Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2. Botta Carlo

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 2 - Botta Carlo


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o si opponessero alle sue deliberazioni, ovvero con quella puntualità non le secondassero ed eseguissero, ch'erano alla gravità del caso ed al finale evento della guerra cotanto necessarie. Dalle cose sin qui dette si conosce, quanto fossero difficultose le circostanze, in cui si trovava il congresso; ed altri forse, i quali stati fossero o di minor ardire e di maggior prudenza dotati, se ne sarebbero sgomentati. Ma quegli animi nuovi ed invasati, o non vedevano i pericoli, o non conoscevano le probabilità degli eventi, o gli uni e le altre disprezzavano. Certo è, che poche imprese furono incominciate da uomini audaci, che più di questa fossero dubbie nell'evento, e pericolose nel fine. Ma il dado era gettato, e non che altro, la necessità, nella quale si trovavano o credevan di ritrovarsi, non lasciava titubare. E per anticipare gli accidenti, non volendo aspettare, che i tempi venissero loro addosso, o che la necessità gli strignesse, deliberarono di por mano già fin d'allora ai più pronti ed ai più efficaci rimedj.

      I primi pensieri del congresso dovevano essere rivolti all'esercito, che osteggiava Boston, acciocchè non vi mancassero, nè le armi, nè le munizioni, nè i soldati, nè i buoni ordini, nè generali esperti e valorosi. E siccome in rispetto a quest'ultimi quelli, che allora erano in offizio, avevano l'autorità loro ricevuta dalle assemblee colonarie, così non potevano governar l'esercito in nome di tutta la lega. E se pure si eran tutti sottomessi ai comandamenti del generale Putnam, ciò era a causa della sua anzianità; e quest'autorità sua era piuttosto una specie di dittatura estemporanea conferitagli dalla libera volontà dell'esercito, che un uffizio derivato dal generale governo. Il nuovo stato delle cose richiedeva un nuovo modo di reggimento militare, e le genti confederate dovevano necessariamente aver un Capo eletto da quel governo, il quale tutta la confederazione rappresentava. L'elezione di un generale di tutta la lega era una cosa di sommo momento. Da questo solo poteva dipendere il buon successo, o la rovina di tutta l'impresa. Fra gli uomini di guerra, che allora si trovavano in America, e che si dimostravano non che favorevoli, ardenti, quei ch'erano in maggiore stima, erano Gates e Lee, il primo per la sua esperienza, ed il secondo per la esperienza e per l'eccellenza del suo ingegno. Ma erano l'uno e l'altro nati in Inghilterra, e qualunque fossero le opinioni loro, e l'ardore col quale la impresa dei coloni abbracciata avevano, e qualunque anche fosse la fidanza, che in elli avesse pigliata il congresso, stimava egli cosa poco sicura il commettersi alla fede d'uomini inglesi in un affare di così somma, anzi di totale importanza. Ed anche nei casi d'infortunio non si sarebbe potuto persuader alla moltitudine, ch'eglino non avessero fatto tradimento, ovvero almeno non avessero diligentemente fatto il debito loro. La qual cosa avrebbe pessimi effetti partoriti in su di un esercito, che tutto stava sull'opinione. Inoltre era Lee uomo rotto ed arabico; ed odiava forse più la tirannide, che amasse la libertà. Quegli uomini riguardosi e sospettosissimi temevano di taluno, che potesse volere, secondo l'opinione loro, dopo che gli avesse alla tirannide inglese sottratti, la libertà loro occupare. Aggiungevasi a ciò, che, se si fosse una volta posta la somma delle cose in balìa di un uomo inglese, non rimaneva a questi altra elezione, che quella, o di soggettargli di nuovo onninamente con inudito tradimento alla potestà assoluta dell'Inghilterra, ovvero all'intiera independenza condurgli. Ed i Capi americani, se la prima di queste condizioni abborrivano, non volevano però, che si togliesse via la coperta della seconda. Quest'istessa cagione fu quella, che fece sì, che il congresso non volle risolversi ad eleggere uno dei generali delle province della Nuova-Inghilterra, come per esempio Putnam o Ward, i quali allora comandavano all'esercito dell'assedio, e che avevano di recente tanto valor mostrato, e non poca perizia in tutte le fazioni, che si erano fatte nelle vicinanze di Boston. Questi si erano troppo vivi dimostrati in favore dell'independenza; la quale si voleva bene, ma però in tempo opportuno procurare. Nè si deve tralasciar di dire, che i Massacciuttesi avevano un'opinione addosso, di voler esser troppo uomini del paese loro, Massacciuttesi più, che Americani mostrandosi. Le province del miluogo, e le meridionali erano insospettite; ed avrebbero veduto di mal occhio, che la causa di tutta l'America si commettesse a taluno, che potesse lasciarsi muover da certe parzialità di luoghi in un tempo, in cui tutti i desiderj e tutti gl'interessi dovevano esser comuni. Fecero anche, ed a ben giusto titolo considerazione, che l'uffizio del generalato americano doveva concedersi ed una persona, la quale nell'ampiezza delle sue facoltà una sufficiente guarentigia offerisse della fede sua, sia nel proseguir l'impresa secondo la mente del congresso, sia per astenersi dal piglio e dal sacco delle proprietà cittadine. Imperciocchè ei sapevano benissimo, che questi uomini militari, quando non sono da una gentile educazione temperati, si fanno lecito ogni libito, e pongon mano molto volontieri non solo nelle robe dei nemici, ma sì pure in quelle degli amici, e dei proprj concittadini. La qual cosa è sempre stata la peste, e spesso la rovina degli eserciti. Adunque il congresso, avendo, secondo l'importanza del caso, molto bene considerate e ponderate tutte queste cose addì quindici di giugno procedette allo squittinio per la elezion del generale americano; e, raccolto il partito, si ritrovarono tutti i voti in favore di Giorgio Washington, uno dei deputati del congresso per la provincia di Virginia. I Massacciuttesi non l'avrebbero voluto vincere; perciocchè ivano alla volta d'uno dei loro; ma vedendosi in voce si accostarono agli altri, e rendettero il partito favorevole. Conosciuta la cosa, Washington, ch'era presente, alzatosi disse: che rendeva egli grazie immortali al congresso per l'onore, che conferito gli aveva. Ma che dubitava bene di non aver forze sufficienti a poter reggere ad un tanto peso; che però non voleva venir meno dell'opera sua in così gran bisogno alla patria, giacchè questa aveva contro l'aspettazione sua, ed oltre le sue facoltà tanta fede in lui collocata; solo pregava, che allorquando un qualche sinistro caso arrivasse alla sua riputazione poco favorevole, volessero ricordarsi, ch'egli aveva sincerissimamente dichiarato in quel dì, che non si riputava abile a sostener quel grado, del quale veniva allora onorato. Assicurava il congresso, che siccome nissuna speranza di emolumenti l'aveva indotto ad abbandonar la domestica quiete e felicità, per entrar in quell'ardua carriera, così ei non voleva ricavarne alcun prò; che stipendio non voleva di sorta alcuna. Aveva il colonnello Washington, che tal era il suo grado, prima che fosse eletto a generale, acquistato il nome di animoso e prudente capitano nelle ultime guerre contro gl'Indiani, e contro i Francesi. Ma fermata la pace del 1763 si era alla vita domestica ritratto, e più non si era nell'armi travagliato. Si poteva pertanto da molti dubitare, ch'ei fosse abile a sostener il peso di tanta guerra. Ma però avendosi generalmente grandissima fede nell'ingegno e nell'animo suo, non esitarono punto gli Americani ad innalzarlo a quel grado. Egli era non solamente nato ed allevato in America, ma vi aveva ancora continuamente dimorato. Era modesto ed assegnato, e sempre mostratosi molto lontano dall'ambizione; cosa, che più di tutte osservavano quei popoli sospettosi ed insospettiti. Era piuttosto ricco, che di mediocri facoltà fornito, e presso di tutti in voce d'uomo dabbene e costumato. Era soprattutto riputato prudente, e di mente gagliarda ed invitta. Credevasi generalmente, non mirasse all'independenza; ma che desiderasse un onorevole accordo coll'Inghilterra. Questa sua opinione molto quadrava colla intenzione dei Capi americani, i quali volevano bene procedere verso l'independenza, ma ancora non volevano discoprirsi. Speravano bene di poter col maneggio delle cose far di modo, che un dì l'independenza diventasse una necessità; e che Washington stesso, quando proceduto fosse già molt'oltre nella carriera, si sarebbe facilmente lasciato indurre, o dall'onor del grado, o dalla necessità delle circostanze, o dalle lusinghe della gloria a continuare nell'intrapresa via, quando anche allo scopo di ottenere l'annullazione delle leggi fosse sostituito quello della totale independenza. Così nella persona di questo capitano, ch'era allora nell'età di quarantaquattro anni, e perciò già lontano dall'ambizione giovanile, tutte quelle doti si riunivano, che desideravano coloro, i quali avevano in America la somma delle cose in mano. Onde non è da far maraviglia, se la elezione di lui non dispiacque a nissuno, e se anzi i più la commendarono sommamente.

      Eletto il Capo di tutta l'impresa, volendo il congresso dimostrare, quanto si promettessero della sua fede e virtù, stanziò, che gli avrebbero prestato ajuto, ed a lui aderito colle vite e facoltà loro per preservare e mantenere l'americana libertà. Poscia volendo dar all'esercito altri Capi sperimentati, i quali potessero secondar Washington, elessero Artemo Ward primo maggior generale, Carlo Lee secondo maggior generale, e Filippo Schuyler terzo maggior generale; Orazio Gates fu nominato ajutante generale. Pochi giorni dopo crearono sette brigadieri generali, che furono i seguenti: Seto Pomeroy di Massacciusset, Riccardo Montgommery di Nuova-Jork, Davidde Wooster di Connecticut, Guglielmo Heath di Massacciusset, Giuseppe Spencer di Connecticut, Giovanni Thomas di Massacciusset, Giovanni Sullivan del Nuovo-Hampshire, e Nataniele Greene dell'isola di Rodi. Se qualche


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