ridendo.

      L'altro non rispose; e, succhiando la cannuccia di una pipetta di radica che egli aveva fra le labbra, rimise gli occhi sul giornale.

      — Leggi forte! esclamò qualcuno. E tutti quelli che gli si erano avvicinati, non ignorando come il loro compagno, oltre al sapersi sporcare le mani coi colori e talvolta con l'inchiostro, sapesse anche leggere assai bene, gli si strinsero addosso esortandolo a cominciare la lettura.

      — Ma è troppo lunga! — osservò lo studente, mostrando il giornale.

      — E che importa? Lèggine un pezzo. Tira via!

      — E quale?

      — Quello che vuoi.

      Egli allora, lusingato dalle richieste insistenti dei suoi compagni sorrise, e, prima di mettersi a fare il cantastorie ci pensò un momento; ma poi si avvicinò alla stufa, vi battè sopra leggermente la pipetta per farne uscire la cenere, narrò in succinto quanto aveva letto dianzi, chinò la testa sul giornale e cominciò con voce sonora: — «Spintovi dalla fame un giorno tornò all'Accademia...».

      — Chi? — interruppe uno arrivato allora.

      — Zitto! — gridarono tutti volgendosi verso l'interruttore e facendogli cenno di tacere: e uno soggiunse a voce alta: — Si tratta di un modello che si butta a fiume! Silenzio!

      Il lettore tentennò il capo e, pronunciando lentamente le parole, ricominciò: — «Spintovi dalla fame un giorno tornò all'Accademia e ne fu scacciato». — E dopo una breve pausa riprese: — «Allora il povero vecchio, appoggiandosi a un bastone, si trascinò fin sulla piazza dell'Aracoeli dove egli era solito di passare gran parte delle sue dolorose giornate. Colà...».

      — Silenzio! — esclamarono anche una volta tutti insieme gli studenti e, voltando le teste, videro un professore che si avvicinava parlando con un usciere.

      — Che cosa state a fare? — chiese il maestro, il quale infiorando, di solito, il suo insegnamento con molte barzellette era assai stimato dai suoi scolari.

      — Stiamo a sentire la storia di un disgraziato. — gli risposero.

      — Si tratta di un modello che si butta a fiume!

      — tornò a dire la solita voce; ma questa volta sigillando le parole con un sospiro


Скачать книгу